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“PASSIONE ABRUZZO”

di Walter Mazzitti
3 minuti

È lo slogan con il quale torneremo con periodicità a parlare del futuro del nostro paesaggio e dello stato del patrimonio culturale d’Abruzzo, almeno fino a quando non vedremo che chi ne ha la responsabilità di governo, ci faccia capire in concreto cosa è in grado di fare per conservarlo, investendo e mettendo in campo progetti efficaci e innovativi e per promuoverlo seriamente a fini turistici.
Passione può essere sinonimo di amore e entusiasmo o di sofferenza, tormento e dolore.
A conclusione di questa breve riflessione starà a voi decidere con quale sentimento potremo guardare al futuro del patrimonio culturale abruzzese, se con entusiasmo oppure sofferenza.

Ancora una volta, nel silenzio e nella maestosità della loro bellezza – troppo spesso trascurata da una classe dirigente finora assente – siamo costretti a parlare dello stato dei nostri beni culturali.
Il numero di visitatori è sempre più esiguo e il segnale d’allarme che non va trascurato, ci dice che manca una strategia di valorizzazione.
E noi continuiamo ad essere convinti e proviamo a ricordarlo ai politici,   che l’Abruzzo potrebbe rilanciare il suo prodotto interno lordo in cui la voce “turismo” sia tra le prime entrate.

Sono decenni che la politica sostiene di volere investire sulla creazione di una rete museale, cioè un sistema integrato di poli espositivi e servizi corrispondenti, che possa soddisfare in pieno le esigenze di turisti e visitatori oltreché le necessità di conservazione e restauro.
Molti musei sono chiusi per mancanza di risorse finanziarie. E pensare che un tempo i direttori di prestigiose istituzioni museali si lamentavano di non avere risorse a sufficienza per l’acquisto di opere d’arte per arricchire il proprio patrimonio espositivo.

Oggi gli stessi direttori si lamentano di non avere in bilancio i quattrini per pagare l’energia elettrica, il riscaldamento e il personale. Invece di investire in cultura e creare reti virtuose per attrarre i turisti, si rischia il paradosso di “mettere in rete” i debiti e le inefficienze dei musei e dei luoghi di cultura.
Le aree archeologiche vivono vite separate, in condizioni disastrose. Penso ad Alba Fucens, Juvanum e Peltuinum, pomposamente e indebitamente chiamate “parchi archeologici”. Si tratta in realtà di emergenze antiche di grande valore storico artistico, costate milioni per portarle in luce e oggi abbandonate all’isolamento più totale, degradate, esposte ai furti e agli agenti atmosferici, prive di recinzione e di custodia. Che tristezza!
  L’antico proverbio l’unione fa la forza, è oggi più che mai veritiero. Visto che la politica non è stata in grado di creare le reti, si facciano avanti i consorzi, i distretti, i marchi e le certificazioni che rappresentano potenzialmente il prodotto di alleanze sul territorio in nome della visibilità, della forza e della qualità. Ripartire dal basso potrebbe essere conveniente. Se tutti coloro che hanno “Passione per l’Abruzzo” convergessero sull’idea di allestire innovative reti virtuali a fini turistici, mettendo assieme ciascuno le proprie specificità, la politica potrebbe sentirsi “accerchiata” e costretta a reagire. Perché non provarci? Passione Abruzzo!

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