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Buon compleanno, Vate

di Maria Cristina Marroni
3 minuti

Martedì 12 marzo Gabriele D’Annunzio compirà 150 anni, ma ha ancora la freschezza e l’energia di un ventenne.
Soffermarsi su un singolo libro del Vate sarebbe insufficiente a rendere conto della sua personalità poliedrica che ha marchiato a fuoco la storia d’Italia prima e più ancora che la letteratura.
La sua vita fu condita con tutti gli ingredienti che la resero un piatto invitante e prelibato: eroismo, passione, lusso. “Vivere ardendo e non bruciarsi mai”.
Realizzò eventi bellici divenuti leggendari, senza mai venir meno alla propria ispirazione di poeta e di scrittore, mentre edificava una vita da dandy inventando lussi faraonici, uno stile inimitabile, pose bizzarre, motti arguti.

Visse passioni patriottiche, sodalizi intellettuali, eccessi di ogni tipo che configurano un caleidoscopio di avvenimenti, in ciascuno dei quali è possibile leggere la cifra di uno spirito sopraffino che infuse adrenalina, arte e raffinatezza nell’Italia di inizio ‘900, senza mai disgiungere ogni slancio con un’incoscienza, un ardore e una vigoria che non scemarono mai fino alla morte nel 1938.
Al suo fuoco si bruciarono molte donne, il Vate infatti era irresistibilmente affascinante e aveva la capacità di far sentire anche la donna più ordinaria una creatura celeste. Le amanti sperimentarono una passione travolgente e assoluta, a cui seguì nondimeno un dolore lacerante nel momento dell’inevitabile abbandono. La contessa Giuseppina Mancini subì addirittura uno squilibrio mentale. La trasgressiva e magnifica Alessandra di Rudinì Starabba invece trascorse gli ultimi giorni della propria vita in un convento. La relazione con

Maria Gravina, che era già madre di quattro figli, costò al poeta una condanna a cinque mesi di reclusione per adulterio. L’idillio più noto e duraturo fu senz’altro quello con l’attrice Eleonora Duse, la Divina, che contribuì con le sue interpretazioni a diffondere la fama dell’artista in Europa e oltreoceano.
Nelle pagine di D’Annunzio non puoi pensare di trovare un tiepido sole, ma fiammate seducenti. La sua forza è inesauribile e non cessa di stordire il lettore che vi si accosti, con una capacità inedita e strabiliante di “dire l’ineffabile, scolpire il vento, dipingere il brivido, rendere il fruscio della luce, il palpito dello splendore, di dare con le parole l’odore di una foglia, il sapore di una fonte, la verità di un fiore che rumina la luce”.

In D’Annunzio le parole servono a suggerire quello che le parole stesse non potrebbero mai esprimere: irradiazioni di effluvi, visioni, immagini, sensazioni e suoni, diventate esse stesse invenzioni liriche.
Le pagine del poeta comunicano un senso euforico e un’ebrezza tali che sembra “di assistere a delle belle nozze dove un mago non cessa di tramutar l’acqua in vino, i vetri in incorruttibili zaffiri”.
Ciò che Oscar Wilde scrisse di sé è in realtà molto più acconcio a D’Annunzio: “Nella vita ho messo il mio genio, nelle mie opere solo il talento”.


 

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Commenti

Lo si può amare o detestare,ma egli non lascia mai indifferenti. Analisi piacevole ma,se mi permette,incompleta perche' trascura il legame del Poeta con il fascismo, unico neo di D'Annunzio.

Rimani! Riposati accanto a me.
Non te ne andare.

Io ti veglierò. Io ti proteggerò.

Ti pentirai di tutto fuorchè d'essere venuto a me, liberamente, fieramente.
Ti amo. Non ho nessun pensiero che non sia tuo;

non ho nel sangue nessun desiderio che non sia per te.

Lo sai. Non vedo nella mia vita altro compagno, non vedo altra gioia

Rimani.
Riposati. Non temere di nulla.

Dormi stanotte sul mio cuore...

Grazie Vate....

