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L'Abruzzo e la Sanità negata

3 minuti

Se una persona viene colpita da ictus o da infarto ed ha la fortuna di sopravvivere, spesso si 
trova improvvisamente disabile ed ha bisogno di riabilitazione: se una persona anziana si ritrova con una rottura del femore, ha bisogno di riabilitazione.
TUTTI i pazienti con patologie neuromuscolari, ad uno stadio avanzato, sono disabili gravi (salvo qualche rara eccezione) e, necessitano di riabilitazione come del pane quotidiano. Oltre alla mobilizzazione muscolare ed articolare, fornita ambulatorialmente o domiciliare fornita dal servizio ADI delle ASL, c’è una riabilitazione intensiva, che prevede attrezzature sofisticate o magari piscine riscaldate che non potendo essere somministrata a domicilio, prevede il ricovero del paziente.
In genere. 

Con cicli settimanali. La sanità pubblica della Regione Abruzzo, con un ritardo almeno  ventennale (avendo preferito favorire fino ad ora cliniche ed istituti privati), non dispone di  NESSUN centro pubblico in grado di fornire questo servizio. All’improvviso ci si accorge che i milioni di euro che la Sanità Abruzzese sborsa per questa riabilitazione alle cliniche private regionali o extraregionali, sono tanti, troppi. Il Governatore Luciano D’Alfonso e l’assessore alla sanità Silvio Paolucci decidono, allora, di introdurre la compartecipazione che, per un ricovero in riabilitazione intensiva può significare anche € 200,00 per ogni giorno di ricovero a carico del paziente; chi può permettersi queste cifre? In pratica, la sanità regionale non è in grado di fornire il servizio e si rifiuta di coprirne il costo anche presso strutture pubbliche di altre regioni. È questo un caso di sanità negata in modo incostituzionale?

Il punto è che, purtroppo, nè i disabili nè le loro associazioni sono sufficientemente ricchi per adire alle vie legali. Forse potrebbero e dovrebbero intervenire i sindacati o il Tribunale per i Diritti del Malato. Fatto sta che non interviene nessuno. Chi lo spiegherà a Francesco, distrofico di 30 anni, entrato in pronto soccorso lo scorso novembre per una crisi respiratoria a causa del catarro, uscito dopo 20 giorni con una tracheostomia e un deficit cerebrale a causa della anestesia che non potrà fare riabilitazione respiratoria e per reimparare a mangiare e parlare con un buco in gola perchè la sanità pubblica Abruzzese, troppo intenta a foraggiare alcuni privati, non ha previsto un centro per questa riabilitazione e che, se può se lo pagherà a centinaia di euro giornalieri con la sua pensione di invalidità civile e la sua misera indennità di accompagnamento?

Io non ho il coraggio, perchè per dare una notizia di questo genere ci vuole tanto coraggio e, soprattutto, se si è il responsabile di questa cosa ci vuole una qualità che, di questi tempi hanno in molti: la faccia come il C...

