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L'Abruzzo e l'Inceneritore. "Rifiuti" o vai avanti?

di Susanna Ciminà
25 minuti

Trasformare i rifiuti in energia conviene. E molto.
Lo dimostra l’ultimo studio firmato da Frost & Sullivan, emblematicamente intitolato “European waste to energy plant market”: un segmento di mercato in esplosione che solo l’anno scorso ha generato un giro d’affari da 4,22 miliardi di dollari. Affari, destinati, nel giro di tre anni, a sfiorare quota 5 miliardi.
L’Italia è sotto la lente: la maggior parte del nostri impianti di incenerimento  è da rinnovare. Siamo giocoforza destinati a diventare “ uno dei mercati più attraenti del Vecchio continente per la produzione di energia dai rifiuti”.
E questo accadrà presto, ora, subito.



Ma cosa sono gli inceneritori?
Per farla semplice, sono impianti il cui utilizzato principe è lo smaltimento di rifiuti mediante  processo di combustione ad alta temperatura (incenerimento, per l’appunto); combustione che restituisce tra i prodotti finali effluenti gassosi, ceneri e polveri.
C’è da dire che oggi, negli impianti più moderni, il calore sviluppato durante la combustione dei rifiuti viene recuperato e utilizzato per produrre vapore, successivamente utilizzato o per la produzione di energia elettrica o come vettore di calore, esempio ne è il teleriscaldamento.
Forse è interessante sapere (con l’obbligo della sintesi poco cara a noi ingegneri) che il teleriscaldamento è un sistema di produzione centralizzato di calore, calore prodotto da una grossa centrale di produzione, che viene distribuito direttamente alle utenze mediante una fitta rete di doppie tubazioni interrate, per poi tornare, “freddo”, alle centrali stesse.
La città di Brescia è stata una tra le prime in Italia a dotarsi, nel 1971, di una centrale e di una rete di teleriscaldamento urbano: oggi Brescia riscalda il 70% dei suoi ambienti abitativi e lavorativi tramite il calore prodotto e distribuito da un’unica grande centrale di teleriscaldamento, centrale che genera il calore da distribuire alla città grazie alla distruzione dei rifiuti.
Invito i più curiosi a fare una “passeggiatina” sul sito: http://www.ilteleriscaldamento.eu/teleriscaldamento_brescia.htm , porta assai sollievo ai portafogli!

Torniamo a noi.
I moderni impianti di tecnologie per il recupero di rifiuti vengono comunemente indicati con il nome di termovalorizzatori.
Tale appellativo seppur diffuso, fa storcere il naso a parecchi, in quanto giudicato poco appropriato ed alle volte fuorviante. I più attenti fanno infatti notare che il termine non viene  mai utilizzato nelle normative europea e italiana di riferimento, nelle quali si parla solo di "inceneritori.
Secondo le più moderne teorie di alcuni, sulla corretta gestione dei rifiuti, infatti, gli unici modi per "valorizzare" un rifiuto sono, in ordine di importanza, il riuso e poi il riciclo, mentre l'incenerimento (anche se con recupero energetico) costituisce semplice smaltimento, da preferirsi solo alla discarica di rifiuti indifferenziati.

I rifiuti di interesse per l’incenerimento.
Non tutti sanno che…le categorie principali e quantitativamente predominanti di rifiuti inceneribili sono:
¥    Rifiuti Solidi Urbani (RSU - art. 184, comma 2 del D.Lgs. 152/2006) come i rifiuti domestici;
¥    Rifiuti speciali (art. 184, comma 3 del D.Lgs. 152/2006): esempio ne sono i rifiuti da attività agricole e agro-industriali.

Vi è poi una grande quantità di rifiuti non inceneribili (classificati "inerti") provenienti da costruzioni e demolizioni: questi costituiscono una percentuale di circa il 25% del totale, pari a circa 30 milioni di tonnellate l'anno.
Prima di procedere all'incenerimento i rifiuti possono essere trattati tramite processi volti a eliminare i materiali non combustibili (vetro, metalli, inerti) e la frazione umida (la materia organica come gli scarti alimentari, agricoli, ecc.).
I rifiuti trattati in questo modo sono definiti CDR (ovvero combustibile derivato dai rifiuti) o più comunemente ecoballe.
La maggior parte degli inceneritori in Italia è della tipologia a griglia.
Questi inceneritori possiedono un grosso focolare, con griglie metalliche normalmente a gradini formate da barre o rulli paralleli su cui viene depositato il materiale da incenerire.
La griglia può essere mobile o fissa e in diverse zone vengono raggiunte differenti temperature che permettono un più graduale riscaldamento.
Oltre alla normale combustione primaria, viene effettuata anche una combustione secondaria, ottenuta con un'ulteriore insufflazione d'aria che genera una notevole turbolenza, permettendo di migliorare il miscelamento aria-combustibile.
Infine, le ceneri prodotte vengono raccolte e raffreddate in vasche piene d'acqua.

Ma quanti sono gli inceneritori in Italia.

In Italia l'incenerimento dei rifiuti è una modalità di smaltimento “ancora non esplosa”, anche a causa dei dubbi che permangono sulla nocività delle emissioni nel lungo periodo e delle conseguenti resistenze della popolazione: la maggior parte dei circa 3,5 milioni di tonnellate di combustibile da rifiuti italiani viene incenerita in impianti del Nord.
E Noi?? Che domanda, noi abbiamo delle fantastiche discariche che per densità di “popolazione” meriterebbero l’appellativo di province.
A Brescia, in prossimità della città, c'è uno dei termovalorizzatori più grandi d'Europa (smaltisce circa 750 000 tonnellate l'anno: il triplo di quello di Vienna), soddisfa da solo circa un terzo, il fabbisogno di calore dell'intera città (1100 GWh/anno).
Recupera dai rifiuti circa 600 milioni di chilowattora elettrici e 750 milioni di chilowattora termici l'anno: i numeri tuonano!

Il termovalorizzatore di Brescia, nell'ottobre 2006 è stato proclamato «migliore impianto del mondo dal WTERT (Waste-to-Energy Research and Technology Council), una associazione formata da tecnici, scienziati ed industrie spalmate a livello internazionale. Da notare che la produzione di RSU della provincia di Brescia è minore della capacità dell'impianto, per cui per far funzionare a pieno regime e quindi in modo efficiente, devono essere reperite circa 200 000 tonnellate l'anno di rifiuti di altra provenienza e/o tipologia.

Oltre a quello di Brescia sul territorio nostrano ci sono 54 inceneritori, i cosiddetti impianti waste-to-energy, per la gran parte progettati secondo la tecnologia a griglie, come d’altronde nel resto d’Europa.
Non sono pochi ma sono vecchi e quindi inquinanti: più di otto su dieci hanno oltre dieci anni di vita. E’ questa la ragione per cui, siamo all’alba di un lavoro di revisione e modernizzazione delle tecnologie per farle rendere di più e farle produrre sempre meno sostanze nocive: “ Le preoccupazioni circa l’aumento del volume dei rifiuti solidi urbani, la riduzione della capacità delle discariche e il considerevole aumento del consumo di risorse – si legge nel rapporto Frost & Sullivan – aiuteranno a sostenere gli investimenti nel mercato europeo degli impianti di termovalorizzazione”.
Per la serie: finché non si farà davvero sul serio con la raccolta differenziata e il riciclo non rimangono molte scelte che bruciare i rifiuti, dopo un’attenta selezione e i trattamenti del caso, per ricavarne quantomeno energia.
Le discariche, infatti come ribadito, esplodono. 




Attualità
E’ mio dovere informare.
Data: 20 giugno 2013 .
Cosa: Incendio all’inceneritore di Paliano e la paura della nube tossica.
Dove: Frosinone.

L’accaduto: Nella notte fra il 18 e 19 giugno 2013 si è sviluppato un incendio all'interno dello stabilimento Acea Aria di Paliano, in località Castellaccio, destinato alla produzione di combustibile derivato da riuti (CDR) - si legge nella nota -. L'incendio ha interessato principalmente la copertura dell' edificio e l'impianto fotovoltaico presente sulla stessa ed i macchinari situati all'interno dell'impianto. L'area dello stabilimento dedicata allo stoccaggio dei rifiuti è invece stata coinvolta in maniera marginale. La nube che si è sviluppata come conseguenza dell'incendio
 è stata originata principalmente dalla combustione della guaina di copertura dell'impianto e dei nastri dei
 macchinari.

L'impianto non era in esercizio - prosegue la nota - al momento dell'incendio. Nel pomeriggio di oggi 
l'incendio è stato domato e la nube in fase di dissolvimento. Sono tuttora in corso gli accertamenti da parte dei Vigili del Fuoco per appurare la natura dell'incendio. A titolo precauzionale, la società ARIA ha attivato, nelle ore immediatamente successive all'incendio, un piano di monitoraggio ambientale specifico, al fine di analizzare i parametri ambientali sensibili afferenti la qualità dell'aria e le eventuali ricadute al suolo nell'area circostante lo stabilimento. «Allarme rientrato» - Lo assicura il sindaco di Colleferro Mario Cacciotti, rimasto tutto il giorno in
stretto contatto con la Prefettura e con l'Arpa Lazio per conoscere i possibili effetti dell'incendio sul
territorio. Cacciotti spiega che «l'episodio non desta preoccupazioni per l'intera l'area. La tempestività degli interventi, con i vigili del fuoco e l'Arpa già sul posto dalle quattro del mattino, avrebbe infatti interrotto sul nascere possibili effetti collaterali indesiderati».

Sull’informazione bisogna essere obiettivi. E’ essenziale la qualità, l’attenzione alla notizia e la non strumentalizzazione.
L’evento di Paliano è stato un’ episodio spiacevole che non deve avere seguito, ma c’è stato, come ci sono stati anche incendi in aperta campagna,  ospedali e discariche….
L’allarme è rientrato. I controlli sono in atto. Le autorità di competenza rassicurano le popolazioni. Gli interventi sono stati tempestivi. Le cause vanno accertate.
Con onestà intellettuale ritengo che non sia giusto, giudicare un evento senza conoscerne la storia. Forse è più giusto attendere i riscontri degli esperti per poi argomentare.
 
