Non mi è piaciuto il modus operandi del Rettore D'Amico e del Governatore D'Alfonso sul caso della cabinovia.
Non mi è piaciuto scoprire una speculazione edilizia a Colleparco.
Mi è piaciuto come Paolo Gatti ha risposto punto su punto al Rettore.
Mi è piaciuto il discorso del sindaco Brucchi e il tentativo costruttivo del partito democratico, di tutta l'opposizione con il progetto dei Cinque Stelle.
Ordini del giorno ben scritti.
Ma sono sempre felice di ospitare la penna di Fabrizio Primoli che ritengo persona capace di provocare e far riflettere.
Non sono d'accordo con lui, ma sono felice di leggerlo. (Giancarlo Falconi...)
"Brutta giornata per Teramo, quella del 20 dicembre. Dalla Piazza Orsini virtuale, quale sono divenuti l’auditorium del Parco della Scienza e i piani alti di Via Carducci, gli scienziati municipali hanno preso due importanti decisioni, assolutamente strategiche per lo sviluppo della Città: hanno respinto il progetto della teleferica dell’Università e hanno inaugurato quell’idiozia assoluta che risponde al nome di museo del gatto. Questo è lo scenario che i campioni comunali hanno delineato per il futuro del Capoluogo.
Non il potenziamento dell’Università, che ancora costituisce uno dei pochi perni di vitalità per questa comatosa Città, impoverita e spogliata da una politica ignorante e accentratrice, no. Negando anche ciò che il programma elettorale del Brucchi aveva detto a chiare lettere (ricordo al sindaco, che poveretto ha forse la memoria deboluccia, che lui ha fatto campagna elettorale con quel programma che qualche illuso, primo fra tutti l’allocco sottoscritto, ha contribuito a stilare), i saggi consiglieri, indiscussi luminari in fatto di politiche e strategie di sviluppo, hanno respinto il progetto che prevedeva, a costo zero per la Città, la realizzazione di un impianto per il trasporto su fune da Piazza Garibaldi al campus universitario di Colleparco.
Il progetto poteva piacere, poteva non piacere, poteva essere perfetto o poteva essere sottoposto ad aggiustamenti. Ci sta tutto, è normale. Ma votare negativamente, per partito preso, in maniera aprioristica e senza aver valutato i necessari dettagli la dice lunga su quanto siano inutili e cieche marionette tanti consiglieri comunali.
La Città non avrebbe tirato fuori un solo euro. I costi sarebbero arrivati per intero dal Masterplan e, per la gestione dell’impianto, dall’Università. Ma la politica, quella misera, quella penosa, ha dapprima espresso le proprie lamentele per l’assenza di dettagli sull’impianto (ma sbaglio o eravate voi a non aver voluto che il Rettore venisse in commissione ad illustrare il progetto?) e poi ha votato contro. Bocciando di fatto l’intervento.
A nulla conta sapere che in tutto il mondo si stanno realizzando sistemi del genere, che hanno il pregio primario di ridurre tempi di percorrenza e le emissioni inquinanti. Londra, Madrid, Medellin, Amburgo, Tolosa, ma anche Genova, Segrate e Perugia hanno adottato queste nuove forme di trasporto all’interno del territorio urbano. A Teramo no. Niente teleferica perché la proposta ha per sponsor Luciano D’Amico e Luciano D’Alfonso. L’Università si può rassegnare. Teramo va con gli autobus e le automobili.
A Teramo lo sviluppo passa invece attraverso il museo del gatto. Una immensa, assoluta, totale imbecillità costata 50.000 euro di denaro pubblico, cifra provvidenzialmente dimezzata rispetto agli iniziali 100.000 euro che la precedente giunta regionale destinò a questo fantastico contenitore di cianfrusaglie feline. Statuette, pupazzetti, dispenser del sapone, portasale e portapepe. Tutto rigorosamente a forma di gatto. Ecco il volano dello sviluppo territoriale. Il museo del gatto.
Tutti presenti in pompa magna ad inaugurare l’illustre monumento alla scemenza. E ovviamente non potevano mancare gli illustri papabili dei beni culturali, tra i quali spiccava (ma era cosa ovvia) l’eterna ex direttrice di tutti i musei passati, presenti e futuri: Paola Di Felice. Tutti fieri, tutti tronfi a garantire che il «santuario del felino», unico in Italia (ringraziamo la Vergine Maria), sarà una «chicca nazionale». Non un minimo di vergogna, non un minimo di pudore.
A questo punto, visto che Teramo può fare a meno della teleferica e delle esigenze dell’Università, mi auguro di cuore che i fondi del Masterplan previsti per questo progetto vengano tolti a Teramo e destinati ad altre Città. Magari più lungimiranti e maggiormente riconoscenti verso le istituzioni che fanno cultura, danno valore aggiunto al territorio e lo trasformano in economia.
Teramo rinunci alla teleferica, a Luciano D’Amico e a Luciano D’Alfonso. Avanti tutta.
Si tenga il museo del gatto.
Riguardo a voi, consiglieri e amministratori comunali, una sola cosa: fate pena.
Tanta, tanta, tanta pena".
Fabrizio Primoli
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