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Crisi nel Pdl teramano

di Giancarlo Falconi
2 minuti

Paolo Gatti introietta. Una sorta di masticazione lenta, da bradipo, paziente con lo sguardo da sornione e lo scatto da Romeo senza colosseo. Non esiste politica senza confronto. I tavoli di concertazione dovrebbero essere tondi, privi di spigoli, di gerarchia. La classica tavola rotonda. Nel popolo delle Libertà della provincia di Teramo esiste la paura del felino. Una sindrome alimentata da un'oggettiva forza elettorale, da quella vittoria clamorosa che si prospetta per il congresso di Giugno e il suo essere squadra sopra e sotto il vertice. Gianni Letta e Gianni Chiodi, Paolo Tancredi, Giandonato Morra e Mauro Di Dalmazio da una parte, Paolo Gatti dall'altra. In mezzo un senso di vuoto e di mal d'altura. Manca la politica. Una linea comunue che possa evitare prese di posizione e di ruolo.

Il manager asl, Giustino Varassi, che ci appare dal punto di vista comunicativo una rivoluzione, ha dichiarato con fare elegante di non fare politica, ma la sua nomina è a tutti gli effetti politica come gli incarichi dei nuovi Direttori, Sanitario e Amministrativo. A proposito abbiamo letto delle dichiarazioni politiche di uno dei dirigenti di fresca nomina. Una gaffe incredibile sotto l'effetto di un lecca lecca di ringraziamento. Si accusava il consigliere regionale Ruffini di essere andato fuori regione per farsi curare, dimenticando che il sen. Paolo Tancredi dai microfoni di teleponte, aveva dichiarato che mai e poi mai si sarebbe fatto curare nell'ospedale di Sant'Omero. I degenti pazienti ebbero l'occasione di passare il tempo facendo molti scongiuri.

Nomine da nominati. Che succede nel PDL? Si può giocare senza il miglior giocatore? Si può mettere fuori rosa un uomo da diecimila voti? In realtà il problema non esiste o meglio non è un problema degli elettori. Lo sarà di questa politica fatta da figli che non somigliano ai padri. Non tutti possono diventare i geni di una genia. Passerà la nottata e porterà consiglio?

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