L’opposizione delle popolazioni
Quando si parla di inceneritori balzano subito alla mente – questioni semantiche a parte – le vicende di Acerra, in Campania, l’infiltrazione della criminalità organizzata, il caos sulle cosiddette ecoballe, le inchieste, i rischi che in un inceneritore (quello vicino Napoli come qualsiasi altro impianto) possa essere bruciato di tutto: inclusi rifiuti tossici che non dovrebbero finirci.
Anche se “ le emissioni in atmosfera vengono costantemente monitorate” attraverso un sistema di monitoraggio elettronico “ i cui dati vengono letti in tempo reale dall’Arpac”, come si assicura sul sito dell’ Osservatorio ambientale, le polemiche rimangono e gli effetti sulla salute spaventano: “ Gli elevati costi iniziali delle soluzioni waste-to-energy per il trattamento dei rifiuti potrebbero scoraggiare i potenziali investitori  inoltre in passato c'è stata una forte opposizione del pubblico all’installazione di nuovi termovalorizzatori, a causa dei loro effetti potenzialmente dannosi sulla popolazione locale, che ha rappresentato una grossa sfida per lo sviluppo ulteriore del mercato”.
Tuttavia, dice la fotografia di Frost & Sullivan, “ i termovalorizzatori sono sempre più accettati ora che le aziende produttrici stanno costruendo unità moderne che riducono l'inquinamento dell'aria”.
Meno emissioni, più autonomia e più profitti rispetto alle mal gestite discariche nostrane.

Ritengo assolutamente fondamentale porre un accento su un aspetto che spesso, troppo spesso sfugge.
Molti, i più, quasi tutti ragionano in termini di inceneritori costruiti 10 anni fà (per nostra grande sfortuna) alcuni dei quali ancora funzionanti nei termini e nelle modalità di 10 anni fa.
Molti si rifanno quindi, ad analisi ambientali relative a tecnologie ormai obsolete che hanno, attualmente,  un margine di sviluppo pari a zero.
E’ quindi necessaria, una profonda distinzione tra:
-ciò che “è stato” e che necessita di rinnovamento, ad ogni costo;
-ciò che sarà, che dal punto di vista del pericolo ambientale è blindato(le nuove tecnologie permettono oggi di raggiungere valori assai elevati di abbattimento delle emissioni inquinanti).
Ciò che mi preme trasmettere è che la moderna linea di trattamento fumi, a valle del processo di combustione in un inceneritore è assolutamente sicura ed ha un’efficienza di filtrazione di ceneri e particolato elevatissima.
Se non credete alle mie parole, andate pure sul sito dell’a2a(http://www.a2a.eu/gruppo/cms/a2a/it/impianti_reti/termovalorizzazione/termoutilizzatore_brescia/)e visionate pure i rapporti ambientali dell’inceneritore di Brescia.

Concordo sul fatto che tecnologie obsolete, abbiano potuto portare a danni alla salute e che vadano rigenerate se non distrutte, come più volte ribadito, ma sulle nuove, c’è un margine di critica assolutamente trascurabile.
Spesso e ribadisco spesso, si tende a vedere la pagliuzza nell’occhio, ma non la trave.
Sono ben altri i rifiuti che dovrebbero porre serie domande, quelli degli ospedali, per esempio.

Cosa ne pensano le associazioni

Ci può essere una maggiore o una minore efficienza, ma le particelle inferiore ai 2.5 micron non possono essere filtrate e viaggiano per migliaia di chilometri dopo la combustione – ha detto a Greenbiz Massimo Piras di Zero Waste Lazio – “inoltre si tratta di uno smaltimento non solo pericolosissimo dal punto di vista salutare, ma anche economico, perché non conveniente dal punto di vista energetico: bruciare plastica e carta consente di recuperare solo il 20-25 per cento di energia impiegata. Molto più sensato e profittevole recuperare i materiali per trasformarli in nuova materia, mentre bruciare è un affare solo per chi gestisci questi impianti”. Gli risponde, dal lato di chi ritiene ci sia troppo allarmismo sul tema, Daniele Fortini, presidente di Federambiente: “ È evidente come tutti gli impianti attualmente in esercizio in Europa, e parliamo di circa 490 impianti distribuiti su 19 Paesi, siano assolutamente sicuri. Lo dimostra il fatto che le autorità sanitarie non li abbiano chiusi né censurati. Sono monitorati da una pluralità di soggetti, da quelli igienico-sanitari a quelli amministrativo-contabili. È dimostrato, invece, che i più grandi fattori di rischio per la salute umana sono la combustione di fossili sia per i motori a scoppio che per le caldaie di riscaldamento”. 


Mi permetto di aggiungere che il recupero dei vari materiali, non è a costo zero, come spesso si crede, ma, alle volte, ha una spesa tale, da divenire conveniente solo per l’incentivo fornito.
 
Sulle scorie.
Le scorie sono generalmente smaltite in discarica e costituiscono una grossa voce di spesa.
Si segnala che il solo inceneritore di Brescia produce circa 105.000 tonnellate di scorie, che vengono in buona parte (nel 2011 il 100%) riciclate, grazie al recupero di alcuni tipi di metalli (ferro,alluminio, rame, piombo e zinco) e di inerti utilizzabili nell'edilizia.
Solo una percentuale ridotta (0% nel 2011 e comunque negli anni precedenti andava a sostituire ghiaia, materiale più pregiato) finisce in discarica.

I rischi.
Gli aspetti sanitari relativi alle ricadute sulla popolazione di una data attività umana non possono essere valutati solamente sulla base dei valori di emissione al camino (o allo scarico per inquinanti liquidi). In altri termini, fra i valori di emissione e l'effetto sulla salute possono inserirsi altri fattori, direttamente influenzati dalle emissioni ma intermedi fra "emissione" e "salute". Tali inquinanti "intermedi" sono detti inquinanti secondari per distinguerli dagli inquinanti primari direttamente emessi dagli impianti. Risulta ad esempio noto dalla chimica ambientale che alcuni inquinanti di estrema importanza per la salute sono inquinanti secondari (come l'ozono, non prodotto dalla combustione ma generato dall'interazione fra inquinanti primari derivati dalle combustioni e radiazione solare).
Un approccio sanitario completo deve (o dovrebbe) quindi valutare anche gli inquinanti secondari, cosa però molto difficile in pratica. Anche per questo motivo ci si limita pertanto agli inquinanti primari (facilmente rilevabili in quanto misurabili al camino o allo scarico) e, per gli inceneritori, le indagini considerano in primis le diossine ed i metalli pesanti.
A proposito dei dati, appunto strettamente sanitari, si rileva anche il fatto che gli stessi dati epidemiologici per loro natura possono sottostimare o fallire nel rilevare il rischio reale.
Il problema è complesso; sull'errore influisce una buona dozzina di fattori, metodologici o no. Bisogna quindi diffidare dalle Cassandre!
Ma, in questo ambito, gli studi sono controversi e discordanti.
Mi permetto di invitare gli esperti al dibattito.
Riconosco di non essere esperta in questo, quindi, come ogni buon tecnico DEVE fare, taccio sulla possibilità di delineare un pensiero sulla questione,  ma sono ben pronta all’ascolto “intelligente”.

Cosa sono le diossine?
Le diossine sono composti organici tossici, cancerogeni e mutageni per l'organismo umano. Sono poco volatili per via del loro elevato peso molecolare e sono solubili nei grassi, dove tendono ad accumularsi. Proprio per questo motivo tendono ad accumularsi nella catena alimentare e nell'organismo umano per cui anche un'esposizione a livelli minimi ma prolungata nel tempo può recare gravi danni alla salute. Le sorgenti delle diossine sono varie e hanno avuto molte variazioni nel corso degli anni, ed è difficile quantificarne esattamente la rilevanza relativa: gli inceneritori sono comunque una delle fonti maggiori, e vanno tenuti sotto accurata osservazione.
Per quanto concerne l'incenerimento, le diossine vengono prodotte quando materiale organico è bruciato in presenza di cloro, elemento questo, presente in composti organici clorurati come le plastiche in PVC.

Continuo a ribadire che gli impianti tecnologicamente più avanzati presentano un elevato grado di efficienza tale da contenere le emissioni a livelli significativamente inferiori al limite di legge, ma (c’è un ma) bisogna considerare che la legge impone solo delle misurazioni periodiche e non continue sulla produzione di diossina, e che solo in pochissimi impianti italiani è tenuta sotto costante controllo.

Inoltre, le misurazioni, necessarie solo ad assicurare il rispetto della legge, spesso non sono precise e non servono a conoscere l'effettiva emissione in atmosfera. E’ proprio qui che s’inceppa la catena!
La tecnologia c’è, sono le norme a dover essere efficaci.
Torna il vecchio Paradosso italiano: guidare una ferrari con il motore di una cinquecento.

A proposito di diossina, in inceneritori come quello di Brescia la concentrazione di diossina nei fumi è abbastanza bassa da risultare non rilevabile dagli strumenti adottati. Praticamente, le concentrazioni di diossina e degli altri microinquinanti organici nelle emissioni del termovalorizzatore sono dello stesso ordine di grandezza  delle concentrazioni di fondo presenti nell'aria esterna.

Ribadisco che…uno dei principali motivi della differenza tra i risultati dei diversi studi risiede nel diverso arco temporale in cui questi si sono svolti, infatti il fattore di emissione delle diossine da incenerimento si è ridotto di circa 50 volte negli ultimi 15 anni, quindi chiaramente studi degli anni '90 forniscono dati notevolmente diversi da quelli più recenti.

Qualche Considerazione.
Per motivi vari, molto spesso per colpa di pregiudizi, altre volte per colpa di “realtà” imbarazzanti , l’idea di realizzare un inceneritore nel nostro paese, è stata sempre presentata come introduzione di un rischio aggiuntivo per le popolazioni, di conseguenza si è determinata una condizione di monopolio per il sistema delle discariche.
Sia chiaro, la posizione e le considerazioni che faccio sono tutte frutto del buon senso e dell’analisi oggettiva dei fatti, tutto frutto di una profonda umiltà che mi porta ad ammettere che gli inceneritori costruiti anni fà in Italia e le norme a loro relative, non hanno dimostrato attenzione all’ambiente e all’individuo e  si sono meritati, in molti casi, il ruolo di vittima e carnefice.
Sono stati fatti errori che hanno tuonato nell’opinione pubblica, errori che molto spesso hanno avuto grande e “giusta” memoria nelle proteste delle associazioni di categoria...ma oggi si può e si deve ammettere che molte di queste difficoltà sono state superate, che la tecnologia ci ha teso la mano, che la difficoltà è e risiede unicamente nel sistema Italia.

