Il titolo non è una battuta. Almeno non nostra.
È purtroppo una autodefinizione di colui che è assurto agli altari della cronaca nazionale come l’uomo che si autoassunse: Venanzio Cretarola, l’oramai celeberrimo Amministratore unico di Teramo Lavoro Srl, la Società In House della Provincia di Teramo.
Cretarola, in maniera spericolata, imita in realtà il “Modello Varrassi”, il quale dopo una mezza specie di riconferma da parte della Giunta Regionale – invece di tacere come sarebbe dignitoso da parte di chi si trova nell’occhio di tutti i cicloni giudiziari, politici e sanitari per proprie mancanze – si mette a urlare ai quattro venti la propria gioia di avere “ricompattato” quella monnezza degli assessori regionali proprio sul punto nel quale avrebbero dovuto essere unanimemente compatti nel votare la sfiducia.
Sull’onda Varrassi anche Cretarola si cimenta nell’ardimentoso tentativo di autoelogiarsi, visto che nessuno lo elogia.
Con un comunicato stampa che si potrebbe definire strampalato, il sig. Venanzio – unico amministratore pubblico del quale non sia dato di conoscere il curriculum, custodito come un segreto di Fatima in barba ai principi legislativi che impongono l’accessibilità totale dei cittadini ad ogni documento che riguardi la Cosa Pubblica – annuncia apoditticamente che “La società Teramo Lavoro della Provincia di Teramo ha dimostrato, oltre alla correttezza del suo operato, di costituire l’unico modello oggi possibile (nel rispetto delle norme vigenti) per garantire la continuità dei servizi ai cittadini ed alle imprese. Ci sono stati già diversi tentativi di imitazione, da altre Province e dalla stessa Regione”.
Poi, con la scusa di introdursi nel dibattito sul futuro delle Province facendo breccia nell’emotività dei cittadini, che dovrebbero a suo dire preoccuparsi per la prosecuzione e la qualità dei servizi, Cretarola getta la maschera: “E parliamo – finalmente senza strumentalizzazioni, di qualunque parte – del rischio di dissipare il patrimonio di professionalità ed esperienza di decine di lavoratori indispensabili per il Servizio Pubblico, per troppi anni utilizzati precariamente e del cui futuro nessuno sembra realmente curarsi. Contestualmente si continua ad eliminare i trasferimenti finanziari alle Province (o a ciò che ne resterà), ivi compresi gli stipendi dei dipendenti a tempo indeterminato dei Centri per l’Impiego. Perché nessuno ne parla? Eppure sembrano argomenti che interessano la quasi totalità dei cittadini. Noi di Teramo Lavoro siamo a disposizione per ogni approfondimento tecnico”.
Il significato è chiaro: bisogna salvaguardare gli stipendi dei dipendenti, il più ingente dei quali è proprio lo stipendio da dipendente autoassunto che si autoeroga Cretarola nella doppia veste di Amministratore e di subordinato di se stesso.
Cosa faremmo senza la professionalità di Cretarola? Niente.
Come abbiamo fatto ad andare avanti fino al 2010 quando il messia è venuto a Teramo? Non è chiaro.
Ma è chiaro che la politica deve interrogarsi su come ricollocare Cretarola, la cui professionalità non andrà in alcun modo dispersa con gli accorpamenti delle Province.
Tralasciando il fatto che ci siamo spellati le dita sulle tastiere negli ultimi due anni a formulare domande a Cretarola & Catarra, domande che attendono ancora risposte e le attendono esaustive, vorremmo ricordare che quel patrimonio professionale di cui si parla è composto di dipendenti statali che passarono a suo tempo alle Province quando nacquero i Centri per l’Impiego, di dipendenti già della Provincia ricollocati nei Servizi all’impiego e di decine di lavoratori selezionati con plurimi e regolari concorsi pubblici dalla Provincia stessa a partire dal 2002, lavoratori che avevano già 8 anni di esperienza come dipendenti precari della Provincia quando venne il messia nel 2010 ad annunciare la lieta novella della nuova Srl.
Fino a quella data i Servizi all’Impiego della Provincia di Teramo erano fra i primi in Italia, imitati dalle Province più grandi, premiati in numerose sedi per i risultati e per lo sviluppo tecnologico e quindi, evidentemente, oggettivamente eccellenti a prescindere da qualsiasi Cretarola.
In secondo luogo, pare fin troppo evidente come chiunque si guardi bene dal recarsi da un medico del quale non sia certo che abbia la laurea in medicina, allo stesso modo nel quale nessuno si rivolgerebbe ad un avvocato del quale non sia nota la laurea in legge.
Ed allora, come è possibile consentire che l’Amministratore Cretarola dichiari di essere “a disposizione per ogni approfondimento tecnico”, quando come opinione pubblica ci è preclusa finanche la lettura del curriculum di colui che pretenderebbe di possedere la professionalità per spiegare agli altri come devono svolgersi Servizi di alta qualificazione, se non sappiamo affatto se egli stesso ce l’abbia la necessaria qualificazione?
Come si permette costui di parlare, di suggerire, di interloquire, se non è dato sapere nemmeno come abbia selezionato tutti i 110 lavoratori della società, dato che non sono state mai pubblicate graduatorie, con i relativi punteggi e i sottostanti verbali di selezione?
E come è possibile che le decine di qualificatissimi dipendenti di Teramo Lavoro tacciano, rischiando che venga calpestata e vilipesa la loro – quella sì accertata – altissima professionalità?
Come è possibile che costoro si facciano trascinare a fondo in una storia che – comunque si concluda – ha dimostrato ancora una volta la massima opacità della politica?
In terzo luogo, dato che il Sig. Venanzio asserisce che la Teramo Lavoro Srl abbia “dimostrato la correttezza del suo operato”, ci piacerebbe vedere quali siano gli atti pubblici dai quali trae queste certezze, perché a noi consta l’esatto contrario.
Caro Sig. “Modello Teramo Srl”, Le rivolgiamo una prece: da oggi in avanti ci usi la cortesia di assentarsi fino a quando non abbia affisso il Suo pregiatissimo curriculum alla porta del Duomo, unitamente ai verbali delle selezioni con cui avrebbe scelto coloro che definisce “patrimonio di professionalità ed esperienza” da non “dissipare”.
Fino ad allora Lei per i cittadini teramani non avrà alcun titolo per discettare di alcunché, meno che mai di “approfondimenti tecnici”.
La Redazione de “I Due Punti”
Commenta
Commenti