Basta fare un giro per Teramo.
Non ci vuole molto e controllare i posti auto destinati ai diversamente abili.
Gli farei provare cosa significa spostarsi in carrozzella, farsi lavare la mattina da mani che non sono le tue, chiedere aiuto per andare in bagno, non sentire il proprio corpo, le proprie sensazioni, respirare l'indifferenza di una città invasa dalle barriere architettoniche.
Essere ultimi e sopportati.
Il disagio dei privilegiati dalla vita.
Gli farei provare il coraggio di vivere, di uscire in auto, di sperare che quelle strisce gialle non siano oltraggiate dalla nausea cittadina.
Questa è Teramo. Figlia del suo asfalto, del suo nudo culturale.
Basta fare un giro per il capoluogo aprutino, fuori e dentro le mura, andare all'Ospedale e osservare che non esiste malattia, sindrome, debolezza, che possa scaldare il cuore degli infimi.
Se fossi un Poliziotto Municipale, mi occuperei per mesi di questa problematica.
Si chiama educazione coatta. Alla fine le regole e le norme umane vanno imposte.
Sono pronto a fornire le targhe degli automezzi fotografati.
Teramo si vergogna...e fa bene.
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Commenti
Grazie Mario, un abbraccio a te e Buona Pasqua
Hai ragione Carlo, ma è in fondo una reazione a un continuo sopruso. Non è giustificabile, ma quando sei un disabile, non è che la vita sia stata cortese. Aggiungi che le Istituzioni non ti difendono. Aggiungici gli incivili...