Si sono combinati molti aspetti negativi che hanno creato la situazione in cui ci troviamo oggi. E questo lo dico perché nel momento in cui noi vogliamo incentivare nel nostro paese la direzione del recupero energetico nel pieno rispetto dell’ambiente., dobbiamo immaginare che l’industria attivi investimenti nell’innovazione e nella sperimentazione. Oggi si può, oggi si deve.
Ma fare sperimentazione vuol dire fare sperimentazione. Vuol dire cioè tentare impianti nuovi (e quindi efficienti e sostenibili) per i quali c’è un’attesa, in termini di risultati, ma questi risultati vanno verificati. Se non si fanno queste esperienze non c’è innovazione. Bisogna farlo nell’ambito del maggiore controllo possibile, sotto la sorveglianza di tutti quelli che possono sorvegliare, ma questa cosa va fatta in fretta. Se fosse stato possibile e chiaro realizzare impianti d’avanguardia nel nostro paese, e se fosse stata trasparente l’intenzione e trasparente la risposta, avremmo potuto farlo e non avremmo generato le deviazioni.
Le deviazioni perché si generano? Per aggirare l’ostacolo.

Come ho già ricordato, la procedura a ostacoli ha favorito le discariche, e se ne sono fatte poche rispetto alle molte che si potevano fare, perché questo consentiva un’altissima rendita e consentiva contemporaneamente bassi investimenti.

Noi vogliamo rompere questo circuito, e si rompe in due modi: con norme chiare da un lato, ma consentendo dall’altro all’impresa di investire. Cioè di far funzionare il mercato, di far funzionare il rischio di investimento. Il rischio di investimento funziona se le norme sono molto chiare. Le norme devono essere chiare per tutti. Però dobbiamo uscirne, perché non è possibile immaginare che la musica possa continuare nel modo attuale. E come sta continuando la musica, ancora oggi? Sta continuando senza soluzioni da un lato, e con grande speculazione politica dall’altro.

Abbiamo sotto gli occhi di tutti la connessione tra discariche e mala gestione, tra discariche e degrado urbano. Su questo piano dobbiamo essere franchi tutti, ed assumerci tutti le nostre responsabilità..

Avrei inoltre qualche personale domanda sullo stato dell’arte del panorama dei rifiuti nella nostra regione.
-Quante sono le discariche in Abruzzo e in che stato?
-Chi le gestisce e chi valuta l’impatto ambientale che arrecano?
-A chi vendiamo i rifiuti che non riusciamo a smaltire e a quale prezzo?
-Se la popolazione è in crescita ed il volume dei rifiuti aumenterà esponenzialmente, dove costruiremo le prossime discariche?
-Esiste un piano regionale di gestione dei rifiuti da qui ai prossimi 5 anni? Se si, Qual è? Se no, dove troviamo i soldi per lo smaltimento?
-A Brescia e nei restanti 490 siti europei sono tutti scemi?

Un’idea ….per avere il coraggio di svoltare?
Il centro studi MatER.
http://www.mater.polimi.it/mater/it/ ….

Un’ esempio di realtà questa, che “mira a definire solide basi scientifiche e ad identificare soluzioni tecnicamente ed economicamente percorribili - oltre che sostenibili - ai numerosi temi connessi al recupero da rifiuti.
Senza condizionamenti di carattere ideologico o politico, in modo indipendente dalle aspettative di singoli gruppi di interesse.

Obiettivo fondamentale di MatER è fornire una rappresentazione rigorosa delle tecnologie e delle politiche adottate per il recupero di materia ed energia dai rifiuti, contribuendo ad identificare le scelte più efficaci per una gestione dei rifiuti sostenibile.”

Concludo.
Chi disputa allegando l'autorità, non adopra l'ingegno, ma piuttosto la memoria.
Il progresso “intelligente” è l’unica forma di memoria che può salvarci.

*Susanna Ciminà

Nata a Canzano il 12 Marzo 1987

Laurea in Ingegneria Energetica - Presso Politecnico di Milano - aa 2006-2011

Dottoranda di ricerca in Scienze e Tecnologie Energetiche e Nucleari presso il Dipartimento di Energia del Politecnico di Milano - 2012-2014


 

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Commenti

Molto interessante ma non trovo dati sulla quantità di rifiuti necessari al suo funzionamento.
L'Italia ha un'inceneritore naturale, che funziona da se. Basta con gli aerei buttare l'immondizia imballata dentro il cono dell'Etna, e si risolve il problema discariche, inceneritori , e immondizie.
Grazie ora inizio a capirci qualcosa in più.

Salve gentile Pasquale, la sua osservazione, e' assolutamente pertinente, seppur l'articolo non si propone di essere quantitativo. L'idea e' quella di argomentare un tema con un approccio " diverso", suscitare dibattito, invitare i cittadini a partecipare. E' chiaramente un inizio per presentare un tema " caldo", per cercare di affrontarlo con parole civili, non contiene uno studio di fattibilità . Me ne scuso, ma ho ritenuto necessario prima scrivere, richiamando criteri di oggettività, sul tema, anche per avere delle risposte, delle proposte. Tento ugualmente di risponderle, dicendo che il volume di rifiuti necessario e' strettamente connesso a molti fattori critici, uno fra tutti la taglia dell'impianto. Se non si è fatto uno studio di fattibilità e' difficile stimare quanto lei chiede. Se cerca invece dati su impianti esistenti, la invito ad andare sul sito dell'a2a dove troverà tabulate molto informazioni sensibili sull'inceneritore di Brescia. Se invece, ritiene di necessitare di altre informazioni, mi contatti pure e le fornisco articoli scientifici sul tema.

