È stata da poco pubblicata la classifica stilata da Datamedia ricerche, che ogni semestre conduce l’indagine denominata “Monitor città”, indagine che misura il gradimento dei cittadini nei confronti dei sindaci delle città capoluogo di provincia in base al loro operato.
Questa è la diciannovesima edizione dello studio ed è relativa al primo semestre 2013 (http://www.datamonitor.it/monitor-citta-19-edizione-sul-podio-ex-aequo-perrone-lecce-e-pedrotti-pordenone-tosi-verona-terzo/).
Nella classifica entrano soltanto i sindaci al di sopra del 55 per cento di gradimento e, per quanto riguarda l’Abruzzo, figurano solo due sindaci, quello di L’Aquila Massimo Cialente (che è 18mo con il 58,2% di gradimento ) e quello di Chieti Umberto Di Primio (che è 30mo con il 55,8% di gradimento).
Il sindaco di Pescara Mascia e quello di Teramo Brucchi sono da tempo scomparsi dai radar che censiscono il consenso, per motivi che è facile immaginare.
Brucchi, come tutti ricordano, iniziò la sua avventura da primo cittadino nel 2009 con un lusinghiero 57% di voti raccolti, tanto che fino alla fine del 2010 la medesima indagine “Monitor città” lo indicava come il Sindaco d’Abruzzo con il più alto indice di gradimento, pari al 57,6% (a quel tempo era 18mo a livello nazionale).
Poi la debacle, la caduta, la disfatta. Il sito Emmelle.it nel marzo 2011 riportava l’inizio della discesa con lo slittamento al 23mo posto nazionale (http://www.emmelle.it/Prima-pagina/Cronaca/ll-sindaco-piu-bello-del-reame-Cialente-poi-c-e-Brucchi/11-17531-1.html).
Le vicissitudini successive, le promesse non mantenute, gli obbrobri realizzati, i ritardi mostruosi nelle opere pubbliche, le manutenzioni inesistenti, le strade devastate, i fallimenti sul vecchio stadio comunale, le bufale sul nuovo teatro comunale, portavano Brucchi nel marzo di quest’anno a scomparire dalla classifica dei sindaci più graditi dei capoluoghi di Provincia (http://www.teramolive.it/classifica-sindaci-male-brucchi-non-e-tra-i-pr…), situazione che oggi perdura nella freddezza dei numeri e peggiora nel malessere dei cittadini che hanno sperimentato le incapacità dell’attuale Amministrazione comunale.
Eppure Brucchi condusse la vincente campagna elettorale del 2009 con lo slogan “La città che non si ferma”, quasi a presentire che Teramo si stava inesorabilmente fermando.
Oggi possiamo dire che tutto è andato storto (http://www.emmelle.it/Prima-pagina/Politica/La-citta-che-non-si-ferma/53-8985-1.html), che le parole di Brucchi non corrispondevano a quello che la realtà si sarebbe incaricata di farci vedere:
- “Puntiamo insieme su una città che ha un prelievo fiscale ai minimi livelli in Abruzzo”. In pochissimi anni siamo giunti ai massimi livelli in Abruzzo;
- “Puntiamo insieme su una città che si è distinta sulla sostenibilità ambientale”. Dell’ambiente ci siamo scordati e molte forze tramano per boicottarlo;
- “Puntiamo insieme sulla città del Piano Strategico”. Stendiamo un velo pietoso sul Piano farlocco;
- “Puntiamo insieme su quella città delle opere che punta a dare a Teramo un nuovo teatro, un nuovo palasport, la statale nord”. Che tenerezza il trasporto delle promesse che si rivelano evanescenti;
- “Puntiamo su quella città che si è distinta sulle cronache perchè per lavorare non si deve pagare nessuno”. Oggi non si lavora nemmeno se si volesse pagare un patrimonio.
La città, caro sindaco, si è fermata. Se residuano delle speranze per farla ripartire, queste non possono essere riposte su colui che ne ha arrestato il motore.
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