Non ho mai stimato l’assessore comunale Giacomo Agostinelli ed è facile spiegare il perché.
Da tre anni urliamo alla luna circa i suoi emolumenti derivanti da pubblici incarichi in odore di illegittimità (http://www.iduepunti.it/francia/7_giugno_2011/giacomo-agostinelli-nuovo-assessore-allurbanistica).
Ad esempio, scrivevamo: “Come è noto Agostinelli è il Vice Presidente della Fi.R.A. S.p.A., la Finanziaria Regionale Abruzzese, posto per il quale egli percepisce la somma di euro 18.900,00 annui. Ebbene, sulla scorta dell'art. 5 comma 5° del D.L. n. 78/2010, poichè Agostinelli ricopre una carica elettiva (consigliere comunale di Teramo), non può nella maniera più assoluta percepire nessun emolumento (tranne il rimborso spese ed un gettone di massimo 30 euro a seduta) derivante da incarichi conferiti da Pubbliche Amministrazioni, incarichi fra i quali rientra a pieno titolo quello di Vice Presidente della Fi.R.A. Non solo. Infatti, nel caso li abbia percepiti, si sarebbe ad oggi già prodotto un danno erariale di 18.900,00 euro, poichè il divieto è in vigore dal 31 maggio del 2010, cioè da oltre un anno. Chi scrive si sgola appunto dalla scorsa estate per segnalare la vigenza di tale norma, ma è rimasto pressochè una Cassandra inascoltata”.
Naturalmente nessuno, meno che mai l’interessato, ha avuto la dignità di rispondere pubblicamente sulla eventuale percezione degli emolumenti presuntivamente illegittimi. Ad ogni buon conto, nell’ottobre 2011 Agostinelli, presumiamo proprio per sfuggire dalla spada di Damocle di cui sopra, si faceva nominare assessore al Comune di Teramo, decadendo dalla carica di consigliere e raddoppiando in tal modo gli stipendi che percepisce dai cittadini senza che mai in una sola occasione si siano visti effetti apprezzabili della presunta opera di duplice amministratore pubblico.
È bene sapere che Agostinelli incassa € 32.462,28 l’anno come assessore comunale ed € 18.900,00 come Vice Presidente della Fi.R.A. S.p.A. (incarico affidatogli fiduciariamente dalla Regione Abruzzo nel 2009 senza – com’è ovvio – alcun avviso pubblico), per un totale di € 51.362,28 fatte salve ulteriori poltrone a carico delle finanze pubbliche.
Ma entriamo nel merito. Dato che il prossimo anno si vota l’assessore Agostinelli ha avuto la geniale idea di riesumare il mitico piano strategico denominato Teramo2020, piano inventato dalla premiata fumisteria Mauro Di Dalmazio e poi umiliato dal tempo e dall’inerzia dell’amministrazione comunale.
Nel sito varato all’uopo,http://www.teramo2020.it/, si avanzano tre bozze progettuali concernenti la nuova sede unica comunale, la riqualificazione del quartiere Gammarana ed il nuovo teatro di Teramo.
Se si entra all’interno del primo progetto denominato “Studio per la localizzazione della nuova sede comunale” (http://www.teramo2020.it/uploads/model_2/sede_unificata_del_comune_di_teramo/scheda_n_5_studio_5_sede_rev_05_05_2013.pdf) possono leggersi le analisi preliminari che il Comune ha condotto, giungendo alla determinazione che 194 dipendenti dovrebbero essere dislocati nella sede unica, la quale dovrebbe avere la “Superficie Lorda complessiva pari a 2.444 mq” per soddisfare le esigenze che la legge prescrive in merito ai luoghi di lavoro.
In tale studio il Comune ha immaginato di collocare la sede unica nell’attuale teatro comunale, prevedendo un importo presunto di circa 10 milioni di euro per la demolizione e ricostruzione dell’edificio.
