E all'estero? E' una domanda che sempre piu' spesso mi sento rivolgere ogni volta che inizio a parlare dei problemi della ricerca in Italia. Come se questa fosse una soluzione…e forse lo e'.
Lo e' perche' nell'individualismo sempre piu' imperante di questa societa' ogni problema viene approcciato come problema di un individuo e la soluzione e' pensata "ad personam".
Certo che potrei andare all'estero, il problema e' che questa sarebbe una soluzione per Simona, ma una sconfitta per la societa' .
Quando parlo dei problemi della ricerca NON parlo dei miei, ma di quelli di un Paese che sempre piu' vede le sue menti brillanti essere messe in condizione di non poter produrre o andare via (con tutto il corpo, a differenza di altri cervelli che espatriano lasciandosi dietro inutili protuberanze).
Un continuo dissanguamento mortale reso ancora piu' grave dal fatto che siamo sprovvisti di risorse energetiche. Siamo ricchi di risorse mentali che stiamo distruggendo lentamente e nel frattempo spendiamo soldi per costruire centrali nucleari con tecnologia straniera e uranio dalle colonie (degli altri!!! ).
Alcuni si chiederanno come questo problema si cali nel contesto teramano.
Intanto dal numero di lavoratori e denaro che gira intorno a un' Universita' e' chiaro che questa e' sempre una risorsa di valore nel territorio. Che siano dipendenti dell'Universita' stessa o ditte che con questa lavorano, piuttosto che negozi di libri, copisterie, bar, pub, fino agli affitti per studenti, un' Universita' puo' fare la ricchezza della citta' che la ospita.
E' quindi evidente l'importanza che l'Ateneo di Teramo ha nell'economia di una citta' cosi' piccola come la nostra.
Attualmente pero', con l'eccezione di veterinaria, la nostra Universita' e' in "grossa crisi": calo d'iscrizioni e indebitamento la fanno da padrone.Questo fenomeno coinvolge un po' tutte le Universita' italiane, ma quella di Teramo ha una peculiarita' che ne aggrava la situazione. Una caratteristica legata alle scelte di reclutamento (assegni di ricerca, posti da ricercatore, associato e ordinari) che al suo interno si fanno.E' di questa peculiarita' e delle sue conseguenze che vi voglio parlare in questo e nel prossimo articolo.
Prima, pero', di potere affrontare la situazione della nostra citta' e' necessario che spieghi a quanti non sono addetti ai lavori, come funzionano alcune cose nel reclutamento del personale universitario e cosa significa per lo piu' "concorso truccato" nell'ambito universitario.In TV si e' sentito parlare di parentopoli, questo e' effettivamente una parte non trascurabile dell' Universita' italiana, ma non e' nemmeno cosi' significativa come si vuole far pensare (e ve lo dice una il cui cugino si e' visto negare un assegno di ricerca stanziato grazie ad un SUO lavoro, perche' il suddetto assegno doveva andare alla fidanzata del figlio del suo professore…).Per lo piu' i destinatari di concorsi chiusi, cioe' con nome, cognome e codice fiscale, sono i cosiddetti INTERNI (si guardi questo interessante blog: http://pronosticailricercatore.blogspot.com/p/risultati.html e quanti dei vincitori sono "interni" ). Cosa significa questo? E' un bene o un male? INTERNO significa che si tratta di un candidato che e' studente (e quindi fa ricerca) con qualcuno all'interno dell'Universita'. Quella degli interni che vincono quasi tutti i concorsi e' una patologia tutta italiana. A questo proposito vorrei pero' spezzare una lancia a parziale giustificazione di questo tipo di scelte.
Infatti teniamo presente che la ricerca e' per lo piu' di GRUPPO, ossia in generale servono piu' persone che lavorano allo stesso problema per poterlo affrontare. In Italia la carenza di soldi e la difficolta' di spostamento fanno si che ci sia scarsissima mobilita', a differenza di altri Paesi come Francia, Stati Uniti, Germania etc… quindi l'unico modo per poter lavorare insieme e' trovarsi TUTTI nella stessa citta'.
In quest'ottica e' comprensibile che un professore voglia tenersi uno studente che e' cresciuto all'interno del suo dipartimento occupandosi delle sue stesse cose.
Inoltre l'INTERNO e' sempre piu' spesso un 35enne, alle volte anche piu', che vive nella citta' da almeno 10 anni e che quindi ha li' la sua famiglia, che li' restera' e che ha tutto l'interesse a investire nell'Universita' in cui si trova. Insomma probabilmente sara' sempre presente, disponibile nei confronti degli studenti e pronto ad aiutare a crescere nuove generazioni di dottorandi interessati alla ricerca in QUELLA Universita' . Questo ovviamente e' solo probabile, mentre e' abbastanza certo che uno che abbia interesse ad andare in un'altra citta' o in un'altra Universita' e' a quest'ultima che dara' la sua "fedelta' ".
Insomma un INTERNO, se bravo, puo' essere un investimento, per una Universita', molto migliore di un altro ricercatore che, seppure ha un curriculum lievemente migliore, sarebbe molto meno presente. Sicuramente un ESTERNO che vuole solo andarsene puo' rivelarsi un pessimo investimento anche se e' molto bravo!
Quella dell'interno e' una specie di "cane che si morde la coda", piu' le Universita' scelgono interni piu' sono poi costrette a farlo. Mi spiego: se le Universita', soprattutto quelle grandi, prendono solo interni allora anche le altre saranno costrette a prendere interni che altrimenti non avrebbero possibilita' di entrare altrove. Insomma ognuno si tiene i suoi. O almeno cosi' e' un po' ovunque, tranne in poche e rare Universita' che sono "colonie" di grandi Atenei. Cosa accade nelle colonie?
Negli Atenei colonie o satellite accade esattamente quello che accade nelle colonie geografiche: sfruttamento delle risorse da parte delle grandi potenze con un ritorno minimo o nullo sul territorio stesso. Parimenti le popolazioni delle colonie si vedono depauperate dei loro beni e diritti senza possibilita' di migliorare o ottenere qualcosa in cambio. Il risultato e' che un abitante delle colonie emigra altrove appena puo' e difficilmente qualcuno decide di trasferircisi. Quanto e' grave essere colonie? Quali sono le conseguenze?
E Teramo? E Teramo? Nel prossimo articolo andremo a vedere cosa accade nell'Universita' della nostra citta'.
"Il colonialismo si definisce come l'estensione della sovranità di una nazione su territori e popoli all'esterno dei suoi confini, spesso per facilitare il dominio economico sulle risorse, il lavoro e il commercio di questi ultimi"
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