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Walter Mazzitti, la suggestione del NO al referendum sull'acqua

di Christian Francia
3 minuti

Devo dirmi favorevolmente sorpreso dalla iniziativa della costituzione del "Comitato Nazionale Tecnico Scientifico per il NO ai referendum sui servizi pubblici locali e tariffa dell’acqua" (www.acquabenepubblico.it/ ).
Non solo tale comitato parla teramano, poichè presidente ne è l'avvocato Walter Mazzitti, ma oltre a numerosi e prestigiosi componenti di caratura accademica, vi figura anche un altro illustre concittadino: il prof. Vincenzo Cerulli Irelli.
Teramo diviene la capitale italiana del NO all'acqua pubblica e, quindi, del SI alla privatizzazione.
Quasi scontato, se dovesse raggiungersi il quorum, che vincerà il SI, specie dopo il record di firme raccolte per la presentazione del referendum.
Ma andando al cuore della questione, c'è da rilevare come non poche ragioni depongano in favore del Comitato:
1) l'acqua e le reti idriche rimarranno pubbliche;
 2) una Autorità, svincolata dal potere politico, stabilirà le tariffe, vigilerà sulla qualità del servizio e controllerà i gestori, pubblici o privati che siano, difendendo gli interessi dei cittadini utenti;
3) la gestione dell'acqua fino ad oggi è stata un monopolio delle caste della politica locale o delle mafie, infatti in Italia le condotte sono vecchie, mancano i depuratori e le reti sono inefficienti; tutto questo è il lascito del sistema di gestione pubblica che il referendum vuole salvare, ammazzando sul nascere la riforma di liberalizzazione;
4) per sistemare le reti e rendere l'acqua pubblica una vera alternativa a quella minerale e accessibile a tutti servono 65 miliardi di euro che, se vincesse il SI, uscirebbero dalle tasche dei cittadini con nuove tasse o con tagli ai servizi essenziali come la scuola, la sanità, la giustizia;
5) il referendum è un «salva casta» poichè il SI, di fatto, salverebbe ben 6.000 consigli di amministrazione di società di gestione idrica sparse nel paese, composti spesso da politici trombati e riciclati che fino ad ora sono stati capaci soltanto di percepire prebende, hanno speso le risorse pubbliche non per rendere efficiente il sistema, ma per dare consulenze e per assumere autisti e uscieri, sempre scelti fra parenti o amici;
6) non si tratta di una privatizzazione, ma semplicemente di una liberalizzazione che consentirà una vera e propria industrializzazione del sistema, per renderlo più efficiente, per diminuire la dispersione d'acqua e garantire l'accesso a tutti di un bene anche di maggiore qualità, poichè sprechiamo ogni anno 2,5 miliardi di euro d'acqua, quindi o si avvia il processo di industrializzazione coinvolgendo i privati in grado di partecipare con adeguate risorse finanziarie e capacità manageriali, oppure avremmo solo maggiori costi, nuove tasse e servizi ancora più scadenti.
Se pensiamo al Ruzzo, non c'è dubbio che questi argomenti siano molto convincenti.
Eppure l'esperienza ci dice che la gestione dei rifiuti, ad esempio, è stata privatizzata e ciò non ha impedito che si creasse un cortocircuito fra pubblico e privato che ricade costantemente sulle spalle dei cittadini con continui aumenti delle tariffe (+14% quest'anno a Teramo) e costi di gestione esorbitanti ed incontrollabili.
La morale è semplice: che la gestione sia pubblica o privata, la politica trova sempre il mezzo per scaricare i costi sugli utenti ed ingrassare se stessa ed il sottobosco di clienti e questuanti, quindi questi due referendum in sostanza non servono a niente, almeno fino a quando gli italiani e i teramani non la smetteranno di voler "piazzare" un figlio al Ruzzo oppure alla Te.Am., alimentando una corruttela endemica.

 

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Commenti

Pienamente in sintonìa col tenore dell'articolo.....bravo Francia! Non andrò a votare.
due nomi... due situazioni due certezze....