@Marco Troppo economica come idea, non fa gola a nessuno.
Un buon pezzo. Promossa.
ma perché parlare solo di Brescia???? l' Italia è lunga , possibile che solo i bresciani abbiano trovato l' uovo di Colombo??? non ci credo , in Abruzzo , terra di conquista in questo senso , sono così sconsiderati da voler mettere inceneritori , in pieno centro abitato , in mezzo a coltivazioni protette docg , senza nessuna considerazione per le emissioni , che anche lei dice esserci , chi ci assicura che la nostra SALUTE , in primis non ne risenta?? dobbiamo aspettare i primi sintomi??? , e le nostre produzioni agricole , (tanto curate e apprezzate) oggi si spinge il biologico , con che acqua verranno innaffiate e che polveri si poseranno su di loro ??? addio biologico , gentile dott, ssa mi creda l'Italia non è tutta uguale , quello che va bene/?) al nord , non va al centro e al sud , non esiste termovalorizzatore non nocivo per la salute , come lei ha detto l' unica soluzione per me è riuso e riciclaggio , compostaggio , così aboliamo ecomafie , e ballotini vari
"...finché non si farà davvero sul serio con la raccolta differenziata e il riciclo non rimangono molte scelte che bruciare i rifiuti..." Ecco appunto. Facciamo sul serio e finiamola di girare intorno agli inceneritori, che fanno male. PUNTO. Ma poi di che stiamo a parlare? Di SAMIECO? Della conferenza stampa che Ciminà ha fatto con, udite udite, tre sedicenti esperti in ingegneria ambientale come maurizio brucchi (medico), mauro di dalmazio (avvocato), rudy di stefano (...?). E che c***o ne sanno sti tre di ecologia? Chi sono? Ma davvero crediamo che se uno fa l'assessore all'ambiente, diventa un esperto in scienze ambientali ed ingengeria? Ma fatela finita una volta per tutte. Mi dispiace Ciminà, io non ti credo. Per tua onestà intellettuale avresti dovuto rifiutarti di fare una conferenza stampa così. "Samieco in collaborazione con gli assessorati all'ambiente ed agli eventi del Comune di Teramo" c'è scritto sul sito....che schifezza. Però, chiodi dice che gli inceneritori non fanno male, tancredi dice che sono la conclusione del ciclo dei rifiuti (dimenticando ovviamente che la cenere è tossica e va smaltita in discariche costosissime).... Quindi ci sta tutto il tuo articolo... Perchè Susanna non parli dei fiumi deviati per raffreddare ciò che gli inceneritori bruciano? Basta mi sono stufato. L'Europa dice NO AGLI INCENERITORI, acerra ci insegna, con 50 milioni l'anno solo di manutenzione e 300 circa per costruirlo. Ci vuole CULUTURA nel nostro paese, ce n'è un gran bisogno davvero. La cultura che ci insegna a non sprecare, che ci insegna a riutilizzare, che ci insegna a stare al mondo. E poi, Susanna, a Teramo ce l'abbiamo già l'inceneritore, sta a Carapollo. Prova a spiegarci quanti soldi dovrebbe sborsare il Comune per abbatere quell'ECOMOSTRO. Poi, magari, ne costruiamo un altro. Le discariche devono rimanere VUOTE, ed è un proposito che si ottiene con la CULTURA del riciclo, NON con gli inceneritori.
Gentile Camilo, rispetto la sua opinione, ci tengo SOLO a precisare che non ho fatto alcuna conferenza stampa. Inviterei quindi Lei a riportare informazioni corrette sul mio conto.
vi chiedo siete mai stati vicini a vedere come funzionano questi inceneritori avete mai lavorato per construirli se e si ne possiamo parlare altrimenti sono solo chiacchiere di una citta che non vuole progredire centrale turbo gas a vercelli centrale a alba centrale a sora centrale a termoli centrale a potenza centrale a duino trieste solo in abruzzo non si possono fare a ortona doveva accendere aprile 2011 ancora no dopo aver speso 147 milioni di euro a settembre 3 centrali a piombino scusatemi altre citta non capiscono niente solo in abruzzo tutti ambientalisti se volete lo non publicate
caro pasquale ne occorre circa 100 quintali ora a pieno regime per produrre 100 mega di corrente e acqua bollente per riscaldare case per unraggio di 2 km quadrato
Che bello! Finalmente la verità su un argomento oggetto di tante mistificazioni! Mi preme soltanto fare delle brevi precisazioni: 1) La differenza tra incenerimento e termovalorizzazione (o recupero energetico) è definita puntualmente negli Allegati 1 e 2 della Direttiva Comunitaria n. 98/2008. In breve, si parla di recupero energetico quando l’efficienza del potere calorifero dei rifiuti supera il 65%. In ogni caso entrambe le tecnologie sono raccomandate dalla suddetta Direttiva: l’incenerimento come tecnica di smaltimento (All.1), la termovalorizzazione come recupero (All.2). Tale circostanza è incredibilmente negata, nonostante su tabula, da diversi sedicenti ambientalisti. 2) E’ assolutamente sbagliato mettere in competizione il riuso del rifiuto, la raccolta differenziata e l’incenerimento per la raccolta energetica. Sono esse tecniche assolutamente complementari: alla base di una efficiente valorizzazione energetica vi è una buona raccolta differenziata. 3) Inceneritori e termovalorizzatori sono presenti da decenni in tutti Paesi del nord Europa ed in tutte le Regioni del Nord Italia. Guarda caso tutti territori nei quali non si sente parlare da tempo di emergenza rifiuti. Cara Ing. Ciminà, sarei onorato di conoscerLa e di approfondire questi temi. Paolo Tancredi
Gentile Paolo Tancredi, mi preme il ringraziarLa per l'intervento, per l'aver partecipato a questo dibattito, per aver dato voce alla politica che non può e non deve sottrarsi a questi temi. Ho meditato un pò prima di rispondere alle sue note, e mi permetto di fare degli appunti. La Direttiva Comunitaria n. 98/2008, che ho prontamente consultato mi fornisce queste definizioni: _____________________________________________________________________ 11) «raccolta differenziata»: la raccolta in cui un flusso di rifiuti è tenuto separato in base al tipo e alla natura dei rifiuti al fine di facilitarne il trattamento specifico; 13) «riutilizzo» qualsiasi operazione attraverso la quale prodotti o componenti che non sono rifiuti sono reimpiegati per la stessa finalità per la quale erano stati concepiti; 15) «recupero» qualsiasi operazione il cui principale risultato sia di permettere ai rifiuti di svolgere un ruolo utile sosti­tuendo altri materiali che sarebbero stati altrimenti utiliz­zati per assolvere una particolare funzione o di prepararli ad assolvere tale funzione, all’interno dell’impianto o nel­l’economia in generale. L’allegato II riporta un elenco non esaustivo di operazioni di recupero; 17) «riciclaggio» qualsiasi operazione di recupero attraverso cui i materiali di rifiuto sono ritrattati per ottenere prodotti, materiali o sostanze da utilizzare per la loro funzione ori­ginaria o per altri fini. Include il ritrattamento di materiale organico ma non il recupero di energia né il ritrattamento per ottenere materiali da utilizzare quali combustibili o in operazioni di riempimento. 19) «smaltimento» qualsiasi operazione diversa dal recupero an­che quando l’operazione ha come conseguenza secondaria il recupero di sostanze o di energia. L’allegato I riporta un elenco non esaustivo di operazioni di smaltimento. __________________________________________________________________ Questo per dire che dal punto di vista della Direttiva, non sono tecniche assolutamente complementari, ma hanno definizioni che alle volte si compenetrano e come dice lei, NON SEMPRE è possibile metterle in competizione. E' importante anche sottolineare che la normativa negli Allegati 1 e 2 non fà cenno alla distinzione tra inceneritori e termovalorizzatori, ma elenca in modo puntuale le operazioni di smaltimento e quelle di recupero. Tra quelle di smaltimento presenta l'incenerimento in terra e mare e tra quelle di smaltimento presenta la possibilità di utilizzare i rifiuti come combustibile o come altro mezzo per produrre energia. In merito a quest'ultima (quindi operazione di recupero) si fà una postilla che recita: _______________________________________________________________________ "gli impianti di incenerimento dei rifiuti solidi urbani sono compresi solo se la loro efficienza energetica è uguale o superiore a: — 0,60 per gli impianti funzionanti e autorizzati in conformità della normativa comunitaria applicabile anteriormente al 1o gennaio 2009, — 0,65 per gli impianti autorizzati dopo il 31 dicembre 2008 _______________________________________________________________________ Quindi sono gli impianti di incenerimento ad essere considerati operazione di recupero se l'efficienza energetica supera il 60 o 65% a seconda della data di autorizzazzione. Mi perdonerà, ma ci tengo a sottolineare (perchè è corretto farlo) che la differenza tra i 2 termini (inceneritore e termovalorizzatore), non viene dalla Direttiva, che come ho scritto nell'articolo fà riferimento solo agli inceneritori, ma dalla "pratica". Mi spiego meglio. Un inceneritore (come giustamente scritto da lei) è un impianto per lo smaltimento dei rifiuti che prevede la distruzione degli stessi tramite un processo di incenerimento. Nel corso del tempo, l'ottimizzazione ha permesso di rendere sfruttabile il calore della combustione dei rifiuti, generando energia elettrica e dando così vita al termine “termovalorizzatore“. In definitiva con termovalorizzatore si intende un impianto per lo smaltimento di rifiuti solidi tramite l’incenerimento degli stessi e lo sfruttamento del calore sprigionato dalla combustione per generare energia elettrica. Questioni semantiche a parte, sarò ben lieta di incontrarLa.
TANA LIBERA TUTTI!!! Tana a Susanna che fa l'assist a tancredi sui duepunti!!! Ma di cosa ca**o state a parlare? "onorevole", risponda sul trattamento delle ceneri prodotte dagli inceneritori. "onorevole", ci spieghi su quali basi lei, sfancula completamente tutta la macchina organizzativa europea che parla di riciclo e raccolta differenziata. "onorevole", ci racconti UNA, almeno una cosa che lai ha fatto per Teramo ed il suo territorio. "onorevole", ci spieghi.... Ecco perchè i vertici della classe dirigente teramana si stanno tutti spostando verso un altro "onorevole", e la stanno lasciando solo. Ciminà, non ha risposte o commenti in merito alle mie domande....che tana che ho fatto Giancà!!! Gli inceneritori, costruiteveli in giardino. Lasciateci perdere. tancredi il pdl è finitio...mo co chi ti ricicli???...o ti incenerisci?

Scusa Camilo, a parte il tuo linguaggio che non condivido, perchè le cose vanno dette con educazione, perchè non hai fatto anche tana al link postato da Gagliano, che è contro l'inceneritore?
IIo ho una mia opinione, ma farò di tutto perchè le altre possano esistere per mettere in dubbio il mio pensiero. Buona tana.

