Dalle ultime notizie emerse nel settore balneare si evince come, le associazioni di categoria interessate, si stiano muovendo sul piano europeo pur di eludere la direttiva servizi, alleandosi con le pari associazioni di altri paesi europei.
In realtà, è mia personale opinione, che questa federazione europea sia più utile ad una pubblicità interna atta a convincere il popolo italiano della bontà delle loro ragioni, facendo passare l’idea che in tutta Europa si sta vivendo lo stesso “dramma” italiano, che per un comune obiettivo.
Si legge:
In base a un accordo siglato recentemente tra diverse sigle sindacali nascerà la Federazione degli imprenditori balneari europei.
Un'iniziativa che conferisce connotazione continentale alle rivendicazioni del settore, per dare più forza negoziale a partire dalla vigente Direttiva Servizi (Bolkestein) che impone le aste per le concessioni demaniali.
Il nuovo organismo sindacale europeo comprenderà Assobalneari Italia, Federturismo Confindustria, la francese Fédération nationale des plages restaurants, la portoghese Federação portuguesa de concesionários de praia e la spagnola Federación de empresarios de playas e, come come detto daFabrizio Licordari, presidente di Assobalneari Italia, servirà a rivendicare a Bruxelles i diritti di chi lavora e investe sulla spiaggia (http://www.europarlamento24.eu)
Questa neonata federazione, possiede un controsenso già nel suo stato embrionale, cosa possono avere in comune i balneatori italiani che si descrivono come un’esclusiva tipicità italiana con i non molti balneatori europei?
Soprattutto i balneatori francesi, a cui la legge transalpina già impone i criteri della Bolkestein e hanno individuato in un periodo lungo 12 anni, la durata massima di una concessione demaniale marittima, cosa avranno da dire ai “cugini” Italiani, detentori del record europeo di occupazione di suolo demaniale?
Come si sentirà il proprietario di uno stabilimento balneare spagnolo( Chiringuitos) quando, con viva soddisfazione, dirà ai suoi colleghi europei di aver ottenuto dal governo un’estensione della durata della propria autorizzazione da uno a quattro anni e al contempo scoprirà che ci sono italiani che detengono stabilmente una o più concessioni dalla metà del Novecento?( Ley de costas n. 22)
Sarei curioso di vedere il viso stralunato dei miei conterranei quando gli verrà spiegato che in Francia, prima ancora di accedere alla gara di appalto per l’aggiudicazione della concessione, ci si deve confrontare con quella che loro chiamano Inchiesta Pubblica. (L’enquête publique - démocratie de proximité di cui alla Loi n. 2002-276 del 27 febbraio reperibile su www.legifrance.gouv.fr- oppure consultare il Code général de la propriété des personnes publiques).
Strumento volto a informare la collettività rispetto all’azione che si intende intraprendere e finalizzato a raccogliere opinioni nonché eventuali contro proposte, così da fornire all’amministrazione procedente tutte le informazioni possibili per l’assunzione di una decisione condivisa.
Ah la democrazia partecipativa, questa sconosciuta!
Suoni di vera e propria ilarità vibreranno nell’aria, quando gli italici “bagnini” scopriranno che, agli amici spagnoli, è vietata la trasmissione degli atti tra “i vivi” e in caso di fallimento il successore potrà subentrare nei diritti e obbligazioni per un solo anno, decorso il quale, dovrà rinunciare alla concessione e ammessa la volontà dell’amministratore di ripristinare lo stato dei luoghi, dovrà reperire i fondi per le demolizioni da un deposito precedentemente creato.
Occhi sgranati e aria sorpresa si ravviseranno alla lettura dell’art. 10 della legge n.226-A/2007, testo in vigore per i colleghi portoghesi, dove si chiarisce senza equivoci che le procedure di selezione dei concessionari devono avvenire su base concorsuale.
Addirittura un’altra nazione adriatica ha recepito i criteri e i principi della direttiva servizi, la Croazia, dove il Maritime Domain and Seaports Act (vigente dal 2002) dedica un intero titolo alla procedura di rilascio delle concessioni ( art. 16,17 e 18) e specifica la gara pubblica come metodo di selezione.
In conclusione, mentre nel resto del continente ci si è preoccupati di recepire quanto indicato dall’Unione Europea e in proposito, si vedano le due comunicazioni della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo COM(1997)744 e COM(2000)547 nonché la Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 30 maggio 2002 relativa all’attuazione della gestione integrata delle zone costiere in Europa (2002/413/CE) , a dimostrazione del fatto che il dibattito sul tema delle concessioni demaniali fosse vivo già molto tempo prima dell’emanazione della Bolkestein nel 2006.
In Italia, al contrario, si è colpevolmente fatto finta di nulla fino al 2010, quando il Governo Berlusconi promise all’Europa di riordinare la categoria in cinque anni, pur di chiudere la procedura d’infrazione aperta nel 2008.
Come tutte le promesse di Berlusconi, ad oggi, nulla è stato fatto e presto o tardi, i balneatori italiani se non si daranno una svegliata dalla false promesse che ricevono puntualmente dai politicanti di turno, riceveranno una brutta sorpresa e il 2016 è quasi arrivato.
Stefano Alessiani
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