Salta al contenuto principale

La Banca di Tancredi...

9 minuti

In principio fu la Banca di Tancredi.
Anzi, la Bancarella di Tancredi. Così i denigratori dell'iniziativa dell'Onorevole bollarono la nascita di un nuovo istituto di credito in città.
Un istituto di credito cooperativo, le vecchie casse rurali, quelle che servivano le zone di campagna, viste con sufficienza e distacco nella città.
Non tutti avevano capito che quella definizione ha rappresentato per oltre tre lustri la vera forza della banca.
Il motore capace di portarla dove in pochi avevano pensato potesse arrivare.
E in pochi avevano immaginato che quando la Banca avesse cessato di essere "di Tancredi" e diventare effettivamente "di Teramo", sarebbe stato l'inizio della fine.
Avvenne giusto quattro anni fa, forse qualche giorno prima, esattamente quando Antonio Tancredi intraprese il suo ultimo dei tanti viaggi verso Roma, destinazione questa volta Policlinico Gemelli, e da lì non vide più la sua Teramo.
Ebbene proprio quel giorno, qualcuno, che fino ad allora aveva visto inibito anche il suo solo ingresso all'interno dell'edificio dall'Onorevole, salì al primo piano e iniziò a comandare.
 Gli ultimi quattro anni hanno raccontato solo di una lunga agonia di un istituto bancario che non era più quello del 1996.
 Una banca che, come recitava un fortunato spot pubblicitario del credito cooperativo, era differente dalle altre. Una banca che sapeva anche violare la sacralità del sabato del bancario perché c'era da correre a riattivare uno sportello bancomat.
 Un cliente aveva chiamato Tancredi per lamentarsi e tempo dieci minuti l'operazione era stata portata a termine.
 Il socio e cliente prima di tutto e di tutti.

I teramani con il passare degli anni avevano cominciato a capirlo e la "bancarella" era diventata Banca.
Bastava poi accompagnare Antonio Tancredi in giro per convegni e riunione per accorgersi di quanto fosse tenuto in considerazione.
Alle riunioni del Credito Cooperativo si faceva la fila per salutarlo, chiedergli un consiglio, scambiare un parere.
Lo facevano tutti, indistintamente. All'Abi era la stessa cosa, era incredibile vedere quanta gente conoscesse e come era trattato.
La stretta di mano con Mario Draghi a Roma racchiudeva tutto questo. Il disegno di una banca del territorio era, in quel periodo storico (la seconda metà degli anni 90) tanto elementare quanto geniale. La Tercas stava finendo di essere Cassa di Risparmio e iniziava ad inventare banca di finanza.
L'intuizione di Tancredi fu quella di inserirsi in un segmento di mercato lasciato libero. Ebbe successo. Fu accusato di fare politica con la banca e questo era anche vero.
D'altra parte chi non lo faceva? La storia ci ha insegnato che tutti gli istituti di credito, grandi o piccoli, seguivano e creavano l'onda politica.
Ma quella che si faceva in Via Savini prima e in Viale Crucioli poi era la Politica e non politica.
Un esempio su tutti: il nome di Gianni Chiodi candidato a sindaco di Teramo venne fuori proprio da quelle stanze.
Tancredi rifiutò la candidatura dicendo che indietro non si torna e indicò Chiodi come candidato ideale.
 Il resto è storia contemporanea. Anche la gestione del credito aveva una sua logica, ma mai pericolosa per la banca.

Tancredi sapeva essere anche duro come quando costrinse un consigliere di amministrazione il 14 di agosto a tornare dalle vacanze che stava facendo a Cortina d'Ampezzo per versare soldi sul conto.
E poi il lavoro e la cultura.
I dipendenti erano sacri e uno degli ultimi pensieri prima di lasciarci fu proprio per alcuni di loro.
Pensiero rimasto lettera morta perché l'esercizio principale del management sembrava quella della detancredizazione della banca.
I fedelissimi dell'Onorevole? Trattati come appestati.
E poi la cultura.
Lo statuto della BdT prevedeva il sostegno e il finanziamento di attività culturali in città. L'inaugurazione della Sala Carino Gambacorta ma lo stesso acquisto e ristrutturazione della sede centrale di Viale Crucioli fanno capire quello che era la finalità voluta dal fondatore.
Le mostre di artisti locali e non, le presentazioni di best seller con la partecipazione degli scrittori, le iniziative portate avanti con esposizioni in tutto il mondo.
Tutto cancellato con un colpo di spugna nel giro di pochi mesi.
La cultura adesso non c'è più ci sono solo crediti deteriorati che qualcuno vuole addebitare ai 14 anni di gestione Tancredi.
Impossibile crederci per chi quegli anni li ha vissuti e analizzati. Ė vero, gli amici avevano sempre un canale preferenziale ma tutte le operazioni erano vagliate.
La Banca di Teramo aveva clienti eccellenti anche dal punto di vista politico, di destra e di sinistra. 

