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Fuori la politica dalla Banca di Teramo

di Christian Francia
8 minuti

Sabato 18 maggio si svolgerà l’assemblea dei soci che dovrà eleggere il nuovo Presidente della Banca di Teramo.
Ci saremmo aspettati l’unitarietà di intenti nel perpetuare il monocolore tancrediano al comando dell’Istituto di credito.
E invece si annuncia una battaglia fra Golia, la conservazione nel nome della politica, e Davide, il rinnovamento nel nome (si suppone) dell’affrancazione dalle logiche politiche che asfissiano le strategie creditizie in favore del territorio.

Golia ha presentato una lista dal nome inequivocabile: “Continuità nell’insegnamento dell’onorevole Tancredi”.
Da quello che ci risulta Don Antonio avrebbe destinato il comando della Banca a Carmine Tancredi, mentre la guida della Fondazione Crocetti alla nuora Carla Ortolani, moglie di Paolo, la quale si è già insediata alla guida dell’Ente culturale.
Considerato che Carmine, per problemi regolamentari, non può nell’immediato presiedere la Banca, si è deciso di proseguire con l’interregno di Cristiano Artoni, fedelissimo della famiglia Tancredi, unitamente agli altri fedelissimi uscenti, oltre ai familiari Carmine Tancredi e la sorella della nuora Alberta Ortolani.

Davide, incarnato dal Vice Presidente uscente Aladino De Paulis, ex fedelissimo, ha presentato una sua lista dall’altrettanto inequivocabile nome: “Rinnovamento”.
Sembra che a condividere il progetto di De Paulis ci siano anche Angelo Di Ubaldo, Francesco Zappacosta, Peppino Grotta (supponiamo di area Gatti), Marcello Pedicone, Franco Eugeni, Roberto Carnessale, Simona Ferrante, gli avvocati Berardinelli e Ciarbonetti.
Non sappiamo quali motivi siano alla base di tale proposta, ma sappiamo per certo che farebbe benissimo all’Istituto affrancarsi dall’ombra del padre-padrone ed allontanare le logiche politico-clientelari dal business della Banca.
E non solo per quello che rappresenta la famiglia Tancredi, ma in generale sia per portare aria fresca nella gestione, sia per allargare il bacino di utenza, sia per dare un segnale di terzietà dalle logiche di un potere che mira solo ad autoperpetuarsi, sia per aprirsi ad una nuova stagione di aiuto al territorio e di servizio al tessuto sociale ed imprenditoriale, senza che aleggino sospetti di politiche creditizie influenzate dalle appartenenze politiche.

Dubitiamo che Davide possa farcela, vista la differenza delle forze in campo, eppure potrebbe esserci più di qualche motivo per sperare nel “Rinnovamento”:
1) Intanto si avvertono segnali di nervosismo sugli “house organ” della famiglia Tancredi, i quali annunciano dubitativamente alcune ipotetiche defezioni dei sodali di De Paulis, lo invitano implicitamente a ritirarsi, dubitano della effettiva spinta rinnovatrice della sua lista, con ciò dimostrando di avere molta paura del confronto.
2) Addirittura, poco fa, è entrato a gamba tesa nella vicenda direttamente l’On. Paolo Tancredi (evidentemente terrorizzato), non si capisce a quale titolo poiché egli non ha alcun ruolo diretto o indiretto nella Banca, invitando esplicitamente il professor De Paulis a ritirarsi (una minaccia?).
Paolino dichiara cripticamente: “Il percorso che il professor De Paulis ha intrapreso non ha alcun senso visto che diversi componenti la sua lista stanno abbandonandolo ritirandosi dalla stessa lista che giorno dopo giorno si assottiglia”.
Come? La dialettica, il confronto e l’alternanza dovrebbero essere banditi solo perché un avversario sostiene che non abbiano “alcun senso”?
Il DNA padronale dei Tancredi non sopporta nemmeno un minimo di opposizione interna?
La sfacciataggine è tale che si arriva ad esercitare una pressione pubblica, al dichiarato fine di intimidire i soci che vorrebbero sottoscrivere la lista “Rinnovamento”?
3) Sotto altro aspetto, non sfugge a nessuno come l’autorevolezza, la professionalità, l’indipendenza e l’onorabilità siano dei requisiti fondamentali per coloro che rappresentano una Banca (finanche obbligatori per legge, vedi il D.Lgs. n. 385/1993 Testo Unico in materia bancaria e creditizia), incarnando gli Amministratori la credibilità della Banca medesima e il livello di fiducia che gli utenti sanno di poterle elargire.

