Sette anni.
Lunghi, pieni di ricordi, invasi dal dolore.
A volte pervasi dalla rabbia.
Sentimenti dei cittadini dell'Aquila ma anche dei tanti italiani.
Poi ci sono i pensieri di chi vuole santificare il lavoro svolto, di chi vuole demonizzarlo.
Raramente una via di mezzo.
Il terremoto del 2009 ha devastato un'intera città.
Da allora la politica cittadina si misura, giustamente, sulle capacità di riuscire a percorrere quel lungo e difficoltoso percorso che porta alla normalità.
Ma il tutto e subito è una chimera.
Il ritorno al passato è pia illusione.
Un sano realismo spesso non si avverte.
Per L'Aquila, la sua ricostruizione in sette anni sono stati spesi 4,4 miliardi di euro.
Finanziamenti e interventi strutturali tutti certificati.
Se il flusso dei finanziamenti resta costante entro i prossimi quattro anni si finanzia tutta la ricostruzione della città terremotata, del centro e delle frazioni.
Mancano all'appello diversi miliardi di euro ma c'è l'impegno del Governo di sostenere il territorio.
Chissà se gli aquilani lo capiscono, se hanno il coraggio di confrontarsi, non dico con il Belice o l'Irpinia, dove lo Stato non è stato capace di un intervento ragionato, ma con l'Umbria, dove i tempi dell'intervento sono stati di molti anni più lunghi.
E che bisogna guardare il bicchiere mezzo pieno lo dice anche un aquilano doc, noto fotografo cittadino, a costante contatto con la realtà socio politica della sua città: scrive Raniero Pizzi su facebook <Il nostro problema è il nichilismo tutto aquilano del "é tutto fermo">.
Case destinate alla rottamazione.
E' evidente. <Ma il discorso è un altro. Al di là dell'avversione verso quel progetto, va ricordato il motivo perché fu realizzato, nel 2009 – racconta ancora Raniero Pizzi ( foto copertina) - Quel progetto, seppur faraonico, ha però avuto il pregio di convincere una popolazione terrorizzata a non mollare, a non scappare, a tentare di rimanere e ricostruire qualcosa qui.
Cosa sarebbe accaduto se all'epoca ci si fosse presentati con l'unica alternativa pronta ad essere realizzata in quel momento, ovvero il progetto container, nessuno oggettivamente può dirlo.
Si possono solo fare delle elaborazioni, delle ipotesi.
Col mezzo miliardo risparmiato L'Aquila sarebbe stata ricostruita?
Ovviamente no, è questione di matematica, visto che il cratere ha complessivamente 12 miliardi di danni, e quindi si sarebbe potuto riparare solo un 24esimo dei danni.
Il mezzo miliardo di risparmio valeva quindi il rischio di una fuga dei più abbienti verso altri lidi?>. L'Aquila dopo sette anni è questa.
Fatta di aquilani che non hanno mollato, che hanno avuto la forza, il coraggio di gridare, di resistere.
Basta campagne elettorali sui morti, sulle macerie.
Trascorriamo questo 6 Aprile nella memoria di chi non c'è più.
Non abbandoniamo ogni progetto che mira a migliorare la quotidianità dei giovani, cerchiamo di trovare strade che creino occupazione, che diano speranze ai ragazzi. Il resto, il piangersi addosso, non serve più. Fabio Capolla
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