"..........SI MISE A COPRIRLA DI BACI RAPIDI E LEGGERI , LA MANO CHE ARDEVA, QUEL POLSO CHE BATTEVA FORTE..." vale più di ogni altro commento, o no? immenso ; ma come avrà fatto a mettere insieme queste belle parole!?!!. finalmente parliamo di un abruzzese, un grande.vorrei ricordare che sono tanti gli scrittori e poeti abruzzesi che hanno dato voce alla nostra regione....e ....meritevoli di essere recensitii come ovidio ( ars amatoria) il più grande poeta latino, nato 2000 anni fa a sulmona. ignazio silone (fontamara!), ennio flaiano, che considerava l'amore unica salvezza dell'uomo moderno.e poi john fante, pascal d'angelo "il poeta della pala e del piccone" e perchè no il nostro fedele romani di colledara con il suo capolavoro breve ma prezioso scrigno di memorie dal titolo "colledara":
Gentile Sig. Antoine, la ringrazio molto per la sua attenzione. Ho volutamente tralasciato il discorso sul fascismo, perché meriterebbe di essere oggetto di una riflessione più approfondita. Buona domenica.
Gentile Sig. Aznavour, sono talmente concorde con Lei che la mia tesi di laurea ha avuto per oggetto Ennio Flaiano, di cui prometto di occuparmi presto su questo spazio. "Fortissimamente volli" allora che si trattasse di una delle perle della mia Terra, di questo Abruzzo "forte e gentile", che ha prodotto frutti squisiti. Il satiro solitario prevalse allora sul Vate. La ringrazio per l'attenzione e Le auguro una buona domenica.
"La pioggia nel pineto" è una delle poesie più suggestive della nostra letteratura, insieme ai "Sepolcri"e "Al canto notturno di un pastore errante dall'Asia" (almeno per me, ma la poesia è molto soggettiva). Riporto una parte del testo per rileggerla insieme: Taci. Su le soglie del bosco non odo parole che dici umane; ma odo parole più nuove che parlano gocciole e foglie lontane. Ascolta. Piove dalle nuvole sparse. Piove su le tamerici salmastre ed arse, piove sui pini scagliosi ed irti, piove su i mirti divini, su le ginestre fulgenti di fiori accolti, su i ginepri folti di coccole aulenti, piove su i nostri volti silvani, piove su le nostre mani ignude, su i nostri vestimenti leggeri, su i freschi pensieri che l’anima schiude novella, su la favola bella che ieri t’illuse, che oggi m’illude, o Ermione. (...) Piove su le tue ciglia nere sì che par tu pianga ma di piacere; non bianca ma quasi fatta virente, par da scorza tu esca. E tutta la vita è in noi fresca aulente, il cuor nel petto è come pesca intatta, tra le palpebre gli occhi son come polle tra l’erbe, i denti negli alveoli son come mandorle acerbe. E andiam di fratta in fratta, or congiunti or disciolti ( e il verde vigor rude ci allaccia i melleoli c’intrica i ginocchi) chi sa dove, chi sa dove! E piove su i nostri volti silvani, piove su le nostre mani ignude, su i nostri vestimenti leggeri, su i freschi pensieri che l’anima schiude novella, su la favola bella che ieri m’illuse, che oggi t’illude, o Ermione. E per chi volesse ascoltarle:http://www.youtube.com/watch?feature=fvwp&NR=1&v=ADZOO8ZO8y8
Questa estate sono tornato al Vittoriale Riporto qui due scritte: la prima, riportata nella Stanza del Mascheraio, mi sembra attuale e perfetta per Culatello Bersani "Al visitatore: teco porti lo specchio di Narciso? Questo è piombato vetro, o mascheraio. Aggiusta le tue maschere al tuo viso ma pensa che sei vetro contro acciaio" la seconda, all'ingresso, la considero eterna: "Io ho quel che ho donato"
Confrontate il titolo del quotidiano "Il Centro" di oggi, questo pezzo è di due giorni fa. Ma un po' di originalità no?
Poesia magistrale: VOGLIO UN AMORE DOLOROSO Voglio un amore doloroso, lento, che lento sia come una lenta morte, e senza fine (voglio che più forte sia della morte) e senza mutamento. Voglio che senza tregua in un tormento occulto sien le nostre anime assorte; e un mare sia presso a le nostre porte, solo, che pianga in un silenzio intento. Voglio che sia la torre alta granito, ed alta sia così che nel sereno sembri attingere il grande astro polare. Voglio un letto di porpora, e trovare in quell’ombra giacendo su quel seno, come in fondo a un sepolcro, l’Infinito.
La sua voce scandita, metallica, e insieme carezzevole dava di per se' una sensazione analoga a quella che suscitan le sue liriche piu' prestigiose: di trasognamento... Miracoloso era il suo potere d'adattamento alla persona che per improvvisa simpatia eleggeva e a cui voleva piacere: non falsandosi, ma estraendo dalla sua molteplice natura quel che in essa v'era di consono a quella dell'interlocutore; ponendo certo in quella operazione un'arte non minore di quella ch'e nelle sue piu' venuste pagine: ma arte, non artifizio, non istrionismo. Obbedienza al ritmo scelto per quel dato colloquio, ma ritmo suo; attenzione vitale, creazione dal profondo, musica. TOM ANTONGINI, Vita segreta di Gabriele d'Annunzio. Milano, Mondadori, 1938
Memento audere semper