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SHIMON PERES : “L’ACQUA NON CONOSCE FRONTIERE”

di Walter Mazzitti
3 minuti

La scomparsa di Shimon Peres è una perdita per l’intera umanità. Abbiamo perso un grande uomo. Una figura di grandi meriti. Definirlo solo  uomo di pace è persino riduttivo. Nobel per la pace con Yitzhak Rabin e il leader palestinese Yasser Arafat, per gli accordi di Oslo del 1993, Shimon Peres, da autentico visionario, con coraggio e determinazione, ha influenzato ogni snodo della storia contemporanea, dalla guerra d’indipendenza del 1947 alla guerra del Libano, fino alla assunzione della presidenza dello Stato d’Israele. Osteggiato in patria e venerato all’estero, ha usato le sue doti per far condividere un futuro di riconciliazione e non di conflitto. Da grande intellettuale e stratega è stato il vero ed unico sostenitore della soluzione “due popoli due Stati”, l’unica cosa, a suo dire, capace di  far cessare la violenza e l’odio tra israeliani e palestinesi.

Il mio primo incontro con Shimon Peres avvenne nel 1999 a Torino in occasione della Conferenza dei Ministri della zona Euromed sulla gestione dell’acqua nel Mediterraneo, da me coordinata per incarico del Governo italiano. Per la prima volta  attorno allo stesso tavolo si fronteggiarono Shimon Peres per lo Stato d’Israele e il Ministro per gli Affari Esteri della Repubblica Araba di Siria. La frase pronunciata da Peres, in apertura del suo discorso, “L’acqua non conosce frontiere”, in poche ore fece il giro del mondo. Da Ministro degli Esteri Peres volle lanciare un forte messaggio alla diplomazia internazionale secondo cui l’acqua sarebbe stata in futuro la vera chiave per una pace duratura tra le parti in conflitto. Fu anche questo il motivo che appena un anno dopo spinse l’Unione Europea ad istituire una Task Force sull’acqua per il Processo di Pace affidandomene la conduzione. Durante gli otto anni trascorsi in Medio Oriente ho avuto più occasioni di incontrare Peres e di frequentare a Jaffa il “Peres Center per la Pace”, un’autentica fucina affidata ad un manipolo di uomini geniali e di grande spessore culturale con il compito di produrre idee e progetti per favorire la distensione nella regione. Peres era consapevole che i tempi non sarebbero stati brevi. C’era bisogno di lavorare pazientemente per incoraggiare la crescita culturale delle nuove generazioni di ambo le parti. Infatti molti dei progetti proposti dalla sua Fondazione, erano non a caso destinati a giovani israeliani e a giovani palestinesi,  per una politica del non odio, più che della pace. Peres era consapevole che non sarebbe vissuto abbastanza per vedere realizzato il sogno della sua vita: il progetto che consentirà di trasportare acqua marina dal Mar Rosso al Mar Morto con un canale di 200 chilometri e una volta desalinizzata l’acqua sarà trasferita per uso potabile in Israele, Giordania e nei Territori Palestinesi. Era convinto Peres che questo colossale progetto favorirà la pace tra Israele e il mondo arabo. L’Italia è uno dei tre grandi sponsor che hanno finanziato la progettazione e Peres mi ha più volte manifestato la sua riconoscenza. Si realizzerà il progetto? Forse si. Staremo a vedere. Ciò che conta è che Shimon Peres ci ha lasciato una grande eredità di pensiero: “l’acqua non conosce frontiere” e l’equa ripartizione della risorsa tra le parti in conflitto un giorno o l’atro farà il miracolo.

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