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Chiodi e Varrassi come Raskol’nikov

di Christian Francia
8 minuti

Sono basito.
Non reputavo possibile fino ad oggi quello che sta avvenendo alla Regione Abruzzo e alla ASL di Teramo.
Teramo è l’unica Provincia abruzzese a non avere più nessun reparto di oncologia, dopo la chiusura di quello dell’Ospedale Mazzini.
Ma la lista dei problemi della ASL è lunga quanto le liste di attesa: cronica carenza di personale, mobilità passiva, climatizzazione inesistente, il caso parcheggi e birilli, la fuga dei migliori professionisti, la mancanza di trasparenza, chiusure di molti reparti, perfino il bar interno è chiuso.
Il diritto costituzionale alla salute è morto, assassinato dalle forbici di Varrassi e dalla calcolatrice del ragioner Chiodi.
Leggo stupefatto la cronaca di Fabio Capolla, sul quotidiano Il Tempo del 14 agosto, dal titolo “Chiodi promuove il manager Varrassi” e mi domando dove andremo a finire.
Il Direttore generale “nella prima giunta regionale dopo Ferragosto verrà quindi riconfermato fino alla scadenza del contratto”, nonostante “di fatto Varrassi sarebbe già agli arresti domiciliari, lo si capisce dalle motivazioni che hanno respinto la richiesta di arresto presentata proprio dalla Procura” a seguito della presunta commissione del reato di peculato per l’utilizzo privato dell’auto blu, reato di cui lo stesso Varrassi ammetterebbe la colpa avendo già risarcito la ASL, estinguendo in tal modo il debito, ma evidentemente non il reato contro la Pubblica Amministrazione.
Secondo Chiodi la promozione sarebbe “un atto dovuto. Si tratta di una verifica amministrativa e non politica. Non abbiamo giudicato a livello politico l’operato di Varrassi ma abbiamo atteso la valutazione tecnica prevista dal contratto a metà cammino”.
E comunque, Chiodi aggiunge: “Non mi occupo personalmente delle scelte politiche della sanità, possono esserci stati passaggi poco opportuni ma adesso si tratta solo di un passaggio tecnico”.
Gradirei che gli avvocati Mazzarelli, Di Dalmazio e Gatti spiegassero a Chiodi che la concreta probabilità che il Manager abbia commesso un grave reato contro la Pubblica Amministrazione che gestisce direttamente costituisca la prima e più rilevante delle verifiche amministrative che la Giunta regionale deve effettuare.
Più che il contratto individuale, Chiodi deve leggere il contratto collettivo nazionale del comparto sanitario e le leggi civili e penali che regolano il mondo del lavoro. Perché se è possibile dichiarare spensieratamente che la vicenda penale in corso non inficia la valutazione amministrativa e contrattuale di Varrassi, allora è parimenti possibile che Chiodi continui ad affidare le proprie figlie (affinché vengano accompagnate a scuola) a un soggetto per il quale la Procura abbia chiesto l’arresto per pedofilia, soggetto che abbia già provveduto a risarcire la famiglia di qualche ragazzina molestata.
Sorvolo sulla gravissima affermazione di Chiodi in base alla quale il nostro stimato governatore non si occupa personalmente delle scelte politiche della sanità, perché da sola basterebbe a chiedere le dimissioni del Presidente della Regione.
Incredibile che lo stesso Varrassi non abbia lo stile di presentare autonomamente le proprie dimissioni.
Viene da pensare che gli affari gestiti da Varrassi alla ASL di Teramo siano così misteriosamente importanti ed infungibili, che il PDL non possa nemmeno in ipotesi pensare ad un avvicendamento alla direzione dell’azienda.
Tutta questa storia, da mesi, mi sembra drammaticamente analoga a quelle sublimi e tragiche narrate dal grande Dostoevskij nei suoi romanzi.
Dostoevskij è stato il più grande indagatore della profondità della natura umana, colui che ha dimostrato come in fondo ad ognuno di noi sia radicata l’esigenza di una libertà sconfinata, senza limiti, fino all’arbitrio.
Nel romanzo “Memorie dal sottosuolo” si legge che “l’uomo sempre e dovunque e chiunque sia, ha sempre voluto agire come gli è parso e piaciuto”.
L’uomo non si rassegna all’esistenza come regola, per essere libero deve poter giocare la sua vita non più nell’ottica della responsabilità, ma come puro rischio.
In “Delitto e castigo” la libertà viene declinata come trasgressione e il protagonista, Raskol’nikov, è dominato dall’angosciosa questione se per essere liberi si debba obbedire a delle leggi morali.
