Poco più di un anno fa, il 30 settembre 2014, in questa rubrica intitolai “La grande bruttezza” un’analisi (lo ammetto, impietosa) dell’amministrazione Brucchi. Da qualche tempo in qua ho maturato la convinzione che quell’analisi possa essere non solo confermata, perché di cose brutte a Teramo abbiamo continuate a vederne molte, ma implementata con altre osservazioni non meno critiche e con giudizi non meno negativi. Da questa convinzione deriva il suggerimento ad utilizzare un’altra parafrasi del titolo del celebre film di Sorrentino “La grande bellezza”, quella che vedete come titolo di questo mio intervento di oggi: “La grande pochezza”.
La giunta comunale che il sindaco Brucchi continua a guidare, davvero maldestramente, non è solo “brutta”, ma è anche “poca”. Poca in tutti i sensi. “Poca roba” era solito commentare un mio collega di liceo quando si trovava a leggere un tema con pochi argomenti presentatogli da un suo allievo. “Poca roba” mi viene da pensare, quando penso alle capacità degli assessori di Brucchi, sia presi uno per uno che tutti insieme, sia come singoli che come squadra, e la poro “pochezza” ineluttabilmente si riflette nelle scelte amministrative, quali che esse siano. Scelte che non sono solo brutte, ma anche “poche”, nel senso di un’estrema povertà di idee valide e perfino minimamente intelligenti.
Il fatto che esse cadano su cittadini inermi la cui capacità di reagire a poco e al brutto è ornai del tutto inesistente non menda e non lesina i termini di una condanna impietosa alla quale si sente obbligato chi come me valuta e giudica partendo dalla considerazione di alcuni strumenti di misura. Su alcune ricette culinarie e su alcune antiche ricette medicamentose compare spesso la dicitura “quanto basta”, riferito di solito al sale nel primo caso e a qualche ingrediente nel secondo. Ecco, mi pare di poter dire che nel valutare la pochezza di questa giunta non riesco a trovare il punto di “infimità”, il criterio di “bastevolezza”. Sembra che il “quanto basta di pochezza non arrivi mai. Sì che, parafrasando una celebre massima di Epicuro (“Niente basta a colui per il quale è poco ciò che basta”) mi verrebbe da dire: “Niente è abbastanza poco per coloro per il quale il poco non basta mai”.
Ma tanto ai teramani che importa?
Ognuno pensa per sé. I nostri concittadini non hanno più (ma l’hanno mai avuto?) il senso della collettività e la percezione degli interessi della città. I teramani sono in larga maggioranza “idioti”, nel senso etimologico del termine “idiota”, che deriva a sua volta dal greco idiwtes, ossia "individuo privato, senza cariche pubbliche; inabile, rozzo". A loro basta restare nel loro privato orticello, che continuano a coltivare strizzando l’occhio ai politici e agli amministratori a cui chiedono privati favori. Del resto, e quindi del bene pubblico e della città, si disinteressano e sono pronti a morire insieme con la morte della loro città. Che è quasi arrivata. Anche Teramo sta diventando, o è già diventata “poca cosa”, vittima della “grande pochezza”.
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