Camilo, io rispondo volentieri alle domande, il problema è che il Suo intervento NON le contiene. Volevo essere elegante nel non farglielo notare, ma se insiste, allora le chiedo di provare a leggere la sequenza dei suoi post. 1)Alla domanda delle sue fantasiose illazioni sulla Conferenza le ho già risposto, è male informato, io non ho tenuto nessuna conferenza, a Teramo. Mi dimostri il contrario. L'unica domanda recita: "Perchè Susanna non parli dei fiumi deviati per raffreddare ciò che gli inceneritori bruciano?" Non le ho risposto, semplicemente perchè non argomento aspetti che non ho prima verificato e che quindi non conosco bene. Verificare significa leggere, studiare, capire, andare in loco. Purtroppo non sono riuscita a farlo nell'immediato, causa altri impegni, ma non tema che le risponderò. Per il resto, mi spiace ma un dibattito civile non ha i suoi toni. Le sue ingiurie, sul mio conto iniziano a starmi strette. Se vuole risposte, parli cum grano salis, e parli di cose di cui può portare dimostrazione, non per lo "sentito dire". Quando parlo, ho coscienza di quello che dico, non perchè me l'hanno suggerito ma perchè faccio leva sulla formazione e sulle esperienze di ricerca che affronto ogni giorno, da 7 anni. Io rispondo, ma a domande. Domande puntuali ed educate. Se non ho gli strumenti per farlo, lo dico e non ho problemi a farlo. Il mio grande Professore, mi ha cresciuta con la consapevolezza che il riconoscimento dei "limiti" è la più grande forma di intelligenza.
Mi interessa sviluppare un dibattito consapevole, in cui ogni opinione abbia rispetto e dignità. Per fare questo bisogna, però, sgombrare il campo da menzogne, pregiudizi e suggestioni create ad arte. Quante volte avete sentito che l'Europa è contro l'incenerimento e la termovalorizzazione anche da fonti autorevoli? É FALSO! Anzi è l'esatto opposto della verità come si evince dalla direttiva 98 che é la fonte normativa principale in materia di ciclo integrato dei rifiuti. Un'altro tormentone di molti ambientalisti, ma anche di qualche pm, è la tesi secondo la quale noi, appartenenti al fronte del SÌ, parliamo di termovalorizzazione o recupero energetico per addolcire la pillola rispetto ad una tecnica che invece è puro e semplice incenerimento dove la produzione di energia è residuale e comunque dovuta in gran parte a combustibili additivi e non alla capacità calorifica del rifiuto. Anche qui la 98 mette un punto chiaro: se il rifiuto contribuisce a meno del 65% della produzione di energia allora l'incenerimento viene catalogato come smaltimento, comunque ammesso, anzi, preferito ad altri tipi di smaltimenti tipo la discarica; se invece si utilizza una tecnologia che supera quel 65% allora si può parlare di recupero o di recupero energetico o, a mio parere, di termovalorizzazione (ammetto, ingegnere, che si tratta di un mio salto logico). Altra tesi senza senso, contro la quale mi indigno, è quella secondo la quale con la raccolta differenziata ben fatta non ci sarebbe bisogno di discariche e tantomeno di incenerimento; questo è un argomento sul quale non basterebbe un convegno ma mi limito a due domande: 1) conoscete un posto al mondo dove questo avviene? 2) il secondo principio della termodinamica è ancora valido?
Grazie anche a chi gentilmente ospita questo dibattito Paolo Tancredi
Riceviamo dall’europarlamentare Andrea Zanoni (I.d.V.) e pubblichiamo volentieri. Il Parlamento europeo ha approvato un rapporto sulle linee guida del prossimo programma ambientale Ue. Previsto il divieto di incenerimento dei rifiuti a vantaggio del riciclaggio. Passa anche un rapporto sulla tutela della biodiversità. Zanoni (IdV): “Misure concrete per arrestarne la perdita. I rifiuti devono diventare una risorsa”. http://gruppodinterventogiuridicoweb.wordpress.com/2012/04/20/stop-agli… E mo tacete
Un grazie a Camilo Cienfuegos per aver fatto emergere la "vicinanza" della scrivente l'articolo con la filiera di "valorizzazione energetica". I due passaggi in cui.. dialogano sono da antologia.. A dire il vero date la numerosità di inesattezze e false verità (per usare un eufemismo) nell'articolo era gioco facile unire i puntini. Bello lo stile dello stimolare il dialogo.. A breve invierò alla redazione una mia risposta punto su punto.
Mi perdoni, ma non capisco perchè stiamo tirando in ballo il secondo principio della termodinamica, temo che non c'entri molto con il tema del dibattito (anche se ho perfettamente capito a cosa si riferisce). Mi perdoni, ma preferisco parlare con termini semplici, perchè è il contesto a richiederlo e perchè tutti e dico TUTTI possano partecipare. Non ha senso alzare il tiro, anche perchè la termodinamica la conosco molto bene, visto che è tema dominante del mio dottorato di ricerca. Mi sembra invece interessante dire che....in Europa sono stati studiati diversi programmi d’azione per l’ambiente che hanno posto al centro dell’attenzione il tema dei rifiuti e promosso una serie di normative di settore finalizzate al raggiungimento di una maggior tutela ambientale e della salute umana. Una delle ultime direttive attuate dall’Unione Europea risale al 19 Novembre 2008 (direttiva CE n°98/2008) la “Direttiva quadro sui rifiuti”. Attraverso questo atto gli Stati Membri hanno disciplinato le caratteristiche che dovrà avere il processo di gestione dei rifiuti con il fine di generare un equilibrio generale partendo da approcci tipicamente disomogenei a livello nazionale. Questa fonte normativa, nello specifico, stabilisce un quadro giuridico per il trattamento dei rifiuti all’interno della Comunità Europea lungo tutto il ciclo di vita, dalla produzione allo smaltimento, ponendo l’attenzione sul recupero ed il riciclaggio. Dal 19 Novembre 2008 gli Stati Membri hanno il compito di seguire una gerarchia di priorità nell’adozione delle diverse misure di trattamento dei rifiuti:  prevenzione; preparazione per il riutilizzo;  riciclaggio; recupero attraverso il recupero energetico, la termovalorizzazione, il compostaggio, ecc; smaltimento in discarica. Questa gerarchia in cui sono definite le priorità di trattamento del rifiuto rappresenta la linea guida per le nazioni europee e il punto di riferimento, quindi, anche per l’Italia. Ricapitolando: La strategia adottata dall'Unione Europea è stata inizialmente recepita in Italia con il D.lgs. Ronchi del '97 (abrogato e sostituito con il D.lgs. n° 152/06 Parte IV) ed affronta la questione dei rifiuti delineando le priorità delle azioni all'interno di una logica di gestione integrata del problema. Queste ultime sono descritte nella predetta parte IV con gli articoli 180 e 181, mentre l’ordine di priorità è definito dall'art. 179: -Criteri di priorità - Art. 179 o privilegiare lo sviluppo di tecnologie pulite; o ideare e mettere in commercio prodotti che non contribuiscano o diano un contributo minimo alla produzione di rifiuti e all'inquinamento; o migliorare le tecnologie industriali per eliminare la presenza di sostanze pericolose nei rifiuti; o garantire un’azione attiva delle amministrazioni pubbliche nel riciclaggio dei rifiuti e loro utilizzo come fonte di energia. -Prevenzione della produzione di rifiuti - Art. 180 o realizzare una corretta valutazione dell'impatto ambientale di ogni prodotto durante il suo intero ciclo vitale; o creare capitolati di appalto che considerino l'abilità nella prevenzione della produzione di rifiuti; o promuovere accordi e programmi sperimentali per prevenire e ridurre la quantità e pericolosità dei rifiuti; o attuare il D.lgs. n° 59 del 18 Febbraio 2005 e la direttiva 96/61/CE specifica per la riduzione e prevenzione integrate dell'inquinamento. -Recupero dei rifiuti - Art 181 o favorire il riutilizzo, il reimpiego ed il riciclaggio; o produrre materia prima secondaria attraverso il trattamento dei rifiuti stessi; o favorire attraverso misure economiche e capitolati nelle gare d'appalto il mercato dei prodotti reimpiegati; o utilizzare i rifiuti per produrre energia attraverso un recupero energetico realizzabile ad esempio con i processi di gassificazione ed incenerimento. Con la Direttiva Europea del 19 Novembre 2008 gli Stati Membri hanno il compito di seguire una gerarchia di priorità nell’adozione delle diverse misure di trattamento dei rifiuti:  prevenzione della produzione: adozione di misure prese prima che una sostanza, un materiale o un prodotto possa divenire rifiuto;  recupero: qualsiasi tipologia di operazione il cui principale obiettivo sia quello di permettere ai rifiuti di svolgere un ruolo utile alla società;  riciclaggio: qualsiasi tipologia di operazione di recupero attraverso cui i materiali di rifiuto sono ritrattati per ottenere prodotti, materiali o sostanze da utilizzare per la loro funzione originaria o per finalità differenti;  recupero energetico: produzione di energia attraverso specifici trattamenti del rifiuto;  smaltimento: ricorso alla discarica. IN CONCLUSIONE: - GERARCHIA DELLE PRIORITÀ : Prevenzione Preparazione al riutilzzo Riciclaggio Recupero energetico Smaltimento Quindi, se il primo livello di attenzione è rivolto alla necessità di prevenire la formazione dei rifiuti e di ridurne la pericolosità, il passaggio successivo riguarda l'esigenza di riutilizzare i prodotti e, se non è possibile il riutilizzo, di riciclare i materiali. Infine, solo per quanto riguarda il materiale che non è stato possibile riutilizzare o riciclare e per il sottovaglio, si pongono le due soluzioni del recupero energetico tramite sistemi a freddo o a caldo, come la bio-ossidazione (aerobica o anaerobica), la gassificazione, la pirolisi e l'incenerimento oppure l'avvio allo smaltimento in discarica. Anche in una situazione ideale di completo riciclo e recupero vi sarà, quindi, una percentuale di rifiuti residui da smaltire in discarica o da ossidare per eliminarli e recuperare l'energia. Da un punto di vista ideale il ricorso alle discariche indifferenziate dovrebbe essere limitato al minimo indispensabile, ciononostante, la carenza di efficaci politiche integrate di riduzione, riciclo e riutilizzo fanno dello smaltimento in discarica ancora la prima soluzione applicata in Italia ed in altri paesi europei. Il fatto che ho scritto l'articolo argomentando sugli inceneritori, non vuol dire che denigro le altre modalità, che godono, rispetto, all'incenerimento, di priorità 1. Il discorso è sottile e diverso: l'incenerimento è una possibilità oggi percorribile. L'articolo sta parlando in modo civile di una delle possibilità. Senza scartare le altre. Possiamo affrontare il discorso del riciclo e del riuso in modo puntuale e scientifico senza problemi, ma anche lì, non crediate che sia tutt'oro quello che luccica. La società società ideale non esiste, esiste però la possibilità di tendere ad essa ...in modo civile.
San Francisco centrerà l'obiettivo "Rifiuti Zero" nel 2020. http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=nDkpYS3zr9U (Parte I) http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=Vbw9ClqxXmY (Parte II) Le ragioni del SI' a soluzioni alternative alla discarica ed all'incenerimento. Da 9:10 della seconda parte le motivazioni -NON ideologiche ma di buon senso- della contrarietà all'ipotesi dell'incenerimento dei rifiuti (v. soprattutto parte finale). Quanto ai toni ed ai modi del dibattito, ritengo che ognuno abbia il diritto di esprimere il proprio punto di vista, argomentando con metodo, razionalità e pacatezza. E' un elemento di ricchezza.

"Quanto ai toni ed ai modi del dibattito, ritengo che ognuno abbia il diritto di esprimere il proprio punto di vista, argomentando con metodo, razionalità e pacatezza. E' un elemento di ricchezza."
Fantastico....grazie Enrico.

