Lo sapevo.
Me n’ero accorto.
Me n’ero accorto da tanti segnali e indizi. Erano troppe le differenze che notavo ogni volta che da Teramo arrivavo a Bassano e viceversa. Altri mondi, destinati a non incontrarsi mai, a non essere mai nemmeno lontani parenti.
Bassano del Grappa si è classificata al sesto posto in una classifica delle miglioridieci città italiane con meno di 60mila abitanti. Va detto subito che le partecipanti erano 25, ma solo 10 sono riuscite ad avere la meglio e tra queste, anche Bassano, che si è piazzata al sesto posto dopo Faenza, Bressanone, Rovereto, Merano e Belluno.
E Teramo?
Non lo so, non credo che sia stata presa in considerazione nella pre-selezione che aveva ammesso al concorso solo 25 città.
Ma è tanta la differenza che… anche prescelta nella pre-selezione, sarebbe finita certamente tra le ultime.
Solo i teramani che non viaggiano possono illudersi e credere che Teramo sia ancora una città vivibile. Ma anche quelli che non viaggiano potrebbero rendersi conto facilmente (e forse non sono pochi quelli che lo fanno) che troppo nella loro città lascia a desiderare e che si è sotto il livello medio della vivibilità e della civiltà.
L’ultimo segnale è quello delle multe erogate anche da varchi non attivi – pensate che anche io mi ero illuso che almeno in questo non si fossero sbagliati gli istallatori di varchi elettronici e gli amministratori e mi sbagliavo -, il penultimo quello degli alberi abbattuti perché contrastavano con il folle progetto di una serie di pochi parcheggi per sosta breve di mamme pigre.
Il terzultimo era stato… terzultimo?
La serie è infinita: il trattamento riservato ai disabili, lo stato delle strade, la qualità dei servizi – tutti i servizi – e della raccolta differenziata “in primis”.
Una distanza abissale. Tra Bassano del Grappa – ma anche da una qualsiasi cittadina del Veneto – e Teramo la distanza culturale e sociale, oltre che paesaggistica, è davvero abissale e c’è da provare una profonda vergogna nell’azzardarsi a tracciare delle differenze, che sono incalcolabili. Tanto siamo generosi ed ospitali noi teramani, tanto poco accettabile è la qualità di vita nella nostra città.
Non parliamo poi del livello medio delle nostre proposte culturali. Troppo a lungo hanno imperversato nel Pretuzio i nuovi barbari e amministratori privi di qualsiasi valenza culturale per essere rimasto in loco qualcosa che sia superiore al livello dei “disertori della vanga”, promossi al ruolo di dignitari della politica e dell’amministrazione solo per la loro capacità a racimolare più voti degli altri, andandoli a chiedere tra le zolle.
Tornando a Teramodopo una permanenza anche breve in cittadine come Bassano, si avverte il tanfo di un degrado insopportabile, una pesantezza di condizione sociale ed umana, una insopportabilità del vivere quotidiano che contrasta troppo con la leggerezza e la gradevolezza che si avvertono altrove. Teramo è ormai votata ad un declino senza ritorno, che invano il sindaco Brucchi cerca di imputare ad altri e ad un livello più alto della politica, lamentandosi in una lettera al presidente del consiglio dei tagli e dei “togli” ai quali la città che egli disamministra viene condannata ogni giorno.
Ad uccidere Teramo e i teramani, le loro aspirazioni e i loro sogni sono stati soprattutto – e continuano ad essere – i teramani: i teramani che amministrano, male, la città, e quelli che li hanno eletti, scegliendoli come amministratori.
Saranno anche stati la maggioranza, ma anche una maggioranza può sbagliare, come da secoli dimostra l’esempio più famoso, quello del “ballottaggio” tra Barabba e Gesù.
Nell’ultimo ballottaggio teramano l’alternativa a chi poi vinse non era certamente Gesù, ma è altrettanto certo che a vincere fu Barabba.
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