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Teramo pornofilia a scuola: Patteggia Professore di Matematica

di Giancarlo Falconi
1 minuto

Il mio personale ricordo di due Maggio fa. Scrivevo su il blog Le Banane e parlammo per primi del caso della Scuola Media Savini. La solita segnalazione di un caro amico e i nostri soliti dubbi. Ricordo le mamme che si riunirono in cerchio a difesa del professore. "Una brava persona".
Ricordo le critiche e le accuse di voler fare solo ascolto e un'informazione da gossip. La bambina isolata. Le chiacchiere. Un classico. L'istinto dei genitori è quello di non voler ammettere che una situazione simile sia sfuggita alla propria vigilanza. Noi insistemmo. Tre articoli molto pesanti. L'indagine della Questura di Teramo. Il video porno sul computer. Otto mesi patteggiati. Diecimila euro di risarcimento. Accettiamo le vostre scuse.

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Commenti

Che tristezza, sia il caso che la pena...
Il patteggiamento non significa la colpa. Semplicemente ci sono volte in cui patteggiare e' piu' economico che andare avanti nel processo che, comunque, ha dei costi e delle implicazioni notevoli (anche in termini di stress e fatica). Ancora di piu' in un caso controverso come questo dove sia l'assoluzione che la condanna probabilmente poco cambierebbero: chi e' convinto che sia colpevole continuerebbe a esserlo, chi e' convinto dell'innocenza continuerebbe a esserlo. Se una persona NON ha soldi il patteggiamento e' la migliore delle soluzioni. 10 mila euro non sarebbero MAI bastati a coprire le spese del proprio avvocato che, in un caso simile, sarebbero molto probabilmente state comunque a carico dell'imputato vista la delicatezza dell'argomento. Chi ha soldi o avvocati in famiglia che li patrocinano gratuitamente difficilmente capiraì' cosa significa affrontare spese processuali! La legge non e' necessariamente uguale per tutti!

Io Simona mi sarei astenuto dal fare un commento del genere.

