Strappi ce ne sono stati anche a Teramo e non pochi.
Ora ci vorranno centinaia di sarti per tentare di ricucirli e anche il PD teramano dovrà diventare una sartoria.
A parte quanti sono saliti sopra Renzi e il renzismo come fanno le zecche saltando sopra i cani e si preparano a traslocare su un altro cane accorgendosi che quello al quale si sono attaccati è ormai esangue, i piddini in buona fede, e sono tanti, capiscono che tutto è perduto se non si corre ai ripari.
Anche a Teramo c’è stata una valanga di no e qualche “smarronata” ha aggravato il peso della sconfitta, carbonizzando le castagne che erano ancora buone, non molte. Adesso ci vorrà qualcuno capace di mettere la mano sul fuoco togliere le pochissime che si sono salvate.
Certo è che, se dopo il fallimento completo della seconda giunta Brucchi, alla conquista del PD al palazzo di città si apriva un’autostrada, anche se non si riusciva a intravedere chi avrebbe manovrato il volante e guidato l’auto.
Dopo la sconfitta referendaria e gli strappi interni l’autostrada è diventata un viottolo di campagna, dal tracciato insidioso per le troppe buche che metteranno a repentaglio non solo gli ammortizzatori ma l’intero assetto del veicolo.
Sarà arduo, ora, trovare un candidato appena appena presentabile, anche perché è stato fatto il solito, tradizionale, errore, di non preparare e costruire per tempo una candidatura valida, magari all’interno dello stesso gruppo consiliare.
I lacchè convertitisi al renzismo nella prima, nella seconda e ancor più quelli dell’ultima ora annaspano e vedono crollare sogni di gloria, candidature vincenti e incarichi di prestigio.
Adesso dovranno tornare a remare per non far affondare la barca, sporcarsi le mani con l’unto e con il grasso al quale non erano più abituati, infarinarsi come capita a chiunque sia costretto a frequentare i mulini. La destra non può gloriarsi di nulla.
Nemmeno del no, che in fondo, soprattutto a Teramo, non è stato una loro vittoria, ma un vittoria del popolo che ha votato.
Il no che vince non fa resuscitare il post-brucchismo e alla fine anche il gattismo non sarà che un flebile miagolio.
Peccato che il grillismo a Teramo abbia finora solo “berardineggiato” e “cardelleggiato”, rivelandosi il nulla del nulla, più che da qualche altra parte. Così, povera Teramo, nello stato agonizzante in cui si trova credo che non saprà a che santo votarsi. Il popolo teramano voterà, farà ballottaggi, e alla fine qualcuno che si insedii al palazzo di città si troverà.
Ma di che spessore e valore?
Faccio una proposta provocatoria: il prossimo sindaco estraiamolo a sorte!
Commenta
Commenti