I vigili del Fuoco sul posto. Una montagna che frana. Una montagna che si chiama costato, che gli anziani salutavano da piccoli ogni mattina. Imponente e di tradizione, come il dialetto albanese di uno dei borghi più belli d'Italia. Pietracamela. La roccia che poteva distruggere il paese è stata deviata nel suo lento, veloce, velocissimo rotolamento da una palestra di roccia e da uno spuntone naturale. Fine corsa contro un vecchio lavatoio, qualche condotta del ruzzo e altro dell'Enel. Tutto come un terremoto. Un boato di sera. Un tuono. Lo spavento. Poteva distruggere tutto e tutti. Una pietra alta sei pieni di una casa. Roberto, 86 anni mi racconta della nostra montagna. Io amo questi posti. Sono casa mia. Nostra. "Giancà, ma che ci succede? Sta finendo il mondo?". Guardo il Gran Sasso. Il tramonto ha la roccia rosa. Una di esse non c'è più. Per fortuna non ha ucciso nessuno. Nel frattempo Pietracamela è stata transennata. Il pensiero è per la scuola di Montauti. Quelle pitture rupestri che non ci sono più, almeno parte dei pastori bianchi. Un altro terremoto. Adorata mia montagna, proteggi questi posti.
- Pietracamela
- Frana
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In settimana salgo a Pietracamela. Non vi lascio soli. Ora e sempre. I miei Pretaroli.
Cara Martina, sono io che ringrazio il Maestro Montauti per avermi regalato attimi di tenerezza, solitudine, riflessione. Molte volte mi sono soffermato di fronte a quell'opera d'arte. Un dipinto che sapeva di ombre e luci incastonate nella roccia. Vita quotidiana. Figure e non figuri. Mi mancheranno da morire, ma sono tutte dentro di me.