Per oltrepassare i limiti imposti da una legge morale che appare asfissiante per la libertà, Raskol’nikov uccide. E uccide per provare che la sua libertà è più grande della legge morale.
Il protagonista di Dostoevskij rifiuta lo status quo, l’ordine sociale e le regole vigenti, maturando la convinzione che l’umanità sia divisa in due categorie: quella ordinaria e quella straordinaria, e cita Napoleone quale esempio di colui il quale sia riuscito a oltrepassare le leggi morali alle quali la gente ordinaria deve sottostare. Secondo il suo ragionamento Napoleone ha portato grandi benefici all’umanità, pur se attraverso il prezzo di sanguinose guerre (“gli uomini, per legge di natura, si dividono in generale in due categorie, quella inferiore, gli uomini comuni, per così dire il materiale che serve unicamente per la procreazione di altri esseri simili a sé, e gli uomini veri e propri, aventi il dono e la capacità di dire nel loro ambiente una parola nuova (...). I primi sono gli uomini che vivono nell’obbedienza, e amano obbedire, quelli della seconda categoria trasgrediscono tutti la legge”).
Raskol'nikov commette l’omicidio credendo di appartenere alla categoria degli uomini superiori, ritenendo pertanto che sia stato più che lecito uccidere (poiché il delitto era necessario alla possibilità di operare del bene più grande), ma dovrà scoprire presto di avere sbagliato le proprie valutazioni e come tutti gli altri dovrà espiare le colpe commesse.
Egli sostiene che se Newton o Keplero avessero dovuto uccidere per illuminare l’umanità con le loro leggi e le loro idee, ne sarebbe valsa la pena.
 “Io non volevo ucciderla”, rimugina Raskol’nikov nell’adattamento teatrale di Lyubimov e Kariakin, “Semplicemente, è successo così… Napoleone aveva ragione: a un vero capo tutto è permesso… Gli altri, tutti quanti, sono pigmei, mignotte, schiavi, immondizia, fertilizzanti del futuro. Vivono una vita d’obbedienza, amano obbedire, non possono farne a meno, perché è il loro destino, la legge di natura! Si, è chiaro come la luce del sole… Il problema è come si fa a sapere se si è vermi o uomini, uomini che hanno il diritto… il diritto di trasgredire, di valicare i confini”.
In fondo è il mito del progresso: che il male possa servire a un bene futuro più grande.
Chiodi e Varrassi somigliano incredibilmente a Raskol’nikov: credono che nessuna legge possa intralciare il cammino del bene rappresentato dalle loro azioni e apoditticamente affermano la necessità (e l’evidenza dell’utilità) del loro operato.
Anche loro, come Raskol’nikov, dovranno molto presto prendere atto di non essere né Napoleone, né Newton, né Keplero, né tantomeno i superuomini nicciani che credono di essere.

Tavola tratta dal Sor Paolo n.291 del 10 luglio 2011


 

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Commenti

Troppo onore per i destinatari dell'articolo il paragone. Almeno l'eroe, negativo, di Delitto e Castigo qualche domanda se la pone e di quale profondità..., costoro neanche quello. Ho l'impressione che il nostro, immeritato, viceré abbia qualche problema con la logica; una per tutte: il comitato dei sindaci (controllori) ha emanato una sua relazione sull'attività del manager della ASL di Teramo in cui testualmente viene affermato "non si può esprimere un giudizio positivo ma nemmeno si può esprimere un giudizio negativo", cosa significherà mai? Se non si possono rilevare elementi positivi o negativi nell'azione di chicchessia non è evidente che costui non ha modificato nulla, quindi che la sua azione è wtata ininfluente rispetto ai problemi che avrebbe dovuto risolvere? Sarò stupido se la interpreto così? O come afferma il dotto sindaco di Teramo, che quella relazione l'ha sottoscritta, sarò uno dei tanti che strumentalizza? E per somma ignominia degli strumentalizzatori, presunti, aggiunge che la strumentalizzazione è solo e soltanto di sinistra. Intanto il suo controllato (il manager) ha posto le basi affinché gli fosse spianata la via verso il "primariato".