Caro Christian mi sembra che in quanto dici ci siano delle imprecisioni anche molto grandi: 1. e' falso che l'acqua fino ad oggi e' stato monopolio di caste etc...perche' e' ormai tanti anni che la sua gestione e' privata (un esempio ne e' la pessima gestione fatta a Torino...) 2. questo referendum NON tocca la privatizzazione dell'acqua (che e' possibile e viene fatta, ripeto, da molti anni) MA: a) la norma che la rende gli affidamenti obbligatori per un minimo del 40% (http://www.acquabenecomune.org/spip.php?article6512). b) la parte che parla "dell’adeguatezza della remunerazione del capitale investito". Cioe' guadagnare sull'acqua si, lucrarci NO! Mi sembra un referendum ben posto e che lavora per lasciare spazio alla privatizzazione, evitando pero' quanto successo in passato in Italia e in Francia...cioe' che diventi un investimento lucrativo... Detto questo mi sembra che negli ultimi 20 anni le privatizzazioni in Italia abbiano solo peggiorato i servizi...come del resto e' accaduto nel resto del mondo. Le politiche di privatizzazione spinte dal FMI e dalla Banca Mondiale in realta' portano avanti le istanze del grande capitale ...ma tant'e'...si e' visto a cosa queste politiche hanno portato (dal fallimento dell'Argentina, fino al crollo dell'economia mondiale con una crisi di cui dobbiamo ancora vedere le vere conseguenze), eppure ci si ostina a pensare che privato e' meglio. Siccome io sono solo un piccolo utente povero, abbiate pazienza, lavoratrice si, fessa no.
Cara Simona, a qualsiasi modello ci si voglia riferire, il risultato non cambia: senza moralità un sistema sulla carta migliore diviene pessimo, con la moralità un sistema sulla carta peggiore diviene ottimo. Di esempi se ne possono cercare tanti, anche facendo un paragone con il sistema elettorale che è sempre oggetto di dibattito, ma il nocciolo della questione resta quello: qualsiasi sitema si adotti, i farabutti hanno già pronta la chiave inglese per scardinarlo a proprio vantaggio. Se i cittadini non avranno un sussulto di moralità, la gestione della cosa pubblica continuerà a fare acqua da tutte le parti...
I MIRACOLI DEL MERCATO E LE BUGLE DEGLI ILLUSTRI TERAMANI Il comitato Nazionale per il NO al referendum sull’acqua, va giù pesante contro le presunte bugie dei referendari impegnati invece per il SI. Tre le bugie a detta di Mazzitti, Cerulli ed altri: 1°- Non è vero che l’acqua verrà privatizzata, essa è un bene pubblico e tale rimarrà con il decreto che si vuole abrogare; 2°-Non è vero che le infrastrutture verrano cedute ai privati: condotte, acquedotti, impianti di depurazione ed altro rimarranno di proprietà pubblica; 3°- Non è vero che le tariffe saranno liberalizzate e decise dai privati, esse saranno pubbliche e saranno decise dalla mano pubblica. Bugie vs bugie: Non esiste un bene pubblico separabile dalla sua gestione e dalla sua utilizzazione. Lo stesso discorso vale per la seconda bugia. Quanto alla terza bugia, la più grossa di tutte, le tariffe verranno decise dal pubblico, è vero, ma è previsto un ricarico del 7% quando occorrerà fare degli investimenti. Perché non si dice? Giusto? Piccole osservazioni di uno sprovveduto: Che razza di liberalizzazione è questa se si stabilisce a priori quale deve essere il profitto? Dov’è il libero mercato?Il 7% è un bel tasso sul capitale investito, chi lo paga se non “l'utilizzatore finale” (questa a Mazzitti gli è scappata), cioè quelli che pagheranno la bolletta? Altro che bolletta decisa dal pubblico. Sul sito di Veolia, la grande multinazionale dell’acqua già presente in Itali in molte regioni e che attende con trepidazione la vittoria del NO, c’è un bel capitolo dedicato ai progetti di finanziarizzazione della pecunia, una delle pratiche più disastrose dell’economia mondiale. Sia in Italia che all’estero la gestione privata dell’acqua fa… acqua da tutte le parti e i cittadini protestano. In Germania vogliono uscire dal sistema privato e c’è voluto un referendum per conoscere il bilancio dell’azienda privata che gestisce il servizio idrico. Un’azienda che vince una gara per l’affidamento del servizio idrico si aggiudicherà una gestione più che ventennale; avremo circa quattro possibili cambi in un secolo! Non si possono esaltare le virtù del libero mercato su una materia come questa. Se sono imbonitori quelli del SI, quelli del NO sono peggio.