Dott. Camillo Gelsumini

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Commenti

La sanità pubblica a fronte di una sempre maggiore necessità di terapia riabilitative, dovute sia all'invecchiamento della popolazione e sia alla diffusione di interventi salvavita, esempio cardiochirurgici e neurochirurgici, ma non solo, NON ha mai avuto capacità e forse volontà di trasformare parte degli ospedali per acuti in centri avanzati di riabilitazione. E se si va a vedere dove vanno a finire i soldi per la riabilitazione si puó in parte capire il motivo.
INACCETTABILE. Schifosi.
E' veramente impossibile non essere schifati da politiche e politicanti completamente asserviti ai poteri forti. Le mafie non sono mai state così radicate su tutto il territorio nazionale. La corruzione continua a divorare cataste di miliardi ogni anno e non fa più notizia, come la grande evasione fiscale che fra condoni, scudi e leggi ad hoc viene di fatto incentivata. E questi incapaci o collusi che fanno? Tolgono soldi ai malati, agli invalidi, ai lavoratori e ai pensionati, per appianare i bilanci martoriati dagli impuniti delinquenti. Cari renziani, sapete che differenza passa fra il vostro aspirante ducetto e i suoi degni compari di merende (Verdini, Marchionne, Briatore, Alfano, Giovanardi, Gasparri, Berlusconi, etc)? Loro non possono nascondere di essere i difensori delle opulente caste, mentre il vostro idolo ha la faccia da c..o di definirsi addirittura di sinistra. Avrà imparato il giochino da D'Alema, Veltroni e Napolitano, che trasformarono il Pci in una nuova Dc. Una cosa però mi consola. Con la loro arroganza e ottusità riusciranno prima o poi a tagliare il grande ramo sul quale sono appollaiati a vegetare.
Egregio dottore, la gravità di quanto sta accadendo ha radici profonde che risalgono purtroppo a giurassiche e scellerate scelte politiche che hanno quasi totalmente delegato tutta la riabilitazione, da quella intensiva a quella territoriale, a strutture private convenzionate comunque meritevoli di aver svolto e di svolgere egregiamente il proprio ruolo. Nessuno, nel corso del tempo, è riuscito ad invertire questa tendenza ed ancora oggi , invece di prendere drastici provvedimenti per cambiare finalmente rotta, si preferisce tassare i cittadini utenti piuttosto che ottimizzare le attuali spese sanitarie. Già, perché l’umiliante fallimento subito dalla sanità abruzzese, che ancora oggi ci costringe ad un pesante piano di rientro, non è riuscito pienamente a destare le coscienze di chi ha gestito e di chi gestisce questa delicata partita nel senso che ci si è preoccupati solo di far tornare i conti senza pensare a come salvaguardare servizi e livelli essenziali di assistenza. Prendiamo ad esempio l’applicazione corretta dei protocolli riabilitativi inerenti il trattamento dei pazienti protesizzati sulla base dei principi della deospedalizzazione di cui tutti si riempiono la bocca, purtroppo solo a parole. Nella maggior parte dei casi e salvo complicazioni, costoro possono essere tranquillamente trattati a livello territoriale mentre procedure a dir poco speculative finiscono per favorire ricoveri in trattamento intensivo ad un costo esorbitante mensile di 10.500 €uro a paziente. Con una cifra del genere sarebbe possibile garantire oltre 262 trattamenti territoriali ma nessuno a mai sposato realmente questo sano principio di una deospedalizzazione che da sola risolverebbe gran parte dei problemi legati alle attuali liste d’attesa. Non osiamo poi pensare cosa accadrebbe se le ASL abruzzesi iniziassero finalmente a coinvolgere direttamente liberi professionisti sanitari, come fisioterapisti ed infermieri, attraverso forme dirette di appalto di servizi o di specifici accordi contrattuali. Infatti, la libera professione delle professioni sanitarie al diretto servizio del Sistema Sanitario Regionale rappresenta la vera chiave di volta operativa per dare luogo ad una reale e definitiva razionalizzazione ed ottimizzazione della spesa sanitaria territoriale per tre semplici quanto caustiche considerazioni complementari: - Viene eliminato totalmente il lucro delle varie imprese che attualmente gestiscono i servizi ambulatoriali e domiciliari. - Vengono eliminati tutti i costi legati all’applicazione degli innumerevoli quanto anacronistici Contratti Collettivi Nazionali che, allo stato attuale, appesantiscono pesantemente la gestione economica dei servizi citati. - La sanità pubblica tornerebbe a svolgere un ruolo centrale ed organizzativo nella gestione della riabilitazione territoriale. Finalmente si potrebbe concretizzare quel triangolo economicamente virtuoso che dovrebbe caratterizzare sempre l’assistenza territoriale in sanità; un triangolo composto dalle persone assistite che necessitano di prestazioni fisioterapiche e riabilitative, dalle aziende sanitarie locali che le erogano su specifica programmazione regionale e dai professionisti sanitari che le forniscono, direttamente e senza intermediari, a livello libero professionale in maniera più che qualificata e con dei costi assolutamente competitivi. Un piccolo esempio di questa sana rivoluzione in riabilitazione era già avvenuta a Teramo lo scorso anno quando un Raggruppamento Temporaneo di Fisioterapisti liberi professionisti si era aggiudicato un appalto per lo svolgimento di trattamenti fisioterapici in ADI facendo risparmiare alla locale ASL ben 50.000 €uro. Affare fatto? Nient’affatto: la ASL di Teramo ha annullato quel bando buttando alle ortiche quel risparmio che poteva tranquillamente essere utilizzato per risolvere altri problemi o per aumentare il numero delle prestazioni fisioterapiche in favore di altri pazienti. Caro dottore, questa è la realtà con la quale bisogna confrontarsi sperando che qualcuno, come già detto, cominci a mettersi una mano sulla coscienza. Picchini Ginesio, segretario dell’Associazione Italiana Fisioterapisti della regione Abruzzo
Negli anni novanta nella vicina Ascoli diversi ambulatori privati di fisioterapia ottennero la convenzione da parte della asl ciò a vantaggio del paziente il quale pagando una ridicola somma attraverso il ticket usufruiva di un intero ciclo di fisioterapia. Qui a teramo a distanza di un quarto di secolo tutto ciò non esiste un paziente per poter usufruire della fisioterapia deve o andare in ospedale, con liste di attesa di tre mesi, oppure sborsare bei soldini per accedere al servizio nei centri privati. Vi sembra possibile tutto questo sopratutto per i poveri pensionati e vi sembra possibile che la regione marche sia così avanti rispetto a noi?