Buongiorno Gentile Enrico, lei mi dà l'occasione per sottolineare che i video che Lei ha pubblicato avevo avuto modo di visionarli e conoscerli attraverso MaTER, che è appunto la proposta che ho fatto a fine articolo per l'Abruzzo. Se infatti si và a curiosare sul sito si trova che hanno pubblicato un interessante rapporto .... _______________________________________________________________________ Il portale della Commissione Europea “Science for Environment Service” (Scienza per un Servizio Ambientale) ha pubblicato un articolo sullo “Zero Waste Index” (Indice Rifiuti Zero) usato dai ricercatori per misurare le performance di gestione dei rifiuti di tre città che ambiscono a diventare città a rifiuti zero: Adelaide (Australia), San Francisco (USA) e Stoccolma (Svezia). Lo studio condotto dai ricercatori vuole dare un metodo per valutare le performance delle città in merito ai rifiuti che producono e gestiscono. I ricercatori hanno spiegato la loro idea di “rifiuti zero”, che non significa solo nessuno smaltimento in discarica, ma è considerato un modo per non utilizzare le risorse naturali. Infatti, i risultati di questo studio hanno mostrato che la migliore performance dell’indice rifiuti zero è stata assegnata alla città con il più alto recupero di materiali. Così San Francisco ha ottenuto 0,51 punti, con 609 kg di rifiuti pro capite (carta, vetro, plastica, organico e rifiuti urbani indifferenziati), mentre Stoccolma, che ha prodotto solo 480 kg pro capite, ha ottenuto il punteggio più basso: 0,17 punti. Questo perché Stoccolma produce meno rifiuti, ma utilizza molto l’incenerimento, mentre San Francisco, anche se produce la più alta quantità di rifiuti pro capite (paragonato alle altre due città), recupera circa la metà dei suoi rifiuti urbani, in modo da non utilizzare materie prime. In questo modo possiamo dire che questo nuovo Indice Rifiuti Zero quantifichi i materiali che possono essere riutilizzati al posto delle materie prime e calcoli anche l’energia e l’acqua risparmiate e le emissioni di gas serra evitate. Può darsi che in futuro questo Indice Rifiuti Zero possa essere applicato anche per i rifiuti non urbani. La ricerca completa è stata pubblicata sul Journal of Cleaner Production (Doi: 10.1016/j.jclepro.2012.11.041.). _____________________________________________________________________ Ed io sarei davvero felice se questa fosse una ricerca percorribile per i Nostri territori.... ma la fotografia della situazione è allarmante ed è davvero difficile effettuare un cambio di rotta, seppur l'europa ci sta provando...vi riporto il passaggio. ____________________________________________________________________ La Commissione Europea ha redatto un piano d’azione (Roadmap) per la gestione dei rifiuti urbani nell’Italia meridionale e nel Lazio. Tale documento si è reso necessario dopo la pubblicazione della relazione della Commissione Europea “Screening of waste management performance of EU Member State” (luglio 2012): sulla base di 18 indicatori è stata stilata una classifica dei Paesi europei in termini di gestione dei rifiuti urbani: l’Italia si colloca al ventesimo posto, anche a causa delle disparità presenti tra Nord e Sud. Oltre alla Roadmap, la Commissione Europea ha pubblicato anche un Factsheet che mostra lo stato di fatto della gestione dei rifiuti urbani nel Sud Italia e nel Lazio. Da questo documento emerge che nel Sud Italia sono state prodotte nel 2010 (secondo il rapporto di ISPRA 2012) 10.348.000 t di rifiuti, (pari a 495 kg/abitante) che sono stati trattati come: -circa 10% riciclaggio -meno 10% compostaggio; -poco più 10% termovalorizzazione -poco meno 70% discarica Inoltre, nel Sud Italia, a fronte di un conferimento dei rifiuti in discarica del 66%, la relativa tassa varia tra i 10 €/t e i 25 €/t: una prima raccomandazione è quindi di aumentare tale tassa di smaltimento, in modo da rendere non più economicamente conveniente il conferimento in discarica. Sarebbe anche auspicabile, sempre secondo la Roadmap, utilizzare parte degli introiti della tassa per promuovere la raccolta differenziata (65% di RD era l’obiettivo al 2012). Un’altra misura proposta è l’introduzione del sistema PAYT (Paghi quanto butti), per prevenire la produzione dei rifiuti. Naturalmente, affinché le misure siano efficaci è necessario anche migliorare i controlli e favorire l’applicazione dei piani di gestione dei rifiuti attraverso la cooperazione tra le regioni (dal momento che i piani di gestione dei rifiuti sono sviluppati a livello regionale o provinciale). Infine, sarebbe utile riuscire a utilizzare meglio i fondi europei per sviluppare infrastrutture alternative per la gestione dei rifiuti. Oltre alle misure proposte, sono stati individuati dalla Commissione Europea anche alcuni problemi che riguardano nello specifico il Sud Italia e il Lazio: di seguito si riportano alcune tra le soluzioni proposte. Per esempio, per il rispetto dell’obbligo di trattamento dei rifiuti da conferire in discarica si suggerisce di introdurre dei nuovi impianti TMB (trattamento meccanico biologico) e di sperimentare impianti per il recupero dei materiali. Per aumentare i quantitativi di rifiuti a RD, riciclaggio e compostaggio sono necessarie campagne di sensibilizzazione e di informazione dei cittadini. Per superare la difficoltà a localizzare i siti di trattamento/smaltimento rifiuti, occorre affrontare la sindrome NIMBY (Non nel mio giardino) attraverso l’aumento dell’accettazione sociale. Sul fronte dei costi di gestione, che ad oggi non sono del tutto coperti, si potrebbero stabilire associazioni inter-comunali per la gestione dei rifiuti. Infine, per risolvere il problema del conferimento illegale dei rifiuti speciali e pericolosi negli urbani, una soluzione sarebbe l’implementazione del sistema SISTRI di tracciabilità dei rifiuti, istruendo anche le autorità locali su come gestire correttamente i dati e sensibilizzando i cittadini circa l’importanza di separare correttamente i rifiuti. _____________________________________________________________________ Come ho scritto ieri e come ribadisco oggi, non esiste LA soluzione, bisogna aver però l'intelligenza di conoscere e vagliare tutte le scelte percorribili, per poi intraprendere quella che meglio risponde alle esigenze del territorio.
Leggendo l'articolo posso dire che Susanna mi sembra una ragazza molto in gamba, preparata e sicuramente mossa da ottime intenzioni, proprio per questo l'invito a riflettere su una questione chiave: secondo te la tecnica è neutrale? Scrivere una articolo imbevuto della propria cultura tecnico-scientifica significa essere neutrali? Non porsi questo quesito e dare per scontate che le proprie conoscenze siano frutto di riflessioni oggettive è per lo meno fuorviante. Ne ho letti di articoli di scienziati pro ogm, negazionisti del riscaldamento climatico, pro carne agli ormoni, pro nucleare ecc. Tutti tecnocrati neutrali naturalmente ma al servizio di entità non neutrali. La visione della società, la morale sono assenti da queste riflessioni e quando questo succede la tecnica diventa pericolosissima. Chi finanzia il centro studi MatER? A quale apparato produttivo sono utili le tue riflessioni? Viviamo in un mondo dove alla scienza è stato impedito di fare il suo corso a causa dell'irrazionalità delle persone e quindi si tratta di rimettere in riga un ordine oggettivo, o forse alla base di tante opposizioni ci sono differenti visioni morali ed etiche che svelano l'illusione dell'oggettività della tecnica? Questo è il sale del rapporto tra politica e tecnica che non puoi come scienziata non considerare. Io moralmente combatto il sistema degli inceneritori non solo perchè la combustione di materie prime non mi sembra una cosa sostenibile a livello ambientale, ma perchè è l'ennesimo settore dove soggetti economici interessati solo al profitto nel breve si getteranno come pescecani comprando con le loro disponibilità i politici come hanno sempre fatto. Utilizzeranno le tue riflessioni che aspirano alla neutralità per favorire un modello economico e sociale non neutro! Mentre eticamente mi convince di più un sistema che aspiri a coinvolgere e responsabilizzare le persone a differenziare, recuperare, riciclare e soprattutto a diminuire la produzione dei rifiuti, per una crescita civile e una complessiva difesa del nostro ambiente che io considero un bene comune non mercificabile. E' una strada più lunga, problematica e meno remunerativa nel breve e quindi non appetita da Hera, A2a, acegas, iren ecc. che quindi si guardano bene da finanziare centri di ricerca che sviluppino una tecnologia al servizio di questa visione alternativa come invece fanno per il tuo MatER. E se la mia e quella di tanti altri è una convinzione etica e politica, oltretutto appoggiata da fior fior di ricerche e riflessioni scientifiche opposte alle tue, allora la tua visione tecnocratica non ha nessuna di speranza di convincermi. Guarda quello che sta succedendo in Europa oggi, c'è una tecnocrazia al potere formatasi nelle principali università del mondo che sta imponendo ricette basate sull'austerità ritenute oggettive e neutrali che in realtà stanno soffocando la democrazia e impoverendo milioni di persone cioè sta portando a risultati diametralmente opposti a quelli a cui dovrebbe aspirare un governante. E' il sogno della tecnica che si trasforma in un incubo!
