Una settimana di ospedale civile di Teramo.
Il nostro Mazzini.
Quella struttura che dovrebbe diventare di secondo livello per favorire il primo livello aquilano.
Noi siamo così.
Generosi.
Noi siamo la provincia più antica d'Abruzzo ma non serve a nulla perchè siamo rappresentati da tre onorevoli che diventano macchiette di loro stessi.
Olio su tela, scusate, macchia d'olio su tela.
Il Mazzini e la sicurezza.
Ho girato dieci reparti.
Ortopedia, ogni giorno, per Fabio.
Incidente.
Una donna ha deciso di uscire con lui, portandolo a spasso per via Savini sul cofano.
Un reparto, ortopedia, che sembra una galleria d'arte.
Colori, dipinti, fotografie e l'aria condizionata.
Civiltà e preparazione.
Un personale che si ricorda di salutare, non è il minimo aziendale, ma un esempio tra i tanti operatori stressati e forse maleducati.
Il lato psicologico del paziente viene spesso dimenticato.
Un superfluo che in altre tradizioni mediche è alla base della guarigione.
Purtroppo.
Tutto dipende da chi gestisce, da chi organizza, da chi ordina, da chi prepara il terreno umano.
Poi, lui.
Tra i corridoi del Mazzini.
Stanza dopo stanza.
Reparto dopo reparto.
Busta rossa.
In visita.
Orario da parente.
In realtà entra con il suo accento napoletano, ( solo cronaca) e lascia un calendario di Padre Pio.
Aspetta i suoi soldi augurando una pronta guarigione.
Si guarda intorno.
Non può vendere ma si guarda intorno.
Non mi può vedere ma si guarda intorno.
Faccio finta di parlare al telefono e fotografo.
Ci sono anziani da soli.
Senza nessuno.
Ci sono oggetti.
Non c'è controllo.
Sarebbe impossibile.
Ecco il mio pensiero è per la sicurezza dei pazienti, per quei piccoli furti, per un'altra attenzione.
Anche questa è Sanità.
Buona sanità.
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