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6 Aprile 2016: L'Aquila si ricostruisce dal ricordo

5 minuti

Sette anni.
Lunghi, pieni di ricordi, invasi dal dolore.
A volte pervasi dalla rabbia.
Sentimenti dei cittadini dell'Aquila ma anche dei tanti italiani.
Poi ci sono i pensieri di chi vuole santificare il lavoro svolto, di chi vuole demonizzarlo.
Raramente una via di mezzo.
Il terremoto del 2009 ha devastato un'intera città.
Da allora la politica cittadina si misura, giustamente, sulle capacità di riuscire a percorrere quel lungo e difficoltoso percorso che porta alla normalità.
Ma il tutto e subito è una chimera.
Il ritorno al passato è pia illusione.
Un sano realismo spesso non si avverte.
Per L'Aquila, la sua ricostruizione in sette anni sono stati spesi 4,4 miliardi di euro.
Finanziamenti e interventi strutturali tutti certificati.
Se il flusso dei finanziamenti resta costante entro i prossimi quattro anni si finanzia tutta la ricostruzione della città terremotata, del centro e delle frazioni.

Mancano all'appello diversi miliardi di euro ma c'è l'impegno del Governo di sostenere il territorio.
Chissà se gli aquilani lo capiscono, se hanno il coraggio di confrontarsi, non dico con il Belice o l'Irpinia, dove lo Stato non è stato capace di un intervento ragionato, ma con l'Umbria, dove i tempi dell'intervento sono stati di molti anni più lunghi.
E che bisogna guardare il bicchiere mezzo pieno lo dice anche un aquilano doc, noto fotografo cittadino, a costante contatto con la realtà socio politica della sua città: scrive Raniero Pizzi su facebook <Il nostro problema è il nichilismo tutto aquilano del "é tutto fermo">. 

In questi giorni le accuse più evidenti riguardano il cosiddetto Progetto Case, che comincia a presentare segni di usura con la caduta dei balconi.

Case destinate alla rottamazione.
E' evidente. <Ma il discorso è un altro. Al di là dell'avversione verso quel progetto, va ricordato il motivo perché fu realizzato, nel 2009racconta ancora Raniero Pizzi ( foto copertina) - Quel progetto, seppur faraonico, ha però avuto il pregio di convincere una popolazione terrorizzata a non mollare, a non scappare, a tentare di rimanere e ricostruire qualcosa qui.
Cosa sarebbe accaduto se all'epoca ci si 
fosse presentati con l'unica alternativa pronta ad essere realizzata in quel momento, ovvero il progetto container, nessuno oggettivamente può dirlo.
Si 
possono solo fare delle elaborazioni, delle ipotesi.
Col mezzo miliardo risparmiato 
L'Aquila sarebbe stata ricostruita?
Ovviamente no, è questione di matematica, visto 
che il cratere ha complessivamente 12 miliardi di danni, e quindi si sarebbe potuto riparare solo un 24esimo dei danni.
Il mezzo miliardo di risparmio valeva quindi il 
rischio di una fuga dei più abbienti verso altri lidi?>.   L'Aquila dopo sette anni è questa.
Fatta di aquilani che non hanno mollato, che hanno avuto la forza, il coraggio di gridare, di resistere.
Basta campagne elettorali sui morti, sulle macerie.
Trascorriamo questo 6 Aprile nella memoria di chi non c'è più.
Non abbandoniamo ogni progetto che mira a migliorare la quotidianità dei giovani, cerchiamo di trovare strade che creino occupazione, che diano speranze ai ragazzi.                                                                   Il resto, il piangersi addosso, non serve più.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                     Fabio Capolla

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Commenti

"Container" È esattamente la parola peggiore per la dignità di chi ha subito una tragedia come gli Aquilani. È stata evitata, come giustamente riconosce Raniero Pizzi, come è stato evitato il ripetersi di anni di attese per la ricostruzione; c'è ancora chi aspetta dagli anni 80, non scordiamolo. Ma di questo nessuno rende merito al governo di allora.... La storia ne è piena di questi casi.
Abitazioni che hanno dato non solo un riparo sulla testa ma anche senso di casa e soprattutto di non abbandono per la grandissima tragedia vissuta dai nostri fratelli aquilani. Adesso però vogliamo GIUSTIZIA sui processi nei confronti di chi ha rassicurato la popolazione.
Anonimo, se la ricostruzione procederà a passo celere, e se il centro storico e tutto il resto del territorio comunale verrà restituito ai cittadini in tempi ragionevoli allora sì, si potrà dare merito al governo di allora per una scelta effettivamente dettata da dignità e lungimiranza. Se invece non sarà così allora la scelta del progetto CASE verrà ricordata come meschina, servita solo ad ingrassare imprenditori edili e a dare risalto mediatico, con danni alla popolazione in aggiunta a quanti già fatti dalla natura: questo perché queste nuove 19 città non sono altro che città dormitorio, la cui qualità di materiali e di manodopera non giustifica affatto il prezzo (dovevano durare trent'anni, hanno cominciato a cedere almeno da due-tre), manchevoli di ogni elemento di coesione sociale (piazze, negozi, mercati, ...) e che hanno ghettizzato la cittadinanza ritrovatasi in molti casi slegata dalla zona di provenienza a causa di criteri poco logici, con effetti psicologici e sociali devastanti. Per non parlare del deturpamento ambientale, dello stravolgimento del volto della città e del reale futuro di queste CASE quando, e se, non serviranno più. Nessuno ne rende merito al governo di allora, oggi, perché non è intelligente sbilanciarsi anzitempo: ai posteri (non molto remoti, spero) l'ardua sentenza, si sospenda per ora il giudizio sulla presunta superiorità delle CASE rispetto ai container. Ps per prevenire obiezioni del tipo "se poco sarà fatto è perché ci sono stati governi diversi dopo quello" bisogna riconoscere che con il governo Renzi i lavori in centro hanno avuto un'accelerazione notevole: non per lodarlo -non essendo un addetto ai lavori non so dire se sia stata una mera coincidenza o se sia stato per intervento diretto-, ma per dargliene atto.