Gentile Gennaro, son ben felice di rispondere alle sue domande e la ringrazio per l'aver impreziosito l dibattito con le sue considerazioni. In merito a Mater. La mia intenzione vive assolutamente nella trasparenza, se ho lasciato un link della proposta, certamente mi aspetto che chiunque vada a curiosare (tra l'altro su mio invito) e vada anche a leggere che: Il Centro Studi e Ricerche MatER (Materia ed Energia da Rifiuti) è una struttura di recente formazione nata su iniziativa del LEAP (Laboratorio Energia e Ambiente Piacenza) e del Politecnico di Milano. Attualmente riunisce: •2 Dipartimenti del Politecnico•Federambiente •A2A S.p.A. •Veritas S.p.A.•Veolia Servizi Ambientali S.p.A. •Iren S.p.A. (ex Enìa) •Hera S.p.A. •Acegas-Aps S.p.A.•Asia-Napoli S.p.A. Obiettivi del centro studi MatER: •Raccogliere, diffondere e condividere le corrette informazioni sul tema della gestione dei rifiuti •Fungere da punto di riferimento scientifico nazionale nel settore del recupero di materia ed energia dai rifiuti •Identificare le migliori tecnologie disponibili per il trattamento e la gestione dei rifiuti •Promuovere ed eseguire studi sul tema del recupero di materia ed energia dai rifiuti Attività del centro studi MatER: •Monitoraggio e raccolta dati sull’evoluzione delle tecnologie •Realizzazione di collegamenti e occasioni di confronto tra i vari attori •Promozione di strategie e politiche sostenibili per la gestione dei rifiuti •Definizione di posizioni scientifiche sulla gestione dei rifiuti •Organizzazione di eventi •Esecuzione di studi e ricerche correlate Se mi permette, io propongo un centro di ricerca, di cui conosco la serietà dei componenti senza alcun fine ultimo, anche perchè, non lavoro con loro ed anche perchè se non si chiede aiuto ad un centro di ricerca specializzato in TUTTA la gestione dei rifiuti (dal riciclo al riuso etc...) a chi dobbiamo appellarci? E non la convince la mia proposta, sono ben pronta a ascoltare la sua, ma la prego..una proposta concreta e non solo improntata sul "si dovrebbe fare". Ho più volte ribadito che la mia non è LA soluzione, ma una percorribile. Avrei piacere ad ascoltarne altre, ma concrete! Lei poi scrive: "secondo te la tecnica è neutrale? Scrivere una articolo imbevuto della propria cultura tecnico-scientifica significa essere neutrali? " Tento di risponderLe. Sarò concisa. No, la tecnica non è affatto neutrale. La neutralità, a mio parere, non è una virtù in questi casi, almeno non sempre. E' spesso necessario prendere delle decisioni e le decisioni necessitano di una scelta. Le scelte non possono essere neutrali per definizione, perchè prevedono sempre o un cambiamento di rotta o un perseverare nello stato iniziale, ma, ad ogni modo, non ti permettono di vivere nella neutralità. L'aver trattato un tema, descrivendolo e l'aver proposto un metodo, non vuol dire essere neutrali ed io non ho mai sostenuto di esserlo. Se mi permette, farei un'altra considerazione, ovvero: è la scienza oggettiva? Vede, su questo aspetto, molto spesso mi sono interrogata e credo di aver trovato una chiave di risposta che brevemente le espongo. La scienza teoretica è tra le discipline la più oggettiva, perchè fortemente legata alla fisica dei fenomeni, alla natura, perchè fornisce leggi, leggi nate da sperimentazioni, teorie che hanno resistito per secoli, verità ...e verità non sempre dimostrabili (infatti le ho scritto che è la scienza PIU' oggettiva NON oggettiva e basta!). Altro discorso è la scienza applicata, che se concede, mi piace definire tecnica. Quest'ultima è, a mio avviso, fortemente legata all'uomo che la mette in pratica servendosi di modelli. Il modello, di fatto, per quanto aderente al fenomeno, non lo riproduce mai in modo esatto, c'e' sempre quell'errore ineliminabile, quella perdita di informazioni legata alle ipotesi che gli hanno dato vita. Un modello è frutto di scelte razionali e quanto più oggettive, ma non neutrali. Un modello è legato in parte anche alla libertà. Secondo una concezione non solo kantiana, la libertà è una condizione formale della scelta che, quando si tramuterà in atto, in azione concreta, risentirà necessariamente dei condizionamenti che le vengono dal mondo reale, sottoposto alle leggi fisiche necessitanti, o da situazioni determinanti di altra natura. Altro punto. Nel mio articolo non ho fatto tecnocrazia, non c'è nessun legame con la politica, nessun "imbevimento" di sapere, c'è solo una consapevolezza, quella stessa consapevolezza di cui Benigni ha spesso parlato: "la bellezza è cominciata quando qualcuno ha iniziato a scegliere". Nell'articolo si sta sollecitando una scelta, attraverso un dibattito. Io non conosco la risposta al problema, io non detengo la scelta, ho avuto solo l'onere e l'onore di condividere alcune mie conoscenze, di perfezionarle attraverso il dibattito, di provare a conoscere l'opinione di quanti si rifanno ad altre ricerche. E poi... “La libertà viene scolpita a colpi di martello sull'incudine della discussione, del dissenso e del dibattito.” HUBERT HORATIO HUMPHREY
Grazie Susanna per i chiarimenti, avevo letto il suo intervento come un tentativo di far passare le sue riflessioni come oggettive invece giustamente lei ha scelto una visione ben determinata ed è quindi portatrice di un punto di vista partigiano. L'importante è esserne consapevoli. Come ho scritto in precedenza anche io ho scelto, ho scelto di appoggiare chi porta avanti una visione dello smaltimento dei rifiuti diametralmente opposta a quella portata avanti da lei ovvero: ridurre la produzione dei rifiuti, educare ad una cultura del recupero, riciclare il più possibile e poi lavorare per fare in modo che i materiali indifferenziabili scompaiano dal mercato attraverso accordi con le imprese produttrici. Due visioni inconciliabili, una verticistica, basata su grandi impianti, controllati da grandi soggetti economici, strettamente collegato con il ceto politico locale spesso comprato e con i cittadini attori passivi; l'altra che invece punta a responsabilizzare i cittadini che il pianeta è finito ed anche le risorse e che quindi il problema rifiuti si risolve anche dalle nostre scelte quotidiane, scegliendo prodotti con pochi imballaggi, recuperando il più possibile, impegnandosi a differenziare ecc. Un approccio dal basso sicuramente meno remunerativo per i soggetti economici e per il codazzo di politici. Infine mi permetto di dirti che il suo non vedere il legame tra le sue riflessioni e la politica è, mi permetto, una posizione che pecca di ingenuità. Il suo intervento su questo blog è già un atto politico nel senso che entrere in uno spazio di discussione pubblico invitando a scegliere tra visioni diverse di un problema che riguarda la nostra comunità è entrare in ambito politico. Infatti le ha subito scritto, entusiasta, un politico. Questo quindi non è un problema tecnico bensì politico (in senso alto naturalmente), etico, riguarda la visione della società che abbiamo in mente. Ecco perchè ho rimarcato tanto il concetto di tecnocrazia. Il problema non è trovare una soluzione tecnica più efficace di un'altra ma scegliere un modello desiderabile che convinca le persone e la comunità e poi dopo chiamare i tecnici a dare gambe a questo modello. Non è un problema di confronto tra teorie scientifiche.
Gennaro, Lei ha praticamente ribaltato le mie affermazioni e cosa più grave ha tratto delle conclusioni, in cui non mi riconosco assolutamente. E' buona norma, in un dibattito, esprimere la propria opinione senza dedurre le conclusioni degli altri, soprattutto se non si riesce ad intercettarle. Bisogna essere lineari nelle risposte, altrimenti si innescano confusioni. Se rilegge con attenzione il mio commento, capirà che FORSE non ha affatto inteso il mio punto di vista. Io la mia proposta l'ho fatta, la invito ora a fare la sua. Mi hanno insegnato che fare una proposta vuol dire, fare una proposta. Se lei crede di essere furbo nel prendere le mie parole, riformularle a modo suo, e trarre delle conclusioni errate, da confrontare con le sue per risultare il "migliore", sbaglia. Quella non è una proposta, è un modo non troppo carino, per avere ragione, senza avere argomenti. Altro punto. Io ho scritto che nel mio articolo NON è presente la politica, perchè è una sorta di tema argomentativo, descrittivo, fotografa una situazione. Chiaramente l'argomento, il tema, è politico, come tutti gli argomenti che riguardano la comunità. Ma questa non è una scoperta da EUREKA. D'altra parte la prima definizione di "politica" (dal greco πολιτικος, politikós) risale ad Aristotele ed è legata al termine "polis", che in greco significa città, la comunità dei cittadini; secondo il filosofo, "politica" significava l'amministrazione della "polis" per il bene di tutti, la determinazione di uno spazio pubblico al quale tutti i cittadini partecipano. Mi spiega come pensa di realizzare un progetto, di gestione di rifiuti "intelligente", senza coinvolgere chi coordina la comunità? Mi spiega come lo "sceglie un modello desiderabile che convinca le persone e la comunità " come dice lei, senza un'analisi puntuale della situazione? I modelli li legge in internet? Pensa che si possa coordinare un'attività di riciclo, soli? Chi gli fornisce gli spazi per farlo? I mezzi? I soldi? Sull'educazione al riuso, ha ragione, ma è una questione etica, morale...non prevedibile, nè facilmente controllabile. La parola riuso, non sopporta l'imperativo! Ogni situazione ha delle condizioni al contorno particolari, che non vanno valutate con gli ideali, ma vanno studiate, approfondite, argomentate. Personalmente, non riesco ad immaginare come si possa "convincere le persone e la comunità" come dice lei, senza avere dati alla mano concreti, studi di fattibilità, analisi strutturare sul territorio. Le ricordo che viviamo in Italia. La invito a guardare cosa pensava Montanelli a proposito dell'Italia e degli italiani. http://www.youtube.com/watch?v=KBt_mtaU6rs Buona Serata.
Articolo molto ben scritto e con argomentqzioni serie e supportate da dati tecnico-scientifici che lasciano poco spazio a chi questi mezzi non li possiede come leggo in alcuni commenti piuttosto isterici. Eviterei di dare patenti politiche agli argomenti sviluppati dall'ing. Ciminà. Bene che un politico del territorio voglia conoscere per saperne di più. Egli è certo che farà il bene della comunità che lo elegge essendo consapevole che un termovalorizzatore gli sopravviverà. La politica è un'arte nobile ed è positivo che voglia fare cose positive. Colgo l'occasione per mettere a disposizione un mio terreno che ritengo adatto allo scopo.
Vorrei tanto sapere cosa pensa il pd riguardo a tutto l'argomento!!!
