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Giulianova: La figlia dorme a terra per ospitare i genitori. Denunciata...

di Giancarlo Falconi
1 minuto

Prendete un cappello di umanità e rovesciatelo a terra.
Rimarrà un cappello vuoto di umanità.
Piano piano, la cattiveria, l'inciviltà, l'invidia torneranno a riempire il cappello vuoto.
Ecco, in sintesi la storia di due coniugi non troppi anziani, malati nella nostra Giulianova moderna e sociale.
L'orgoglio li ha fatti dormire in auto.
Di nascosto.
L'imbarazzo per aver perso la casa e tutto il resto che sa di brave persone. 
L'orgoglio li ha fatti continuare a dormire in auto, fino all'ennesima multa delle forze dell'ordine, per aver parcheggiato il mezzo in divieto di sosta e altre contravvenzioni.
Fino alla malattia, le malattie diverse che hanno reso impossibile la vita all'interno di pochi metri quadri di una quattro ruote.
La figlia e la sua abitazione Ater.
Un piccolo appartamento con tre persone all'interno.
I limiti dello standard abitativo con l'ospitalità ai genitori viene superato.
La segnalazione anonima agli uffici ater è immediata, ( non capita lo stesso con lo spaccio che in quella zona impera. Ma si sa, è più facile essere forti con i deboli).
I genitori non possono più vivere con la figlia che nel frattempo dormiva a terra con un sacco a pelo.
La chiosa è di una ragazza che chiede al sindaco Mastromauro di trovare un alloggio ai genitori.
Il Sindaco non potrà tirarsi insietro.
Giulianova solidale non potrà dire di no. 
Una questione morale. 
Vero?
 

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Commenti

Di sicuro la sfortuna nella sfortuna di non essere rifugiati ma italiani normali che si arrangiano e fanno il massimo pur di stare meglio. Complimenti anche loro sono Giulianova patrimonio.......
solidarietà, carità, non elemosina ma principi universali di fratellanza. avranno colpe, limiti e negligenze ma uomini sono. omini senza fallo, semidei che vivete in castelli inargentati che di gloria toccaste gli apogei noi che invochiam pietà siamo i drogati Dell'inumano varcando il confine conoscemmo anzitempo la carogna che ad ogni ambito sogno mette fine: che la pietà non vi sia di vergogna C'era un re che aveva due castelli uno d'argento uno d'oro ma per lui non il cuore di un amico mai un amore nè felicità Banchieri, pizzicagnoli, notai coi ventri obesi e le mani sudate coi cuori a forma di salvadanai noi che invochiam pietà fummo traviate Navigammo su fragili vascelli per affrontar del mondo la burrasca ed avevamo gli occhi troppo belli: che la pietà non vi rimanga in tasca Giudici eletti, uomini di legge noi che danziam nei vostri sogni ancora siamo l'umano desolato gregge di chi morì con il nodo alla gola Quanti innocenti all'orrenda agonia votaste decidendone la sorte e quanto giusta pensate che sia una sentenza che decreta morte Un castello lo donò e cento e cento amici trovò l'altro poi gli portò mille amori ma non trovò la felicità Uomini, cui pietà non convien sempre mal accettando il destino comune, andate, nelle sere di novembre, a spiar delle stelle al fioco lume, la morte e il vento, in mezzo ai camposanti, muover le tombe e metterle vicine come fossero tessere giganti di un domino che non avrà mai fine Uomini, poichè all'ultimo minuto non vi assalga il rimorso ormai tardivo per non aver pietà giammai avuto e non diventi rantolo il respiro: sappiate che la morte vi sorveglia, gioir nei prati o fra i muri di calce, come crescere il gran guarda il villano, finchè non sia maturo per la falce Non cercare la felicità in tutti quelli a cui tu hai donato per avere un compenso ma solo in te nel tuo cuore se tu avrai donato solo per pietà.
Non ho parole, solo sdegno.