Il 17 a 0 messo a segno dal PD su scala nazionale in tutti i comuni capoluogo nei quali si è votato, primo fra gli altri quello simbolico di Roma (http://lasoracesira.blogspot.it/), somiglia molto al famoso 61 a 0 realizzato dal centrodestra in Sicilia alle elezioni politiche del 2001.
Il dato evidente che salta agli occhi è l’assenza di candidati adeguati nel M5S e, soprattutto, l’incapacità del PDL di far crescere una classe dirigente che sappia interpretare l’anima del centrodestra nei territori e nei quartieri.
Dovunque, dalle Alpi alla Sicilia, il PDL/Lega ha straperso subendo una lezione tremenda (persino perdendo roccaforti come Imperia, Brescia, Treviso). O meglio. Dovunque tranne che in provincia di Teramo, dove ha trionfato nei 4 Comuni più grandi nei quali si è appena votato: Alba Adriatica, Atri, Notaresco e Civitella del Tronto.
Nel resto dell’Abruzzo il PD ha appena trionfato: a Sulmona (feudo della senatrice PDL Paola Pelino), a Loreto Aprutino, a Cepagatti, a Torino di Sangro.
L’anno precedente il centrosinistra ha pure vinto: a L’Aquila, ad Avezzano, a Montesilvano, a Spoltore, ad Ortona, a Francavilla, a Lanciano e a Vasto.
Tutti i Comuni abruzzesi da un anno a questa parte vanno al centrosinistra, tranne quelli della provincia di Teramo.
Certo che l’astensione è enorme e la disaffezione verso gli interpreti partitici della vita pubblica è ormai maggioritaria, ma la controtendenza è talmente paradossale da suscitare più di qualche dubbio: nemmeno un sindaco del PDL è riuscito ad imporsi a tutte le latitudini tranne che da noi, nemmeno un sindaco del PD è riuscito ad imporsi nella nostra provincia.
Che lettura si deve dare di risultati così polarizzati? Io credo che l’analisi sia piuttosto elementare: dato che tutti i sondaggi demoscopici censiscono il consenso nei confronti dei governi locali del PDL in Abruzzo come drammaticamente minoritario, a cominciare da quello regionale, passando per le 4 Province tutte in mano al centrodestra, arrivando fino a quasi tutti i Comuni di marca pidiellina, non si capisce come sia possibile che tale disastro amministrativo non sfoci in una scelta di alternanza nelle urne.
Tanto più che gli stessi grillini in Abruzzo soffrono di carenza di adeguate personalità e professionalità tali da coalizzare il consenso ai vari livelli amministrativi.
Allora cosa succede? Succede che il PD teramano si è disintegrato, parcellizzato, diviso, polverizzato. E lo ha fatto con tale acribia da consentire che ad Alba Adriatica vincesse un candidato PDL con appena il 27% dei consensi e in tutti gli altri comuni comunque con meno del 50% (a Notaresco il candidato PDL vince con il 43%, perdendo il 18% rispetto alle precedenti elezioni del 2008), senza contare la forte ascesa dell’astensione.
I dati politici sono due:
1) l’incapacità nel tenere insieme le forze di centrosinistra che sono comunque maggioritarie nella popolazione provinciale;
2) una carenza cronica di dirigenti capaci e all’altezza del compito.
Le conclusioni sono pure due:
1) il segretario provinciale del PD Verrocchio si ritiri a vita privata e, con lui, tutti gli attuali esponenti di rilievo provinciale del partito (tanto per non fare nomi: Ginoble, Ruffini, Di Luca, Verticelli, Di Pasquale e chi più ne ha più ne metta);
2) si dia inizio all’ennesimo ricambio dirigenziale, nella speranza che nuove leve siano migliori delle vecchie.
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