Cosi' inizia una ben nota canzone di Branduardi.
Questa domenica 20 Marzo il centro di Teramo vedra' una nuova edizione della Fiera di San Giuseppe. Una fiera piena di venditori con le loro bancarelle, un momento di festa e di allegria per grandi e piccini.
In mezzo a tanti stand ce ne sara' anche uno speciale gestito da volontari e con prodotti che vengono dal Madagascar. Si tratta per lo piu' di oggetti ricamati a mano realizzati presso il laboratorio del carcere di Antsirabè dalle donne, mogli, madri delle comunità locali.
Questo e' "un lavoro che garantisce alle loro famiglie una possibilità di sostentamento e che, allo stesso tempo, identifica un modo per esprimere se stessi e la propria presenza nella società", come dicono le piccole sorelle del Vangelo che di questo progetto sono le promotrici.
Alcuni si chiederanno perche' comprare in questo stand.
Oltre alle ovvie ragioni di qualita' (si tratta per lo piu' di ricami a mano di pregio e ormai difficilmente trovabili in Italia se non a prezzi esorbitanti), ci sono ragioni di solidarieta' , equita' e anche di assennatezza. Se nel passato fossimo stati piu' accorti nelle scelte di consumo ora non ci troveremmo nella situazione in cui siamo.
Il Commercio Equo in Italia e' sempre stato soprattutto la promozione di una forma di consumo critico. Uno strumento per educarsi e formarsi a modi piu' consapevoli di scegliere.
Ormai dovremmo aver capito che non sempre le conseguenze delle scelte che operiamo sono immediatamente visibili, ma spesso si manifestano piu' in la' nel tempo e, proprio per questo, in modo molto piu' grave e pesante.
Mi spiego meglio. Supponiamo di avere due fornai: uno produce un pane di qualita' buona l'altro scadente, uno ha i lavoratori in regola l'altro in nero. Al primo produrre il pane costera' di piu' e quindi dovra' venderlo ad un prezzo piu' alto.
Se andando a comprare scegliamo il pane del secondo perche' piu' economico, alla lunga il primo fornaio, onesto, sara' costretto o ad adeguarsi ai modi del disonesto o a chiudere. Cosi' dei lavoratori in regola saranno licenziati, la qualita' di quello che mangiamo scendera' minando la nostra salute e, dopo poco, il prezzo del pane scadente aumentera' comunque perche', a quel punto, il disonesto non avra' piu' concorrenza e potra' farlo salire.
Il mio esempio vi sembra assurdo? Allora guardatevi intorno…pensate a tutte le persone che hanno perso o stanno perdendo il lavoro perche' le aziende "emigrano" dove il lavoro e' meno tutelato e costa meno, pensate a tutti gli immigrati che arrivano qui perche' i loro Paesi d'origine sono sempre piu' invivibili, pensate ai campi di riso che non rendevano piu' costringendo i piccoli produttori a sostituirli con campi di papaveri da oppio per il consumo dei vostri figli, pensate…e chiedetevi: su che basi ho fatto finora le mie scelte di consumo?
Proprio per questo, lettore, ti invito a passare allo stand del Madagascar, ad acquistare una busta di tela per la spesa o una bella tovaglia ricamate a mano, un portapenne colorato o un portafogli di stoffa o qualunque altro oggetto che ti ricordi, ogni volta che lo utilizzi, che le tue scelte hanno delle conseguenze a cui non puoi sottrarti.
Buona fiera a tutti.
Commenta
Commenti
Caro @Nero, mi farebbe la cortesia se elevasse il livello dei suoi commenti a quello di questo blog?Grazie.
PS: Il nome della rubrica è stato partorito dal genietto della lampada di Fabio Fidanza. Noi de I Due punti, diamo il benvenuto a Simona Settepanella.
Ha ragione nero solo robaccia. Viva il made in Italy. Difendete la nostra identità. Fuori gli stranieri. Inquinano e portano malattie. Basta libici, romeni, albanesi, via a casa loro. Viva la Lega Nord Abruzzo.