Orbene, la scorsa settimana lo scrivente è intervenuto ad una bella assemblea organizzata all’Hotel Abruzzi dagli attivisti teramani del M5S, e in quella sede mi sono permesso di criticare tale ipotesi proprio perché – in tempi di crisi economica – sarebbe uno sbaglio marchiano spendere 10 milioni per la sede unica del Comune in luogo dei circa 5 milioni che sarebbero sufficienti a comprare la ex sede della Banca d’Italia e a ristrutturarla alla nuova destinazione.
Infatti è noto che due mesi or sono, lo scorso 19 aprile, è spirato il termine per la vendita dell’edificio sito in Via Carducci (dove peraltro è stata ospitata pure la Provincia fino ad un anno e mezzo fa), immobile che la Banca d’Italia vuole dismettere ad un prezzo di 4 milioni e 352mila euro, sembra senza che siano intervenute proposte di acquisto.
Sulla stampa sono state ripetutamente pubblicizzate (http://ilcentro.gelocal.it/teramo/cronaca/2013/01/06/news/bankitalia-in-vendita-a-4-milioni-e-mezzo-1.6306474) le misure dell’immobile: “La sua superficie coperta è di oltre 3mila metri quadrati”, oltre ad un “secondo edificio, con accesso in via D'Annunzio, si sviluppa su quattro livelli (meno di 400 metri quadrati)”.
Anche un bambino potrebbe farsi due conti e dedurne che la ex sede della Banca d’Italia è di circa mille metri quadrati superiore alle esigenze formalizzate dal Comune per la propria sede unica, e comporterebbe un risparmio di circa la metà dei soldi che sarebbero necessari nel caso si volesse procedere a ricostruire l’edificio attualmente sede del cineteatro comunale.
Ma la cosa è così elementare che Agostinelli ha impavidamente sfidato le leggi dell’aritmetica nel tentativo di fare a tutti i costi brutta figura, dichiarando quanto segue (http://www.emmelle.it/Prima-pagina/Cronaca/La-sede-unica-comunale-nei-locali-della-Banca-d-Italia-Una-follia/11-27312-1.html): “La sede unica comunale negli uffici dell’ex Banca d’Italia? «Una follia», secondo l’assessore alla Pianificazione strategica Giacomo Agostinelli che commenta così la proposta lanciata dal Movimento 5 stelle. «Non solo sarebbe più costoso delle ipotesi attualmente al vaglio – spiega Agostinelli – ma ci sono delle criticità che chi ha lanciato la proposta non ha considerato: il vincolo della Soprintendenza ma anche i locali non adeguati alle normative di legge sugli spazi minimi per i dipendenti pubblici»”.
Nelle 5 righe di comunicato vi sono 3 errori:
1) l’ipotesi, come sopra esposto, costerebbe la metà e non di più come incautamente dichiarato dall’impalpabile assessore;
2) il vincolo della Soprintendenza non è un problema proprio perché l’edificio è nato come sede di ufficio pubblico ed è stato completamente ristrutturato per adattarlo alla medesima destinazione, tanto che la Provincia vi ha avuto sede provvisoria dopo il terremoto del 2009 (e fino ad un anno e mezzo fa);
3) i locali sono di circa mille metri quadrati superiori alle esigenze formalizzate dallo stesso Comune con riferimento “alle normative di legge sugli spazi minimi per i dipendenti pubblici”.
Forse Agostinelli non legge nemmeno quello che pubblica sul suo sito (oppure non capisce cosa c’è scritto), e nonostante questo si permette di bollare come “follia” una proposta alternativa solo perché forse molto più intelligente di quanto egli sia mai riuscito a pensare (pur guadagnando € 51.362,28 l’anno di soldi nostri proprio per pensare).
Qualche amico mi ha consigliato di rispondere ad Agostinelli, ma preferisco che a farlo sia il mio amico Oscar Wilde: “A volte è meglio tacere e sembrare stupidi che aprir bocca e togliere ogni dubbio”.
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Io rispondo solo per l'orario visto che ricevo e pubblico. Francia sa benissimo che nessun funzionario pubblico può fare altro negli orari di lavoro. Il suo pezzo è stato spedito in piena notte. Siamo insonni, di solito verso le tre, questa volta a pochi attimi prima dell'una...tutto ovviamente controllabile.;)