«Andiamo, andiamo!» dice il padre, «sono ubriachi, se la spassano, quelle carogne: andiamo via, non stare a guardare!» E vorrebbe portarlo via, ma lui si strappa dalle sue braccia e, fuori di sé, corre verso il cavallino. Ma il povero cavallino, ormai, è allo stremo. Ansima, si ferma, dà di nuovo uno strattone e per poco non cade. «Frustiamolo a morte!» grida Mikòlka, «non c’è altro da fare L’ammazzerò!» «Ma non sei cristiano, dunque, brutto animale?!» grida un vecchio dalla folla. «S’è mai visto che un cavalluccio così tiri un simile peso?» aggiunge un altro. «Lo farai fuori!» grida un terzo. «Sono affari miei! È roba mia! Faccio quel che voglio! Montate ancora! Montate tutti! Voglio vederlo galoppare e basta!…» A un tratto si leva una salva di risate che copre ogni altro rumore: la cavallina non sopporta più quei colpi così fitti e, impotente, comincia a scalciare. Perfino il vecchio non può fare a meno di sorridere. Una bestia così malridotta, ecco che si mette a sparar calci! Due giovanotti della folla ti pigliano anch’essi una frusta per uno e corrono presso la cavallina per frustarla sui fianchi: uno da una parte, uno dall’altra. «Dagli sul muso, sugli occhi, sugli occhi!» grida Mikòlka. L'incubo, il sogno di Raskolnikov
Il Dott. Chiodi dovrebbe smetterla di prendere in giro i cittadini dicendo falsità. La verifica a 18 mesi dalla scadenza del contratto dei Direttori Generali delle Asl non è affato un mero passaggio amministrativo. Basti leggere le prime righe dell'art. 3 bis, comma 7, del DLgs 502/92: "Quando ricorrano gravi motivi o la gestione presenti una situazione di grave disavanzo o in caso di violazione di leggi o del principio di buon andamento e di imparzialità della amministrazione, la regione risolve il contratto dichiarando la decadenza del direttore generale e provvede alla sua sostituzione [...]" Se lo riconferma, quindi, si tratta di una sua precisa volontà, e non di un atto dovuto.
Oooohhh dott. Francia, meno male! Ecco un articolo con riferimenti relativamente verosimili e, probabilmente, anche sufficientemente documentati. Persino i suoi "commenti politici" sono abbastanza condivisibili. A parte il paragone fra Varrassi e l'ipotetico pedofilo che accompagna le figlie di Chiodi a scuola (insomma, poteva fare un esempio diverso), a parte l'analogia troppo, troppo lunga -la metà dell'articolo mi sembra di poter dire - fra la storia che lei ha raccontato e l'opera dostoevskijana e, in ultimo, a parte l'aver messo in mezzo Mazzarelli, Di Dalmazio e Gatti in quanto avvocati (se non altro perchè, perlomeno in questa fase della loro vita, di "avvocato" hanno solo il titolo), questo è un articolo ben scritto sul quale spero si possa aprire un significativo dibattito, attraverso i commenti dei lettori. Complimenti. La cosa che mi ha fatto più "felice", è stata non aver letto sue illazioni in questo suo intervento (mi sembra, mò me lo rileggo e nel caso rettifico con successivo commento). Certo, sempre articolo mirato è. Ma almeno senza sputtanamenti, che grazie a qualche verbo coniugato al condizionale gettato qua e là, vengono spacciati per "commenti politici". Come ho avuto modo di scrivere giorni or sono, lasci ai commenti, anzi, ai commentatori, lo spazio per buttare un pò di fanghiglia addosso alla gente prendendo spunto da quello che lei scrive. Come il gentile Bakunin, che afferma inciuci fra controllati e controllori vari, in ordine a scatti di carriera in ambito ospedaliero. Ecco, se lo scrive lui ci sta. Se l'avesse scritto lei, dott. Francia, no. Complimenti ancora.
