C’è terrore nella savana aprutina, popolata da una fauna politica di basso lignaggio che sa di non poter predare e teme da morire di essere predata.
Gli animali politici del teramano sperano di poter fare branco per difendersi dagli attacchi esiziali che giungono dall’esterno, ma alcuni già offrono il collo in segno di sottomissione.
La battaglia che si sta giocando nello scacchiere abruzzese è quella per il dominio della Regione.
Si sa che Chiodi è virtualmente morto, seppellito da un dissenso tanto vasto quanto trasversale, e si attende solo di sapere chi dovrà celebrarne il requiem.
Ma a sinistra i giochi sono tutt’altro che fatti. Nel PD sanno di avere una occasione storica per tornare al comando e rimanerci per un ciclo di 10/15 anni se l’economia dovesse riprendersi a partire dal prossimo anno, in perfetta coincidenza con le elezioni regionali.
I grillini non fanno paura. Allo stato attuale sono privi di personalità forti, credibili e visibili tali da far pensare ad un risultato superiore al 10/15%.
Ma c’è un nodo gigantesco da sciogliere, ed è quello del cacciatore Luciano D’Alfonso.
L’ala sinistra del PD, gli ex DS, vorrebbe candidare a Governatore l’Onorevole Giovanni Legnini, ras del chietino, in alleanza con l’aquilano ex onorevole ed ex DS Giovanni Lolli.
Ma l’ala centrista del PD è quasi tutta per la candidatura di D’Alfonso, il quale sa che una frattura del centrosinistra offrirebbe l’unica chance al PDL di poter rivincere.
Per questo il braccio di ferro sarà particolarmente cruento ma i contendenti sanno che dovranno compattarsi e presentarsi uniti per avere una facile vittoria.
D’Alfonso spera anche che – se Bersani dovesse farcela a formare un governo (ma è mission impossible) – Legnini potrebbe essere nominato Sottosegretario di Stato, evenienza che lo tirerebbe fuori dalle candidature papabili.
Se ciò non accadesse il cacciatore Big Luciano, per far fronte all’asse Chieti-L’Aquila, ha già pensato ad un asse Pescara-Teramo, e per questo ha dichiarato di essere partito per un Safari nel teramano.
D’Alfonso pare abbia già fatto strage di teramani, tutti finiti nel suo carniere.
Sembra ci siano animali di grossa taglia quali onorevoli (Giulio Cesare Sottanelli) e consiglieri regionali (Claudio Ruffini e Peppino Di Luca), ma anche di media taglia (Renzo Di Sabatino, Manola Di Pasquale, Marco Verticelli, Sandro Mariani), animali di taglia medio-piccola (il rettore dell’Università Luciano D’Amico) e perfino felini di “taglia piccola” (Gatti) ma di enorme fama e consenso, oltre che utilissimi per provocare il crollo verticale dei voti del centrodestra.
D’Alfonso è intelligentissimo e furbissimo, per cui sa che tenere insieme uno zoo tanto variegato sotto le insegne del PD è impossibile, e per questo sarebbe già pronto a creare uno scatolone politico di centro (l’Arca di Luciano-Noè) dove accogliere questi e molti altri animali, in maniera da creare una massa critica tale da costringere il PD ad allearsi con lui pur di evitare l’emorragia e rischiare così di perdere le regionali.
D’altronde D’Alfonso non è nemmeno iscritto al PD, per cui partecipa alla vita del partito da infiltrato di lusso e non dovrà nemmeno annunciare la sua fuoriuscita quando dovesse rendersi conto che la candidatura di Legnini potrebbe godere di maggiori appoggi.
D’Alfonso potrebbe comportarsi come Renzi (aggregatore di forze centriste ed anche di destra) e Legnini potrebbe reinterpretare il ruolo di Bersani (stretto a difesa del fortino di sinistra).
Big Luciano potrà già prefigurare la catastrofe qualora il PD non si piegasse alle sue volontà, considerato il disastro che si è verificato a livello nazionale, con uno stallo che nessuno si augura in Abruzzo.
Tutti gli animali predati potrebbero trarre giovamento da Luciano, più di tutti Gatti, il quale in un solo colpo:
1) potrebbe continuare a fare l’Assessore regionale senza dover passare a sinistra (starebbe in una aggregazione di centro, area dalla quale proviene);
2) ucciderebbe politicamente i competitori teramani come Chiodi, Tancredi, Di Dalmazio, Venturoni, Morra;
3) si avvierebbe a diventare il Remo Gaspari di Teramo e, magari, dell’Abruzzo nel caso D’Alfonso cadesse successivamente a sua volta in un’altra buca giudiziaria;
4) potrebbe imporre un suo uomo quale sindaco di Teramo sapendo di poter vincere con una vasta aggregazione civica, di centro e con l’appoggio minoritario di ciò che resta a sinistra;
5) potrebbe vendicarsi del PDL e della guerra locale che gli ha impedito di entrare in Parlamento;
6) diverrebbe il padrone incontrastato della politica provinciale, proiettandosi alle prossime (e si suppone ravvicinate) elezioni politiche quale sicuro onorevole con legittime ambizioni anche per ruoli di governo, se non come successore di D’Alfonso sulla poltrona di Governatore dell’Abruzzo.
Intanto Big Luciano sogghigna durante il suo lungo Safari nel teramano, mentre nella savana aprutina gli animali tremano, e pure nel chietino e nell’aquilano c’è paura nell’aria e odore di polvere da sparo.
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