A tale riguardo sono di pubblico dominio:
a) sia il rinvio a giudizio dell’attuale Presidente della Banca di Teramo Cristiano Artoni, unitamente allo stesso Paolo Tancredi, per l’ipotesi di reato di corruzione (consistente in una sospetta variazione del Piano Regolatore di Mosciano, laddove due consiglieri comunali si sarebbero astenuti per favorire cambiamenti di destinazione parziali, da agricolo a insediamenti produttivi, di alcuni terreni di proprietà di Cristiano Artoni. La prova della corruzione sarebbe costituita da un libero contributo del presidente della Banca di Teramo, pari ad euro 4.000, verso l’allora Forza Italia di cui Tancredi era all’epoca coordinatore provinciale);
b) sia la richiesta di rinvio a giudizio della Procura della Repubblica di Teramo - nell’ambito dell’inchiesta Rifiutopoli - nei confronti ancora di Paolo Tancredi sempre per il reato di corruzione (in quanto, secondo i pm, avrebbe accettato un finanziamento per il partito di 20.000 euro dal “re dei rifiuti” abruzzese, Rodolfo Di Zio, in cambio del proprio impegno a sbloccare la questione del termovalorizzatore, ovvero dell’inceneritore di rifiuti che il centrodestra regionale intendeva far realizzare e gestire a Teramo dalla Deco, la ditta della famiglia Di Zio);
c) sia, da ultimo, le accuse formalizzate dalla Procura di Teramo nei confronti di Carmine Tancredi - attuale consigliere di amministrazione della Banca di Teramo - per l’ipotesi di reato di concorso in bancarotta ed evasione fiscale nell’ambito dell’inchiesta sul crac Di Pietro, nel quale sarebbero scomparsi ben 15 milioni di euro.

Per tali motivi, ad oggi, l’onorabilità del Presidente in carica Artoni e del Consigliere Carmine Tancredi è sottoposta a più di un sospetto giudiziario che potrebbe arrecare nocumento alla credibilità della Banca ed al suo giro di affari.

Il perché della paura di Paolo Tancredi di perdere il controllo della Banca, tanto da indurlo all’infelice dichiarazione pubblica di cui sopra, nonché il motivo per cui la lista Rinnovamento” potrebbe avere qualche possibilità di farcela, sono presto spiegati.
La Banca di Teramo ha quasi 4.500 soci e, ai sensi dell’art. 25 comma 2 dello Statuto, “Ogni socio ha un voto, qualunque sia il numero delle azioni a lui intestate”.
Inoltre, l’art. 28 comma 3 dello Statuto, prescrive che “per la nomina delle cariche sociali si procede a scrutinio segreto”.
Ciò significa che se l’intimidazione pubblica di Paolo Tancredi non avesse effetto prima di venerdì 19 aprile, data ultima per la presentazione delle liste, che sembra da regolamento abbiano l’obbligo di essere supportate dal 10% dei soci, poi si andrebbe alla conta all’Assemblea del 18 maggio.
In quella sede, nel segreto dell’urna, decine o centinaia di sedicenti fedelissimi potrebbero trasformarsi in decine o centinaia di traditori anonimi durante lo scrutinio, con il rischio dell’inopinato crollo della lista tancrediana.

Ecco perché l’unico ostacolo da frapporre può essere l’intimidazione ai soci a non firmare la lista di De Paulis e ai componenti della lista stessa a ritirarsi dalla competizione.
Speriamo che Aladino tenga duro e si faccia promotore dell’uscita della politica dalla Banca di Teramo.
Sarebbe un bel giorno per l’Istituto di Viale Crucioli e per l’intera collettività.


 

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Commenti

l'uscita della politica dalla Banca? due sono le cose: 1 stai scherzando 2 stai scherzando doppiamente
Complimenti, questa é una disamina che ritengo veritiera. Sarebbe da confrontare con articoli di medesimo contenuto di CERTI ALTRI!!! Dal confronto risulta evidente la prostrazione della nostra povera città. Ma chi pensa che i teramani bevano ogni sviolinata prezzolata sbaglia di grosso...
Penso che una Banca di Teramo creata per i Teramani debba lavorare nell'interesse precipuo del territorio. La mia famiglia è diventata socia nella speranza di avere un qualificato interlocutore che sappia rappresentare ed esaudire le esigenze della piccola imprenditoria teramana.. Invece la Dirigenza ha saputo solo emulare la parte più burocratica del sistema bancario italiano senza avere gli stessi mezzi.. Si fanno file estenuanti ad un SOLO sportello aperto anche nei periodi di punta per poi pagare , da socio e teramano, 4 euro per un bonifico... Per avere un appuntamento in Direzione , a cui esternare i propri reclami, occorre raccomandarsi... Speriamo nel rinnovamento altrimenti non resta altro che cancellarsi da socio, nella speranza che le quote vengano restituite..!!
NON CI POSSO CREDERE. caro sig. francia il suo pezzo del 21 corrente di interesse generale, coraggioso e dettaghiato, ad oggi 25 aprile ha provocato solo 3 dico 3 commenti pubblicati, peraltro abbastanza melesi. NON CI POSSO CREDERE. tuttavia mi sorge il vago sospetto che , parimenti al gentiluomo aladino, anche lei è stato intimidito. coraggi sig.francia, la spectre esiste solo nei film di 007 e nessuno le ha promesso, credo, che "vedrà crescere le margherite dalla parte delle radici".....come disse qualcuno. coraggio e fino in fondo sig, fracia, senza tema.... allons enfants