Io ho ucciso un padre di otto figli. Sono complice di quella povertà che si respira tra le nostre mura, nei nostri vicoli, sotto il nostro cielo, lontano dalle nostre Chiese.
Negli occhi di quelle bambine che vendono i sotto pentole al mare sotto il sole. Nei sotto scala. Negli uffici. Nei silenzi delle nostre case.
La povertà è figlia della crisi, dell'egoismo, dell'indifferenza. La disperazione oscilla tra l'imbarazzo dell'anima e la vergogna di non riuscire a nutrire i propri figli.
Un uomo, un padre si sente perduto. Attimi di vuoto, riempiti di vino e storditi da una mano nera, che ti trascina in un sonno eterno.
Peticaru Fanica aveva 45 anni. Era invalido per le conseguenze di un diabete. Era padre di otto figli. Peticaru Fanica era rumeno. Viveva di elemosina. Vi sentite sollevati? Noi no. Mi hanno insegnato che fa lo stesso. Che siamo tutti uguali. Che quei figli sono i nostri. Che la disperazione di una moglie, di quell'amore che li ha nutriti, meritava rose e altri tramonti.
Fanica è stato ritrovato appeso al soffitto della sua mansarda ad un cavo elettrico. Alba Adriatica è stata scossa dalla disperazione. Le urla della moglie e dei figli. L'ultimo atto di pensieri senza ritorno. Oggi sono morto insieme a lui...perchè è colpa mia.
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