@Simona Settepanella Parli di una tecnica processuale... di certo però è ammettere la colpa.... di contro...a volte conviene fare scelte di "analisi dei costi" che non di giustizia....
Simona, com'è noto, sei una persona brillante, capace, apprezzabile e sempre positiva su questo blog. Ma forse tu non hai figli, e soprattutto figlie. Sono padre di una figlia che ha frequentato quella scuola, anche se non direttamente coinvolta nella vicenda, ma mi sono immedesimato. Forse è il caso che chiedi scusa, e pure subito! La castroneria che hai scritto è colossale, e irrispettosa nei confronti di chiunque svolga il difficile mestiere di genitore, e anche di quella stragrandissima maggioranza di docenti che fanno per bene il loro lavoro.
Gentile Masaniello, mi assumo sempre le responsabilita' di quello che dico che, in questo caso, e' quanto sancito dal diritto stesso: "la richiesta di patteggiamento non equivale a confessione di una responsabilita' penale." tant'e' vero che NON equivale a condanna penale e non puo' essere utilizzato come tale in sede civile. Sono in disaccordo con la semplicistica equazione implicita in questo pezzo di Falconi: "patteggiamento=colpa" che ritengo falsa. Inoltre la sua reazione sembra confermare quanto ho scritto: "Ancora di piu' in un caso controverso come questo dove sia l'assoluzione che la condanna probabilmente poco cambierebbero: chi e' convinto che sia colpevole continuerebbe a esserlo, chi e' convinto dell'innocenza continuerebbe a esserlo." Infatti lei e' convinto che questa persona sia colpevole. Ora le faccio una domanda: se alla fine ci fosse stata una sentenza di proscioglimento lei avrebbe pensato che l'insegnante era un innocente accusato ingiustamente o avrebbe pensato che a questo mondo non c'e' giustizia? Una sentenza avrebbe davvero cambiato quello che lei pensa? Scagliarsi contro gli altri per difesa (che sia di se stessi o di chi ci e' a cuore) credo sia uno degli istinti piu' forti dell'essere umano. Per questo credo che, se vogliamo davvero sforzarci di essere, per quanto possibile, equi, dobbiamo sempre cercar di mantenere la capacita' di fermarci a riflettere e quindi sospendere quel giudizio che ci verrebbe spontaneo dal cuore. Se non condivide questo mio modo di vedere le cose, lo comprendo. Non si aspetti delle scuse perche' difendo quello in cui credo: che sempre bisogna considerare gli avvenimenti nella loro interezza, senza lasciarsi trasportare da emozioni che portano a semplici equazioni, facili condanne e, spesso, errori di giudizio. Sempre con cordialita'.
Non sarà appena il caso, cara Settepanella, di stendere un velo pietoso sulla questione? Lasci perdere, su.
Apprezzo molto il coraggio di Simona nel firmarsi rendendosi impopolare: scommetto che altre persone con il loro vero nome userebbero toni diversi... Credo che chiunque si applichi a riflettere non possa che concordare con quello che dice. Non mi riferisco al caso specifico, ma in generale al fatto che ci sono patteggiamenti obbligati, tanto che la legge stessa non considera il patteggiamento ammissione di colpa né condanna. Non è difficile da capire, sù... ;)
Il suo commento, gentile Simona, denota distinguo accademici del tutto fuori luogo, oltre che un'estrema indelicatezza. Se lei avesse seguito le cronache e i fatti processuali, anzichè infarcirsi solo di sterili nozioni dai testi di giurisprudenza, saprebbe forse che in seguito alla denuncia dei genitori, le indagini della squadra mobile portarono al sequestro dei computer della scuola e dell'abitazione del "docente" e i successivi accertamenti tecnici confermarono le accuse dell'alunna. Se poi vuole fare della filosofia a buon mercato naturalmente è libera di farlo, ma è molto inopportuno e irrispettoso farlo sulla pelle delle vittime, della ragazza e della famiglia, di chi ha avuto il coraggio della denuncia e di chi forse no, di chi nell'età più fragile e senza strumenti di difesa ha subìto un'odiosa forma di umiliazione e di violenza. Lei avrà pure un supercurriculum, ma è proprio vero che se patteggiamento non equivale a colpa, erudizione non equivale a cultura (=umanità) e il suo commento, detto da donna a donna, profondamente indigna.
Pur rispettando l'opinione di Simona, se fossi accusato ingiustamente di un reato simile o di un altro in generale, non accetterei mai di patteggiare, a costo di fare debiti per gli anni che mi rimangono da vivere. Non credo inoltre che il processo sarebbe costato un occhio della testa e in ogni caso la dignità di una persona credo che valga più di eventuali ulteriori 10-20.000 € da pagare. Magari avrei chiesto un aiuto economico alle stesse mamme "riunite in cerchio in mia difesa", manifestando con forza e decisione l'intenzione di voler portare a termine il processo per dimostrare l'estraneità ai fatti che mi verrebbero erroneamente o dolosamente imputati. Sarebbe poi anche un mio diritto essere risarcito per i danni morali e d'immagine ingiustamente subìti. In altre vicende simili è accaduto anche che la presunta vittima ha dovuto ammettere durante le indagini o il processo di essersi inventata, per vari motivi, una violenza o un abuso. Non mi sembra nemmeno giusto affermare che anche nel caso di un'assoluzione (piena e non per insufficienza di prove), il sospetto di colpevolezza sarebbe rimasto in ogni caso, perchè se così fosse questo varrebbe anche per tutti gli altri reati in cui si arriva a una sentenza di assoluzione e non mi sembra che sia così. Il giudizio degli stolti credo non interessi nemmeno a Simona. Se il prof fosse veramente estraneo ai fatti, con il patteggiamento avrebbe realizzato, a mio parere, la cagata della sua vita, perchè in questo caso anche le persone più garantiste e riflessive non possono che nutrire più di una montagna di dubbi sulla sua innocenza.
Gentili commentatori, la discussione su questo articolo è particolarmente intrigante, per cui esprimo anche la mia opinione. Sebbene io sia convinto che il ragionamento di Simona abbia un fondamento di verità, devesi necessariamente considerare che la società civile si fonda su convenzioni condivie fra i consociati. Una di queste è il denaro che, ove fosse ritenuto dai più carta straccia inadatta ad essere scambiata anche solo con uno stuzzicadenti, perderebbe integralmente il suo valore di scambio. Un'altra convenzione pacifica è quella in questione: se un imputato chiede ed ottiene il cosiddetto "patteggiamento", che tecnicamente viene definito "applicazione della pena su richiesta delle parti", è pacifico che l'imputato sia definito colpevole in via definitiva del fatto imputatogli, anche se lo stesso potrebbe ben essere innocente nella realtà. D'altronde, anche una sentenza di condanna definitiva in Cassazione è pur sempre una verità processuale e vi sono certamente molti casi di innocenti che risultano condannati in via definitiva. Ciononpertanto gli stessi sono formalmente colpevoli per la società e tutti i cittadini sono autorizzati a considerarli tali. Quindi, se il professore in questione ha fatto i suoi calcoli e per convenienza personale ha ritenuto di dover patteggiare, può ben continuare a dichiararsi innocente allo stesso modo nel quale l'intera comunità può ben additarlo come formale colpevole.
Una volta tanto non concordo con l'autore del blog: il giudzio di Simona non è inutile sofisma giuridico o esercizio di accademia, ma esprime , difronte al reato forse più bieco (quello della pedofilia) , l'atteggiamento che un cittadino di uno Stato democratico dovrebbe avere difronte alle vicende processuali. La "tenuta" di un sistema costituzionale , la presunzione di non colpevolezza , la finalità rieducativa della pena, sono princpi validi sempre e comunque . Un malinteso senso di umanità, o il "mettersi nei panni del genitore" sono frutto, invece, di una mentalità umanamente comprensibile ma che, se non disciplinata , può condurre facilmente a gogne mediatiche e isterie di piazza. Detto ciò, otto mesi sembra anche a me una pena troppo mite, anche in ragione del ruolo di educatore del soggetto. .
Sarebbe utile indicare che il post di Simona non è una difesa del prof di per sè nè tantomeno una difesa dei pedofili in generale. Quello che dice non è che sia solo vero, di più! Ed esula dal merito della vicenda. Rivendicare il "possesso" di figli o meno è del tutto fuorviante. Se lei, caro Masaniello, è così certo della colpevolezza e della gravità del reato faccia giustizia. E la faccia in nome di tutti i genitori "padroni" di figli/e. Esiste però, una questione in più che nessuno sfiora. Tenendo ferma la enorme gravità di reato di pedofilia, la sua odiosità umana e sociale, si deve prendere atto che essa esiste e, prendendone atto, se ne dovrebbe indagare sulle cause, sui motivi, sui perchè. Condannare un pedofilo, seppur giusto, non è e non può essere la soluzione del caso. Perchè domani ce ne sarà un altro e un altro ancora dopodomani fino a che non ci si decidera di abbandonare l'atteggiamento superficialgiustizialista e decidere di indagare nel profondo dei mali sociali e umani che producono questa aberrità. Caro Falconi, è evidente la tua inclinazione carabinierogiustizialista ed è l'inclinazione che ti ha impedito di leggere bene il post di Simona, di capirne il significato e di tenere scisse le implicazioni a cui dà luogo da quelle a cui non dà luogo e che invece vengono attribuite dal lettore per sua deformazione. Io fossi in te chiederei scusa.