Nel ginepraio della questione Teramo Lavoro, la società in house della Provincia di Teramo, è necessario cercare di fare un minimo di chiarezza, perché dai politici non abbiamo mai ricevuto una sola parola di conforto.
Intanto, occorre dire che il gioco dello scaricabarile sulle responsabilità politiche è indecoroso e indigesto quando si parla di lavoratori.
Quindi il Presidente e socio unico Catarra (PDL tancrediano), l’Assessore provinciale al Lavoro Eva Guardiani (PDL gattiano) e l’Assessore regionale al Lavoro Paolo Gatti (PDL di se stesso) non possono scaricare ad altri le loro colpe.
Catarra non è stato all’altezza sin dall’inizio, e la sua colpa più grande è di aver scelto l’Amministratore unico Cretarola (anche se molti sostengono che nemmeno lo conoscesse, ma in tal caso le colpe sarebbero ancora più gravi), Amministratore sulla cui professionalità siamo costretti a dubitare fino a quando non renderà pubblico il suo curriculum.
Cretarola ha inanellato una serie di atti di dubbia legittimità, tutti puntualmente segnalati e denunciati dai sindacati, dai partiti e dai media, ma Catarra ha pervicacemente continuato dall’inizio alla fine a difenderne l’operato, senza mai incalzare l’Amministratore a rispondere e a produrre gli atti necessari per le dovute autorizzazione ed approvazioni del socio.
L’Assessore Guardiani è l’illustre scomparsa della vicenda. La sua voce non si è mai sentita e questo è gravissimo. Delle due l’una: o l’Assessore non si è sentita all’altezza del ruolo che riveste o ha ricevuto l’ordine di scuderia da Gatti di tenersi fuori dalla vicenda. In entrambi i casi le sue responsabilità sono gravissime e gettano un’ombra sia sulle sue capacità, sia sul suo grado di autonomia decisionale.
Quanto all’Assessore Gatti, l’unica cosa certa è che non è fesso, ma non può continuare a menar vanto di essere estraneo alla questione, perché non ci crede nessuno.
Gatti avrebbe presentato una proposta di Legge regionale (il cui testo non conosciamo) sulla scorta della quale la Regione avocherebbe a sé i Servizi all’impiego dalle Province in via di svuotamento (a causa della norma contenuta nel Salva-Italia) e ne affiderebbe la gestione ad un nuovo organismo chiamato AFIL (Agenzia Formazione Istruzione e Lavoro) che, stando a quanto riferiscono persone informate sui fatti, servirebbe soprattutto a far confluire i lavoratori del CIAPI di Chieti, ma anche il personale dei Servizi all’Impiego delle quattro Province.
Se tale ipotesi si rivelasse realistica, i 67 dipendenti precari di Teramo Lavoro assegnati ai Centri per l’Impiego potrebbero (se non tutti, una buona parte) essere riassunti da tale Agenzia regionale che gestirebbe i fondi POR dai quali già oggi si attingono le risorse per i loro stipendi.
Quanto agli altri 43 dipendenti precari di Teramo Lavoro, non si comprende come mai – se l’Ente ritiene di averne bisogno – non si svolgano le selezioni per assumere a tempo indeterminato nella società in house tutte le figure necessarie per fornire i servizi di supporto alla Provincia (sebbene le continuate proroghe dei contratti diano già diritto a far dichiarare dal Giudice del Lavoro che tutti i rapporti in essere siano già divenuti a tempo indeterminato).
Sul punto potremmo malignare che le eventuali selezioni potrebbero generare un caos sulle tempistiche delle operazioni politiche in corso.
Tutti sanno che la stragrande maggioranza dei 67 dipendenti dei Cpi sono “storici”, cioè lavorano per la Provincia da una decina di anni.
Non così per gli altri 43, la maggioranza dei quali è stata assunta per la prima volta proprio nella società Teramo Lavoro costituita nell’estate 2010.
È noto che i verbali delle selezioni in ipotesi svolte a suo tempo da Cretarola non siano mai stati visti da nessuno, sempre che esistano, e quindi la maggioranza dei 43, a differenza dei 67 che sostennero molti regolari concorsi durante le presidenze Ruffini e D’Agostino, sono entrati in Teramo Lavoro semplicemente svolgendo un colloquio con l’Amministratore unico.
Appare evidente che, qualora Teramo Lavoro indicesse delle selezioni pubbliche a tempo indeterminato o la Provincia decidesse di fare delle assunzioni prima che decolli l’AFIL (dove dovrebbero essere indirizzati i precari “storici”), le capacità dei circa 67, unite al loro lungo curriculum di servizio, ai loro titoli di studio ed alla loro professionalità acquisita avrebbero facilmente la meglio sulle capacità degli altri 43.
Qualcuno maligna che questo potrebbe rivelarsi un problemino politico, perché i precari “storici” non sarebbero proprio graditissimi alla Giunta in carica, mentre lo sarebbero molti dei nuovi assunti (alcuni dei quali formalmente e pubblicamente militanti del PDL); ma noi ci rifiutiamo di credere che Amministratori magari politicamente poco esperti, ma sicuramente dalla specchiata moralità come Catarra e la Guardiani, possano anche solo pensare a tali squallidi mezzucci tenendo numerose famiglie a bagnomaria senza prendere nessuna decisione.
A ciò deve aggiungersi che permane una grossa incertezza sulla possibilità che le Province rimangano normalmente funzionanti, poiché il c.d. “Salva Italia” ne ha legislativamente sancito lo svuotamento di funzioni e di personale entro il 31 dicembre prossimo, fatta salva la spada di Damocle del ricorso alla Corte Costituzionale, che potrebbe annullare la norma in questione nei prossimi mesi.
Frattanto apprendiamo che, dopo la UIL, anche la CGIL si è svegliata dal sonno e chiede le dimissioni di Cretarola, la re-internalizzazione di tutti i servizi e lo svolgimento di nuove selezioni.
Meglio tardi che mai.
La Redazione de “I Due Punti”
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