Gentile Santacruz, le mie non sono illazioni, la relazione del comitato dei sindaci quello dice ed è stata riportata a suo tempo dalla cronaca locale da alcuni organi di stampa, secondo lei il comitato dei sindaci ha compiti di controllo o no? Se è no io mi sono sbagliato, ma se è si, come è, chi è il controllato? Quello che riporto non sono ipotesi condite da verbi al condizionale, sono fatti certi. Veda anche: http://www.iduepunti.it/il-caff%C3%A8/2_agosto_2012/atto-aziendale-asli…
Voi li sopravvalutate,questi sono morti che camminano e noi purtroppo da questi siamo amministrati ,basta non scordarlo la prossima volta che si va in una cabina elettorale,facciamoci coraggio. Questa storia mi ricorda di quella vecchietta che a sentire la folla inveire verso il loro sindaco gridandogli "devi morire " - lei con tutta voce che gli restatva gridava non "meglio che continua a vivere. Il sindaco incuriosito andò dallla vecchietta e gli chiese:perchè mai sei stata solo tu a gridare " devi vivere" quando tutti mi vogliono morto. E la vecchietta: vedi figliolo io ho conosciuto tuo nonno despota e sanguinario ,tutti noi gridavamo: possa tu morire. Poi è arrivato tuo padre,ladro,despota,sanguinario e ignorante e noi tutti a gridare:possa tu morire. Adesso ci sei tu: vorrei morire io in pace e non conoscere tuo figlio. Il Marchese del Grillo
"Non mi occupo personalmente delle scelte politiche della sanità, possono esserci stati passaggi poco opportuni, ma adesso si tratta solo di un passaggio tecnico." Se do per scontato (forse non dovrei) che le "scelte politiche" non riguardano il tesseramento al PDL dei dipendenti della Regione Abruzzo e della ASL, ma i provvedimenti necessari per un buon funzionamento della sanità, rimango esterefatto delle dichiarazioni del Governatore G. Chiodi, il quale non esclude che ci siano stati "passaggi inopportuni" nella gestione della sanità abruzzese, ma a suo dire la cosa sembra non riguardarlo o la ritiene di una importanza secondaria, tale da non influire sulla riconferma del manager, oltretutto reo confesso di un reato per il quale sarà giudicato e probabilmente condannato dalla giustizia. Caro Santacruz, credo che in questo caso lei abbia ragione. Di fanghiglia e altro ancora il Governatore ha provveduto lui stesso a ricoprirsene. I "commentatori" possono anche astenersi.
Bakunin, credo vi sia un equivoco. Non mi riferivo a lei per quanto riguarda i concetti espressi con verbi coniugati al condizionale. Mi riferivo al dott. Francia ed ai suoi articoli, i quali contengono - a volte - riferimenti antipatici nei confronti di qualcuno, dati per certi sulla scorta del niente e spacciati per "commenti politici" pur essendo, in realtà, semplicemente delle deliberate e mirate secchiate di letame sulla testa dei malcapitati di turno. Tant'è vero che non è il suo caso, che nel passaggio del suo commento a questo articolo del 16 agosto, ore 19.07, lei scrive "... il suo controllato HA posto le basi affinché gli fosse spianata la via..." e non " il suo controllato AVREBBE posto le basi affinché gli fosse spianata la via..." . Cioè, lei afferma, sputtana, infanga, illaziona. Ma è un suo pensiero, una sua deduzione (salvo mi segnali qualche altro link, grazie al quale avere conferma inequivocabile e documentata di queste basi per lo spianamento della via al "primariato"). Ma ripeto, da parte sua in qualità di commentatore ci può stare (salvo eventualmente assumersene le responsabilità, indipendentemente dal fatto di scrivere firmandosi con uno pseudonimo), da parte di chi scrive l'articolo no. Con riferimento al signore che afferma che Chiodi si getta fango addosso da solo, dico che può essere ma dico, parimenti, che per quanto mi riguarda attenderò la fine di questa storia in ambito politico e giudiziario per esprimere un mio netto parere. Nel frattempo le impressioni vanno evidenziate, ecco perchè non sono d'accordo sul fatto che i commentatori - persino quelli come Bakunin - possono astenersi. Buon pomeriggio.
Caro Santaceuz: io affermo dei fatti incontrovertibili, gli sputtanamenti, gli illazionamenti e gli infangamenti li lascio ad altri più bravi di me in questo. Se qualcuno si sentisse sputtanato, infangato e vittima di mie illazioni ha sempre l'arma della querela, se vuole e soprattutto se può dimostrare il contrario, ma finora nessuno lo ha fatto, ergo...
Caro Bakunin, lei pretende (pretenderebbe, giusto per rimanere in ambito di verbi coniugati a dovere...) da chi subisce le sue affermazioni, la cosiddetta prova diabolica. Cioè, secondo lei è sufficiente dire - per esempio - che Tizio ha rubato, poi dovrà essere Tizio a fornire la prova che non è vero. E no, non funziona così. Funziona piuttosto che lei dice che Tizio ha rubato e, contestualmente, LEI fornisce la prova di quanto asserisce. Pertanto, lei sputtana. Altrochè se sputtana. Ma come ho già avuto modo di scrivere, è nelle sue facoltà, secondo me, in qualità di commentatore degli articoli di questa testata online. E se nessuno la querela, potrebbe anche essere che non lo faccia perchè tale suo sputtanamento gli rimbalza alla grande e non sposta la propria "popolarità" di un millimetro. Semmai proprio perchè lo sputtanamento proviene da lei. Stia bene.