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Abruzzo: Laura vuole "dolcemente" morire.

di Giancarlo Falconi
3 minuti

Basterà seguire la strada di Fabiano Antoniano, più conosciuto come Dj Fabo, Tetraplegico e cieco a causa di un incidente, per poter scegliere della propria vita.
Basterà fare come decine e decine di italiani che scelgono in altre nazioni del mondo, di morire lontano dal dolore. 
Il Governo italiano, dopo il terzo rinvio del ddl sul Biotestamento alla Camera, non è riuscito a dare una risposta alla sofferenza di Fabiano e ai tanti Fabiano.
Ora, l'ex dj, in queste ore, è alle prese con le pratiche legali.

Laura ha 37 anni.
Ex ballerina e ora insegnante.
Una semplice ragazza teramana che insegna, scusate, insegnava, educazione fisica in un comune dell'Emilia Romagna.
Rimasta orfana di padre ha solo la madre.
Anna, medico in pensione che vive in provincia di Teramo e un fratello militare di carriera.
Anna si è trasferita senza neanche un pensiero a casa della figlia.
Tutto di corsa dopo l'incidente in bici.
Dopo quella distrazione alla guida di un ragazzo in vacanza sulla costa romagnola.
Diagnosi di una totale tetrapelgia.
Insieme ad Adriano, un boxer di quattro anni.
Il vero maschio della famiglia.
Capace di rimanere ore accanto a Laura.

Madre e figlia.
Anna e Laura.
Anna, giorno dopo giorno vede Laura, immersa e immergersi in quel letto che ha la sua forma.
Una forma non di vita ma di sofferenza indicibile.

Ci scrive con la sintesi di un vero e proprio dolore, raccogliendo i pensieri registrati a spinta e lacrime di Laura.
" Mia figlia si rivolgerà all'associazione " Luca Coscioni" come Fabio e come tanti altri malati".
La lettera di Anna è chirurgica.
Secca.
Composta.
Dignitosa.

" Come medico ho un'altra consapevolezza. Come madre muoio ad ogni grido di mia figlia, ad ogni simil grido, ad ogni aspirazione.
Mi ritrovo a lottare accanto a lei, e a non poter far niente.
Mi sento egoista perchè non riesco a dare una speranza alla persona che ho amato e che amo di più al mondo. 
Ogni ora, ogni minuto, ogni secondo che non ricordo che sia giorno o notte.
Da tre lunghi anni.
Mia figlia da oltre mille giorni che mi chiede, mi fa comprendere, di poter lasciare in pace questa terra.
Chiede dui morire per amore di chi è stata quando era in vita, perchè ora si sente condannata a stare accanto a un limbo che la tortura sadicamente".

Anna ricorda la figura di Lucio Magri, il fondatore de Il Manifesto che nel 2011 scelse il suicidio assistito perchè non riusciva a vivere senza la moglie morta di tumore.
Lo ricorda con una dolcezza assoluta e come una nobile dignità.
In Italia dopo anni, decenni, la polemica e il muro è ancora altissimo.
Laura andrà in Svizzera come molti italiani.
Pochi chilometri dal confine dove l'ipocrisia del Bel Paese si trasforma in ascolto e consapevolezza.
Rispetto umano. 




 

   

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Commenti

Questa nostra Italia non è democratica, dittatorialmente impone a chi ha scelto di non vivere, nelle condizioni per loro inaccettabili, costringendoli, vigliaccamente, oltre confine, per la realizzazione della loro volontà, per mettere fine alla loro sofferenza terrena!
Grazie Giancarlo per come hai presentato questa drammatica testimonianza che deve indurci tutti ad una profonda riflessione
Purtroppo i politichetti ignorano che il nostro è fortunatamente un stato laico.
la chiesa si oppone perchè l'uomo che si uccide va in conflitto col fatto che solo dio può dare e togliere la vita..quindi limita il loro potere..questo in termini teologici.. in termini pratici chi soffre prega di più e si affida ai preti di più... un pò come i preti che non si possono sposare..uno pensa che dipenda da chissà cosa.. mentre dipende da cose molto pratiche... basterebbe chiedersi da dove viene l'immenso patrimonio della chiesa..e scoprirebbe che viene in primis dai preti e suore che non avendo figli e mogli lasciano tutto i la propria eredità alla chiesa...