Dieci mesi fa scrissi del fatto che Massimo Ghini, al termine della sua esibizione al Teatro Comunale di Teramo nello spettacolo "Il vizietto", non si trattenne dal denigrare la discrasia fra il bellissimo pubblico teramano e la pessima struttura che accoglie la stagione teatrale.
Ecco le sue parole: "questo splendido pubblico, costituito per la gran parte di abbonati, non merita un teatro indegno come questo, con un palcoscenico corto e stretto che ha impedito di poter montare integralmente la scenografia".
Ieri sera si è aperta la nuova stagione di prosa a Teramo con un grande “Re Lear” interpretato da Michele Placido, il quale a mezzanotte, dopo i lunghi applausi, non ha potuto trattenersi da una manifestazione di gratitudine nei confronti dei teramani, elogiati per avere uno dei migliori rapporti in Italia fra numero di abitanti e numero di abbonati al teatro, con ciò dimostrando di fornire una grande mano all’industria culturale del nostro Paese.
In effetti la passione teramana per il teatro è una delle poche cose per le quali vale la pena di essere fieri di appartenere a questa città.
Resta fermo, come ho già scritto, che negli ultimi decenni l'evoluzione dei cittadini non è riuscita a viaggiare di pari passo con la stasi di chi i cittadini li ha amministrati.
Una politica fatta di annunci e di scelte sbagliate, di interventi clientelari ed elettorali, ma mai di prospettive che anticipassero le tendenze e la crescita culturale della società.
È mai possibile che questa amministrazione comunale ci abbia preso in giro per tre anni con la pretesa di portare il pubblico a teatro sotto al fiume, sul luogo dove insiste il vecchio stadio comunale, salvo poi improvvisamente dimenticare l’esigenza di un nuovo teatro all’altezza della città?
Torno a ribadire che il luogo ideale per far sorgere il nuovo teatro, in tal modo riqualificando una piazza del centro cittadino, sarebbe Piazza Verdi, dove già sorge il Liceo musicale Braga e dove l'adiacente edificio del mercato coperto, dovendo essere abbattuto, offre una occasione irripetibile per creare il quartiere della musica, unitamente al vicinissimo Auditorium di Santa Maria a Bitetto e anche al vicino teatro romano che, non appena restaurato, potrebbe tornare alla sua originaria funzione.
Teatro e musica non starebbero divinamente insieme nell’intero quartiere, con baricentro Piazza Verdi?
Quanti altri decenni dovremo aspettare perché il buon senso giunga al governo della città e qualcuno si incarichi di dare prospettive ed infrastrutture adeguate alla passione teatrale e alla vocazione musicale dei teramani?
Progetto Teatro Piazza Verdi www.lucafalconi.it/2012/09/13/teramo-teatro-a-piazza-verdi/
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Commenti
Concordo con Giovanni con l'interessantissimo concetto di "loffette al palazzetto": concetto estendibile a gran parte delle cosiddette manifestazioni culturali che si tengono in città. Mi permetto di far notare che la "cultura" è sempre nata dal basso, di natura bastarda, non convenzionale, scomoda, ecc., ecc. ecc. Siamo così certi che l'omogeneizzata stagione di prosa della Riccitelli abbia un "valore culturale" maggiore, chessò, della programmazione delle Officine Indipendenti o del Baratto? Ci deve venire (il pur bravo) Michele Placido a dirci che a Teramo c'è un ottimo musicista che si chiama Luca D'Alberto? Insomma, qua si dibatte sul nuovo teatro, sulla mancanza di strutture che possano ospitare manifestazioni artistico-culturali, ecc. Be', mi sa tanto che il problema sia a monte. Insomma: che ci metteme là dentr a lu teatr nove? O meglio, chi decide cosa metterci? Campana? Il piccolo Tancredi? Una città/amministrazione minimamente seria a gente come Luca D'Alberto (e ce ne sono diversi altri di teramani di valore oggettivo) avrebbe dovuto dare incarichi culturali già da 2/3 anni.