Leggo un articolo di Marina Serra, su cityrumors.it, nel quale si sintetizza l’intervento del governatore Gianni Chiodi nella trasmissione Uno Mattina, in onda su Rai Uno.
L’intervistatore lo incalza sulle vicende interne al PDL: “Lei si sente più falco o colomba?”. Chiodi risponde: “Bè, mi sento più che altro un’aquila, in quanto abruzzese”.
Molti ricorderanno il famoso libro di Anthony De Mello, “Messaggio per un’Aquila che si crede un Pollo”, nel quale l’autore impartisce una lezione spirituale sulla consapevolezza.
La parabola è quella di un uovo di aquila, capitato per errore nel nido di una chioccia, laddove si schiude, così che l’aquila cresce insieme ai pulcini e per tutta la vita si comporta in maniera identica ai polli nel cortile.
Un giorno scorge in alto nel cielo uno splendido uccello e domanda a un amico pollo chi fosse quel fantastico animale; il compagno risponde che si tratta di un’aquila, la regina degli uccelli, ma lo invita a non pensarci perché i polli non sono né belli come le aquile né sanno volare come loro.
La conclusione è che l’aquila vive la sua intera esistenza credendo di essere un pollo e muore convinta della propria natura di gallinaceo.
De Mello invita gli uomini ad aprire gli occhi e a prendere in mano ogni aspetto della loro vita attraverso la consapevolezza, scoprendo chi si è davvero e dove si vuole andare (“Scopri te stesso e riprenditi la vita”).
Per Chiodi accade l’esatto contrario: nato politicamente pollo (qualcuno userebbe il termine delfino), una fortunata serie di coincidenze lo ha condotto sullo scranno più alto d’Abruzzo, senza che mai vi sia stata traccia di superiori capacità né di risultati di rilievo.
Da lassù, Chiodi si è convinto di essere un’aquila per l’equazione semplice che nessun pollo potrebbe mai diventare governatore, ma deve fare i conti con la realtà dei fatti: Berlusconi ha trasformato una infinita serie di polli in strateghi e statisti da osteria: Carfagna, Alfano, Gasparri, Biancofiore, Capezzone, Bondi, Gelmini, Santanchè, Lupi, Polverini, Quagliariello, Fitto (l’elenco incompleto è sul sito del Parlamento).
Perché mai con un pollaio del genere, nel quale nessuno è mai riuscito ad esprimere un pensiero valido o un’idea intelligente, Chiodi dovrebbe ritenersi estraneo alla nidiata e ritenere ragionevolmente di essere un’aquila quando proprio la città di L’Aquila è il simbolo del fallimento della politica di governo e di quella regionale?
Quando la sanità abruzzese offre i peggiori servizi italiani e le peggiori cure ai pazienti? Quando le infrastrutture sono al palo? Quando le aziende sono al collasso e il tessuto imprenditoriale si è dissolto? Quando l’Abruzzo tocca il punto più basso della sua storia e declina molto più in fretta delle altre regioni del sud?
I fatti non contano. Il pollo si finge aquila e inizia la campagna elettorale con i soldi dei cittadini, preparando un giornalino quindicinale a spese nostre con il quale ci spiegherà i suoi voli da aquila, mentre gli abruzzesi – da dentro il pollaio – si danno di gomito e se la ridono guardano quel pollo starnazzare nell’aia.
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