Christian hai ragione, solo che cosi' si finisce nel qualunquismo. Le differenze ci sono e sono GRANDI. Anche quelle che, in apparenza, ci sembrano piccole. Ci sono dei servizi che e' fondamentale restino pubblici o su cui, comunque, ci sia la possibilita' di decidere. Una privatizzazione "obbligatoria" e' praticamente l'antitesi di tutto. Seguire un'idea di privatizzazione equivale a seguire un'idea di libero mercato. Non puo' esserci libero mercato se non c'e' libera concorrenza e questa viene meno se c'e' un'OBBLIGO alla vendita di almeno il 40% delle azioni di una societa'. Se l'in-house o la societa' 100% pubblica funziona bene, rende bene, e' in attivo e offre ottimi servizi perche' dovrei essere obbligato a venderla? Insomma come la si gira e la si volta questa cosa, il decreto Ronchi puzza come le fogne di calcutta in un giorno d'estate... L'acqua e' l'oro del momento (insieme al cibo). I mercati finanziari sono in crisi e' c'e' necessita' di monetizzare nuovi beni...il discorso e' complesso. Resta che, per me, privatizzazione obbligatoria e' un ossimoro che ha una sola ragione: pressioni lobbistiche...e l'Italia ormai e' diventata terra di conquista. Solo stando con occhi e orecchie ben aperti possiamo cavarcela...
Christian hai ragione, solo che cosi' si finisce nel qualunquismo. Le differenze ci sono e sono GRANDI. Anche quelle che, in apparenza, ci sembrano piccole. Ci sono dei servizi che e' fondamentale restino pubblici o su cui, comunque, ci sia la possibilita' di decidere. Una privatizzazione "obbligatoria" e' praticamente l'antitesi di tutto. Seguire un'idea di privatizzazione equivale a seguire un'idea di libero mercato. Non puo' esserci libero mercato se non c'e' libera concorrenza e questa viene meno se c'e' un'OBBLIGO alla vendita di almeno il 40% delle azioni di una societa'. Se l'in-house o la societa' 100% pubblica funziona bene, rende bene, e' in attivo e offre ottimi servizi perche' dovrei essere obbligato a venderla? Insomma come la si gira e la si volta questa cosa, il decreto Ronchi puzza come le fogne di calcutta in un giorno d'estate... L'acqua e' l'oro del momento (insieme al cibo). I mercati finanziari sono in crisi e' c'e' necessita' di monetizzare nuovi beni...il discorso e' complesso. Resta che, per me, privatizzazione obbligatoria e' un ossimoro che ha una sola ragione: pressioni lobbistiche...e l'Italia ormai e' diventata terra di conquista. Solo stando con occhi e orecchie ben aperti possiamo cavarcela...
Voglio essere, come è mio costume in qualunque circostanza, chiarissmo sul punto: io andrò a votare, come ho sempre fatto in tutte le occasioni elettorali e referendarie, perchè ritengo che l'unica vera mossa qualunquista sia non votare. Sui referendum dell'acqua voterò con due SI. Ma la mia impressione è che se non si provvede ad una rivoluzione morbida che cancelli integralmente l'attuale classe dirigente di questo Paese, entro 5/10 anni ci sarà una rivoluzione cruenta. Credo che il tempo dell'attesa sia finito e la direzione verso cui incamminarsi sia quella tracciata dalla costituzione, dalla legalità e dall'unico partito sopravvissuto alla prima Repubblica, che dal 1955 indica la giusta rotta: laica e liberale.
