Una ragazzata.
Partiamo da questa definizione che trovo violenta.
La prima violenza.
Una descrizione che serve a giustificare i genitori dei tre maschietti, colpevoli della presunta tentata violenza, ma che pur brutalità rimane; l'attesa dell'interrogatorio di chi non è imputabile dal Tribunale dei Minori; di quei testimoni, sempre ragazzi e ragazze, sentiti con i genitori dai carabinieri; dei compagni di scuola che hanno emarginato la vittima della violenza; l'unica colpevole.
Partiamo dalla cronaca.
Una pizza tra compagni di classe.
Forse un pò d'alcol.
A Teramo ci sono molti locali che servono alcolici anche a minori di sedici anni.
Altra brutta storia.
Preservativi in tasca.
Possono sempre servire.
In tre dell'armento, portano via la propria compagna in un luogo più appartato.
C'è chi fotografa per immortalare l'evento.
Sui social andrebbe a like virali
La ragazza con voti alti a scuola e fisico rapido, riesce a divincolarsi.
Foto e audio agli atti sono eloquenti.
L'accendino funziona e fa paura.
Corre veloce con i capelli un pò bruciati.
Altro gioco da branco finito bene, per fortuna.
Un gregge che crescerà tra pavidezze e vigliaccheria senza il giusto recupero.
Senza il giusto dialogo.
Senza il confronto con le proprie responsabilità e la consapevolezza di un rispetto che bisogna dare prima di pretendere.
Donne, bambini, anziani, disabili.
Ogni giorno per diventare uomini.
Il risultato?
La ragazzina isolata da tutti i compagni è stata trasferita in un'altra scuola di Teramo.
Il senso di protezione, l'intelligenza, la sensibilità, l'educazione, di un'adolescente che ha evitato al padre una reazione scomposta e pericolosa.
Nessuna parola fino a casa.
Fino a quei messaggi.
Quegli audio.
Quelle foto.
Da chi fuggire?
Da chi non voleva far testimoniare la propria figlia o il proprio figlio.
Per evitare un trauma, così si sono giustificati, invece di cogliere il momento per insegnare il coraggio della verità a difesa dei più deboli.
Ecco la Teramo che lentamente muore.
Da dove si riparte?
Dalla scuola.
Luogo sacro.
Da padre e figlia.
Da madre e figlia.
Da padre e madre.
Dall'equilibrio e dalla comprensione.
Da quell'abbraccio.
Da quella famiglia che avrebbe tanto da insegnare.
A tutti noi...
Foto: Archivio Internet
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