L’ultimo editoriale del Direttore del quotidiano “La Città” Antonio D’Amore, intitolato “Se Tancredi…si spending” e leggibile sul sito internet del giornale, inizia con una figura retorica molto raffinata: la preterizione, detta anche paralessi, utilizzata quando si voglia fingere di non voler dire nulla di ciò di cui si sta parlando. L’esempio tipico è la formula della negazione che serve per affermare.
L’esordio è il seguente: “Non voglio difendere i politici. Sono largamente indifendibili”, e via di seguito con l’opera di incensamento del senatore Tancredi (quindi di difesa di un politico), che sarebbe un encomiabile parlamentare in quanto infaticabile presentatore di emendamenti spesso votati dalle Camere.
Se ne dovrebbe evincere che Paolino è proprio bravo, a dispetto di quanto asseriscono cattivi e malfidati “corsivisti prezzolati, blogger in cerca d’autore, cambia casacca in cerca di un’improbabile credibilità, finanche qualche irrisolto scarto di redazione che si atteggia a cronista politico. Insomma, tutta quella pletora di voci inutili alle quali l’Adsl a prezzo ridotto ha concesso una libertà di espressione che la vita gli ha sempre – giustamente – negato”.
Ci perdoni il Direttore se esercitiamo i nostri diritti di cittadinanza esternando le nostre opinioni che, in democrazia, valgono tanto quanto quelle di un Direttore di quotidiano e quelle di un senatore di primo pelo.
Purtroppo accade che qualche blogger (anch’io lo sono ma non cerco né autore né editore) ne sappia di leggi e regolamenti molto di più del sovrano assoluto delle gaffes parlamentari, anzi, che qualche blogger scriva leggi e regolamenti (con laurea in Giurisprudenza alla Sapienza di Roma e specializzazione in diritto amministrativo) sin da quando Tancredi ancora non sapeva nemmeno cosa fosse Palazzo Madama.
Quindi lo stimato Direttore D’Amore farebbe bene ad evitare riferimenti espliciti al Blog “I Due Punti” perché la nostra redazione è infarcita di sopraffine menti giuridiche e professori universitari di diritto, e non credo che il Direttore voglia dare avvio ad una tenzone su un terreno che non gli è proprio (quello, appunto, della interpretazione delle leggi e degli emendamenti).
Quanto al motivo che ha spinto D’Amore a tale inattesa difesa d’ufficio dell’indifendibile senatore Tancredi, c’è davvero di che essere preoccupati.
Come abbiamo già scritto (www.iduepunti.it/la-voce/28_luglio_2012/gossip-estivo-il-toto-giornalisti), sembra che l’editore del quotidiano “La Città” abbia intenzione di sostituire il Direttore in carica, e dalle voci che ci sono giunte sembra che per Antonio D’Amore si approssimi una stagione autunnale nella veste di giornalista televisivo dell’emittente Teleponte (TV che i maligni asseriscono avrebbe una presunta vicinanza politica al PDL teramano).
Se tali ipotesi fossero realistiche si potrebbe comprendere come mai D’Amore si sia affrettato a cercare di cancellare l’ultima gaffe di Tancredi.
Nel caso contrario l’editoriale in parola potrebbe essere un disperato tentativo di evitare di perdere la poltrona più importante del quotidiano “La Città”.
Sono ammesse altre ipotesi, fra le quali c’è quella nobile resa esplicita dallo stesso D’Amore: “Voglio difendere la verità”.
Peccato solo che tale proposito cozzi con la realtà dell’attività politica di Tancredi (ricordo a D’Amore che proprio durante la conversione in Legge del decreto sulla Spending review Tancredi ha prima presentato un emendamento per la soppressione dell’articolo concernente l’accorpamento delle Province, salvo poi votare favorevolmente il testo del disegno di legge contenente il riordino delle Province stesse).
Sotto altro aspetto, se D’Amore dovesse realmente trasferirsi armi e bagagli a Teleponte, sarebbe davvero divertente stare a vedere come l’editore dovesse gestire la coesistenza con l’attuale Direttore Responsabile della TV Alfredo Giovannozzi, che è un Direttore di primo pelo, ove ci fosse in scuderia un Direttorissimo di grande talento ed esperienza come D’Amore.
Cosa succederebbe, un D’Amore agli ordini di Giovannozzi o viceversa? Aspettiamo con ansia il nuovo palinsesto di Teleponte.
In conclusione, tornando all’editoriale in questione, sono comunque persuaso che il Direttore abbia perfettamente ragione nella chiusura del Suo articolo: “Sono sempre più convinto che il problema più grande di questo Paese, prima ancora della crisi, sia una pericolosa mancanza di serietà”.
E già.
È così vera la chiusura di D’Amore che si sposa perfettamente con la chiusura di un altro editoriale, quello del 12 agosto di Giovanni Morandi, Direttore di “Quotidiano Nazionale”, giornale con il quale viene abbinata la vendita del quotidiano locale “La Città”.
I due Direttori hanno una consonanza di pensiero davvero invidiabile.
Morandi conclude così il Suo ragionamento: “Per interpretare un presente attraverso un passato raccontato fuori dai canoni, ho ripreso in mano le lettere che Giuseppe Prezzolini scriveva da New York ai pochi amici che aveva. E ho pensato a lui in quanto modello di uomo libero e controcorrente. Ebbene, in una lettera indirizzata a Giovanni Papini scrive: "L’italiano è individualmente un carissimo compagno di viaggio o di cena o di conversazione, di avventura e di svago, ma come socio e come concittadino è invidioso, velenoso, mancante di senso sociale e di senso civile (…) e mette la sua intelligenza, spesso superiore, non al servizio del pubblico, ma del proprio comodo". Credo siano questi i difetti su cui intervenire. Lui queste cose le scriveva nel 1945 ma vanno bene anche per oggi”.
La pericolosa mancanza di serietà lamentata da D’Amore è esattamente questo: il sottomettere l’intelligenza, spesso superiore, non al servizio del pubblico, ma del proprio comodo.
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