L'ACQUA E' UN BENE DI TUTTI E, PER DI PIU,' ESSENZIALE GESTIRLA, PERO' COSTA E, QUINDI, OCCORRE GESTIRE CON OCULATEZZA. IL PROBLEMA NON E' PRIVATO SI/PRIVATO NO. LA QUESTIONE E' QUELLA DI UNA NUOVA MORALITA' NELLE COSE DELLA POLITICA MA DOBBIAMO CHIEDERCI QUALI VALORI POSSONO SPRIGIONARLA. NON MI SEMBRA CHE IL LAICISMO ED IL LIBERISMO IMPERANTI STIANO DANDO BUONA PROVA DI SE. E SE PROVASSIMO COL BUON VECCHIO SERVIZIO AL BENE COMUNE CHE SA TANTO DI SUSSIDIARIETA'??? MI SI DIRA' CHE SA TANTO DI DEMOCRAZIA CRISTIANA MA E' INNEGABILE CHE IL PERIODO MIGLIORE DI PACE SOCIALE, DI SVILUPPO, DI PROSPERITA' E DI PROSPETTIVE PER IL FUTURO ( GUARDA CASO TUTTO QUELLO CHE MANCA OGGI) L'ABBIAMO AVUTO PROPRIO NEI PRIMI TRENTA ANNI DOPO LA GUERRA.!!!!!!!!!!!!!! p.s. VOTARE IN UN MODO O NELL'ALTRO VALE POCO VISTO CHE GLI ATTUALI POLITICI, DI QUALUNQUE PARTE, SONO SPECIALISTI A PIEGARE LA VOLONTA' POPOLARE ALLE LORO BISOGNE.
Non andrò a votare perchè non è con l'ideologìa (liberista alla tea-party o statalista) che si risolve il problema ma con l'oculatezza sia del pubblico che del privato.....se deve essere gestita con interessi partitici (quindi privati) o da privati incapaci e disonesti, non ne vedo la differenza. Il legittimo impedimento già semi bocciato dalla Consulta, vorrebbe semplicemente ristabilire un equilibrio tra poteri che si infranse quando fu abolita l'immunità parlamentare......tanto chissenefrega....De Magistris si farebbe incatenare per non concederla ai suoi avversari in Italia ma poi la richiede formalmente e la ottiene dal Parlamento Europeo. Noi italiani faremo i conti col nucleare al referendum del 12 e 13 giugno. I giapponesi, loro malgrado, li stanno invece facendo da mesi. Sulla loro pelle. Eppure, proprio loro - che il disastro ambientale ce l’hanno in casa - hanno meno paura di noi dell’atomo. Da un recentissimo sondaggio pubblicato dal quotidiano Asahi, emerge difatti che, nonostante Fukushima, il 34% dei giapponesi vorrebbe puntare nuovamente (!) sull'atomo a uso civile. Escludendo gli indecisi, la percentuale nipponica di contrari al nucleare, secondo questo sondaggio, è ferma al 42%. Un percentuale infinitamente minore di quella che, a detta di uno studio commissionato dopo il sisma in Giappone da Gnresearch e condotto su un campione di mille intervistati, vede il 75% degli italiani contrario alle centrali. Quindi, anche se esiti e quorum del referendum sono ancora incerti, i promotori possono già gioire: fossero vissuti in Giappone, oltre che con le temute radiazioni, avrebbero dovuto fare i conti con gente assai meno disposta, rispetto agli italiani, a lasciarsi impressionare. L'aver caricato l'evento del 12 giugno di connotati politici la dice lunga sulla miopìa di un populismo incapace di rappresentare una vera forza di cambiamento, ma soltanto una resa dei conti all' interno di gruppi di potere che pretendono di gestire direttamente i cambiamenti.....Vendola, Di Pietro e Bersani dove governano strizzano l'occhio all'acqua ai privati: https://www.facebook.com/l.php?u=http%3A%2F%2Fwww.nocensura.com%2F2011%… Datemi retta....statevene a casa....e chiedetevi perchè non ci hanno fatto mai votare per l'euro e per le leggi fiscali.....chiedetevi pure perchè la RAI non è mai stata privatizzata e perchè i sindacati hanno ancora le trattenute automatiche.... Perchè siamo stupidi e agli stupidi si propone sempre una stupida e finta libertà.
@Ferrari Non sempre la condivido appieno ma stavolta, vivaddio, per quello che vale la mia personale considerazione, sottoscrivo in toto le sue parole, nè rancorose, nè sprovvedute, ma, semplicemente lucide di fronte alla realtà. Invito soltanto a sgombrare il campo da una sorta di rassegnazione che sembra accompagnare le sue chiare parole. Non bisogna cedere, io non intendo, nel mio piccolissimo, cedere; occorre sempre rimenere vigili perchè qualche spiraglio di luce è sempre possibile anche nell'incancrenito mondo della politica di qs. paese e bisogna essere sempre pronti ad accogliere al volo queste eventualità oltre a lavorare perchè novità di questo tipo si possano reperire nella nostra realtà. Un mkodo di concepire la politica come servizio al bene comune è comunque possibile. Distinti saluti.