L’articolo e le considerazioni che stanno emergendo portano davvero alla luce aspetti salienti di una questione complessa e che tocca tutti. Dato che lavoro nel campo delle telecomunicazioni non ho elementi tecnici altrettanto validi da aggiungere all’articolo e alle varie voci intervenute nel dibattito però posso portare la mia esperienza concreta di cittadina e madre che ogni giorno tenta di riutilizzare e riciclare il più possibile, al fine di evidenziare quali sono gli attuali limiti/freni della possibilità di riciclare senza aver bisogno di smaltire o incenerire. Un esempio semplice e concreto: uno dei maggiori impatti per la raccolta deriva anche dai pannolini sintetici (derivati dal petrolio) che i bambini piccoli dei paesi industrializzati utilizzano almeno nei primi due anni di vita. Sono rifiuti che non sono facili da smaltire. Un bambino mediamente consuma per i primi due anni di vita 5 pannolini al giorno: 5 pannolini = 1-2 Kg di rifiuti X 365 giorni X 2 anni fa circa 700-800 kg di rifiuti a bimbo che moltiplicati per i bimbi al disotto dei due anni in Italia ci può dare la vertiginosa idea di quanto impatto essi abbiano. Quando è nata mia figlia ho fatto una scelta di cui sono orgogliosa. Sono tornata ai pannolini di stoffa (che ci sono ancora e sono convenienti) e nei casi di emergenza ho utilizzato pannolini biodegradabili. Mi hanno preso in giro tutti ma io sono andata avanti e posso dire con soddisfazione che mia figlia ha utilizzato in due anni gli stessi trenta pannolini di cotone che successivamente ho passato ad altre due amiche con bimbi piccoli, oltre a questi però ho consumato circa 5 pannolini biodegradabili al mese per due anni e forse una sessantina di pannolini non biodegradabili. Quindi seppur attenta a non produrre rifiuti indiscriminatamente qualcosa ho prodotto e quel qualcosa è in parte finito nell'inceneritore vicino Milano (dove lavoro) e in parte è finito nelle discariche abruzzesi (sono originaria di Teramo dove torno spesso). Tra i due destini che hanno avuto le due parti dei rifiuti che ho dovuto ahimé produrre sicuramente mi duole di più la parte di pannolini che sono finiti in discarica. Ecco un esempio semplice semplice per capire concretamente con che cosa abbiamo a che fare. Come smaltire quella quota di rifiuti se non in discarica o in un inceneritore? Aggiungo che ho provato a diffondere questa pratica, ma potete immaginare l’esito. Per fortuna ci sono buoni esempi come il comune di Torino che regala buoni sconto per acquistare kit di pannolini lavabili per i nuovi nati al fine di incentivare nuove pratiche nella cittadinanza e abbattere l’impatto di questo tipo di rifiuti nella raccolta (http://www.provincia.torino.gov.it/ambiente/rifiuti/programmazione/eco_…) Ora dico: ognuno di noi guardi il suo sacchetto dell’immondizia e cerchi di rendersi consapevole che ciò che ci mette da qualche parte va a finire…io ho fatto una scelta che mi è costata impegno e costanza e non ha sicuramente salvato il mondo però se tutti ci rendessimo protagonisti di questo tipo di azioni forse alla fine produrremmo così pochi rifiuti che per tutto il paese sarebbero più che sufficienti gli inceneritori-termovalorizzatori che già ci sono. Per ora ciò non avviene anzi la produzione dei rifiuti sembra essere drammaticamente in crescita. Quindi o cambiamo tutti ma radicalmente oppure ci rassegnamo ad avere discariche maleodoranti o termovalorizzatori nelle vicinanze. La via dello smaltimento non è ancora eliminabile a priori e le valutazioni dell’articolo ci impongono a prenderne atto. I miei timori più grandi si aggirano attorno a questioni che non governiamo direttamente, legate al come vengono gestite tutte le questioni legate allo smaltimento. Articolo in quattro punti: Salute/Costi/Contesto/legalità (mi muovo in un ambito non mio dato che lavoro nel campo delle telecomunicazioni per cui faccio alcuni parallelismi con le analisi che si possono fare anche nella mia area per..quindi mancherò sicuramente di competenza, perdonatemi in anticipo se pecco di ingenuità). Salute – termovalorizzatori e valori nei limiti di legge Sappiamo tutti che avere valori di emissione nei limiti di legge non vuol dire che non siamo soggetti a rischi. Vuol dire che i rischi ci sono ma sono accettabili. Questo vale per diverse questioni ad esempio lo smog oppure l’inquinamento elettromagnetico per esempio prodotto da antenne o elettrodotti. Siamo esposti a diversi livelli di rischio e a un certo punto si stabilisce una soglia di tolleranza ma comunque il rischio c’è e non è detto che alla lunga ne potremmo rimanere danneggiati anche se il livello è nei limiti di legge. Ma questo è un discorso che vale per moltissime cose con cui veniamo quotidianamente a contatto: il cellulare che quotidianamente utilizziamo, per lo smog che respiriamo, l’inquinamento da caldaie... Va capito se a livello di salute è più rischioso esporsi a questo rischio o continuare a perforare il territorio per seppellirci i rifiuti non riciclabili. Sono valutazioni che si possono quantificare e probabilmente è stato già fatto. Questo aiuterebbe molto a maturare comportamenti consapevoli e appoggiare scelte coerenti. Qui occorre chiedere agli amministratori locali perché comincino a fornire rapporti dettagliati sui rischi benefici delle varie alternative. Per esempio studi epidemiologici in Campania hanno mostrato l’aumento di tumori a causa delle discariche e aumenti vertiginosi di sostanze tossiche nel latte materno… Costi di realizzazione di un inceneritore per la collettività Ipotizziamo che gli indicatori di rischio ci diano gli elementi per ritenere la scelta del termovalorizzatore preferibile ad altre. Per fare un impianto del genere il costo si aggira intorno alle centinaia di milioni di euro. Conviene avviare questa spesa o è preferibile potenziare/migliorare altri impianti collocati nel centro Italia La lombardia ha circa 10 milioni di abitanti l’abruzzo meno di 2 milioni. La produzione di rifiuti in Abruzzo riuscirebbe a essere tale da farci rientrare nell’investimento? Brescia ha dimostrato che ciò è possibile ma se guardiamo un caso recente, il progetto dell’impianto per la città di Parma si evidenzia una situazione allarmante: sono stati gonfiati i numeri dall’azienda che ha l’appalto (inchiesta di “Piazza pulita”) per far risultare l’impianto un investimento profittevole…in realtà l’impianto risulterebbe in perdita, cioè non smaltirebbe una quantità di rifiuti sufficienti alla resa effettiva proposta (a meno di rinunciare alla raccolta differenziata), quindi il minor costo dello smaltimento rifiuti verrebbe annullato dai costi di costruzione e manutenzione impianto (maggiori a 200 milioni di euro), costi che quindi che ricadrebbero sulla cittadinanza sotto forma di tasse e finirebbero nelle mani dell’impresa di smaltimento partecipata da diversi soggetti molto influenti. http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/07/02/parma-sigilli-al-cantiere-de… Inoltre in Emilia esistono altri 8 impianti e quindi questo sembrerebbe davvero solo una speculazione delle aziende interessate a mettere le mani su questo affare. Non sono contraria a priori a un termovalorizzatore come quello di Brescia purché si valutino anche i costi e ritorno degli investimenti per capire se nel lungo periodo l’impresa si sostenga o risulti svantaggiosa se comparata ad esempio al costo di altre scelte come quella di conferire ciò che non è riciclabile in altri impianti o di potenziare/modernizzare gli altri impianti. http://it.wikipedia.org/wiki/Inceneritori_in_Italia Contesto Mettiamo infine che i primi due indicatori siano positivi. Progetto a bassissimo rischio e investimento recuperabile anzi profittevole e utile per la collettività. Occorre riflettere sul contesto, come già ricordato nell'articolo e nel dibattito. Il progetto di Brescia è espressione di un contesto politico sociale particolare e diverso dal nostro. Come sottolinea il titolo dell’articolo “Abruzzo Rifiuti o vai avanti” a Brescia questo bivio è già stato ampiamente superato: sono state prese decisioni politiche che sono state maturate in seno a un gruppo sociale consapevole della strada o reso consapevole e che quindi si applica anche sulle altre pratiche con molto impegno (riciclaggio): questo connubio di buona gestione e buon impiego dell’innovazione e delle risorse del territorio lo ha trasformato in un esempio virtuoso di questo paese in Europa. Se andiamo però ad Acerra abbiamo esattamente il caso opposto. L’impianto ha problemi e le infiltrazioni malavitose sicuramente non danno garanzia su ciò che viene incenerito. E l’Abruzzo dove si colloca tra questi due estremi? Occorre avere una classe dirigente di qualità, capace di portare avanti il progetto sul territorio e noi abruzzesi dobbiamo crescere molto in attenzione verso l’ambiente e il territorio. Questa mia affermazione è dolorosa ma quando attraversano l’autostrada A4 vedo il termovalorizzatore di Brescia noto che intorno tutto è estremamente curato e anche architetturalmente è di grande effetto. Quando passo per l’A14 tornando da Pescara o quando viaggio sulla Teramo-mare, vedo il desolante spettacolo offerto dalle discariche alcune per giunta prossime ai corsi d’acqua (Senza contare che sulle nostre strade interne speso i rifiuti sono gettati alla rinfusa sulle scarpate e nei fossi). Questo subito dà l’idea di due facce di un paese e non sapete da abruzzese quanto ciò mi dolga. Non lo faccio un caso nord sud. Si deve considerare caso per caso, città per città. Milano, in cui ora vivo, mostra una cura del territorio pessima ma qui entrano in gioco fattori quali il radicamento sul territorio che i bresciani conservano e che a Milano mancano…ma non voglio divagare. Torno a bomba per dire quanto ancora dobbiamo camminare per esprimere al meglio le nostre qualità civili. Siamo messi meglio di altri ma per progetti di ampio respiro come un inceneritore o di processi avanzati di recupero e riciclo dei rifiuti occorre riportare a casa i talenti creando opportunità di ricerca e lavoro, finanziano le università nel territorio, l’educazione dei cittadini sulle tematiche ambientali fini dai primi anni di scuola e svegliarci un po’ tutti e scegliere davvero comportamenti responsabili prima di negare che vengano fatte proposte sensate o che tali proposte alla fine risultino irrealizzabili non per nocività ma per incapacità. Legalità Il timore più forte però è quello della legalità legato alle infiltrazioni malavitose nel business dei rifiuti. E questo fattore inficia tutti gli altri. La salute perché sappiamo che la malavita utilizza discariche e anche gli inceneritori per conferirci anche ciò che non si deve lì conferire, i costi perché si crea un giro di denaro che va a vantaggio di pochi e non viene reinvestito nella collettività, il contesto perché vanifica tutti gli sforzi di una collettività che si emancipa. Purtroppo se fotografiamo oggi la situazione in Italia il business dei rifiuti in Italia sembra essere nelle mani di pochi e con moltissimi legami con la malavita. Molti articoli ci mettono in guardia sui guadagni milionari dei signori della spazzatura, quali Cerroni e Di Zio, come evidenziano inchieste di repubblica: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2013/03/08/…http://files.meetup.com/7882352/Rodolfo%20Di%20Zio.pdf Questi fatti uccidono: uccidono l’impegno civile, la ricerca scientifica e il benessere della collettività, l’ambiente unico in cui viviamo e che dobbiamo tutelare. Occorre essere vigili, consapevoli, denunciare altrimenti saremo sempre vittime e anche complici. Certo a volte io personalmente mi sento veramente impotente di fronte a un sistema di dimensioni così spropositate ma non per questo rinuncerò a differenziare, riciclare, riutilizzare, a pretendere chiarezza nella gestione di ciò che non si può riciclare. Concludo quindi dicendo: Termovalorizzatore ok se davvero non possiamo utilizzare/potenziare gli altri, ma che sia affidato a persone competenti e sia scevro da speculazioni e da infiltrazioni malavitose. Altrimenti finiremo dalla padella nella “brace”…