Discorso a parte merita il management o meglio le figure del consiglio di amministrazione e del Direttore Generale.
Gli amministratori erano scelti dal Presidente uno per uno, cambiavano pochissimo e il Cda era in pratica blindato. Stesso discorso per la figura apicale della dirigenza.
Dopo le esperienze di Alonzo e Venturoni ci fu la nomina di Roberto Profeta, uno che la banca l'aveva creata insieme a Tancredi.
Il percorso di crescita di Profeta terminava proprio in quel momento è sembrava essere la degna conclusione di un binomio inscindibile.
Il tutto tenendo conto di costi e spese che non dovevano mai essere scellerate. Pensate che l'auto blu della Banca era la Lancia Thesis di proprietà dell'Onorevole. Alle varie riunioni lui si compiaceva del fatto che vedeva tutti gli altri presidenti con la stessa auto. "Ma quelle sono delle banche" gli si faceva notare, "che importa, loro mica lo sanno che questa è mia. Mica ci chiedono il libretto" era la risposta.

Al termine delle riunioni dei Cda di Agrileasing che cadeva sempre all'ora di pranzo, lui non restava al buffet, non si vergognava nel chiedere un vassoio e lo riempiva fino all'orlo per mangiare con chi lo stava aspettando fuori. Tra poco la Banca di Teramo non ci sarà più. Teramo perde un'altra parte importante della sua storia è ancora una volta per colpe ben precise. Il vecchio leone, dall'alto, ne soffrirà da matti. Ci sarebbe quasi da immaginarlo cercare di parlare addirittura con l'Altissimo per provare a salvarla, così come avrebbe fatto in terra. Purtroppo non c'è più nulla da fare, l'hanno uccisa gli uomini, quelli sbagliati. La Banca di Tancredi non c'è più, da quattro anni.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          Alfredo Giovannozzi  




Commenta

CAPTCHA

Commenti

MERAVIGLIOSO ARTICOLO!!!!!! ME RA VI GLIO SO!!!!!!!
Complimenti Alfredo hai scritto cose vere e importanti che tanti hanno dimenticato o volutamente dimenticato.
Riassunto: "la Bancarella di Tancredi" "Fu accusato di fare politica con la banca e questo era anche vero." "D'altra parte chi non lo faceva?" (Il solito alibi: tanto lo fanno tutti!) "Ma quella che si faceva in Via Savini (...) era la Politica e non politica. Un esempio su tutti: il nome di Gianni Chiodi" (visti i risultati del politico Chiodi sarebbe meglio evitare di ricordare...) "Ė vero, gli amici avevano sempre un canale preferenziale"
Nel marasma dei pennaioli teramani e non, che reputano che l'insulto e la parolaccia siano una forma "pasoliniana" (e mi perdoni Pasolini..) di cultura ed espressione, l'articolo di Alfredo raggiunge una liricità che rende immaginabile a tutti (anche a coloro che sono di altra matrice politica, come me...) la grandeur del compianto concittadino... sarebbe il caso di tornare ad insegnare a scrivere così nelle scuole... bravo Alfredo,..
E come al solito la Politica ha fatto danni. Il caro Onorevole (a lui si che spetta questo titolo) Tancredi, Padre della Banca di Teramo, sicuramente si starà rivoltando nella tomba. Complimenti per l'articolo: speriamo che fischino le orecchie ai tanti "pseudobanchieri" venuti fuori dall'oggi al domani.
Bravo Alfredo, hai dipinto la vicenda così com'e ' , forse sei stato molto morbido, in certe occasioni bisognerebbe fare i nomi e cognomi. Comunque quel che dici e' verissimo, quando era vivo Antonio, bastava una telefonata e il problema si risolveva, non sempre a favore del cliente e comunque quest'ultimo se ne andava tranquillo perché aveva parlato con il Presidente. Da diversi anni accedere a questo Istituto e' diventato impossibile, con un direttore ( ma dove cavolo lo hanno trovato?) , nessuno ti da retta, nessuno si cura delle esigenze del cliente che il piu delle volte e' socio, e' diventato una piccola finanziaria locale. Peccato, ancora una volta Teramo perde un fiore.
francamente sono stupito e in completo disaccordo con il contenuto di questa sviolinata. che ad essere malziosi assomiglia ad una candidatura a non so quale ruolo non so dove. comunque, tralasciando le suggestioni personali, chairisco quanto segue. i crediti cooperativi non sono le vecchie rurali. i crediti cooperativi dovrebbero essere della comunità, sono cooperative appunto, e non di qualcuno come l'articolo ribadisce facendone addirittura un merito. tancredi ha costituito in credito cooperativo perchè non aveva le risorse per costituire una bacna popolare, semplicemente. si è fatto una bnca coi soldi delgi altri. il cda blindato, come scrive il redattore della letera aperta, sarebbe da richiamo gravissimo da banca d'italia. che blindi? il cda di una copoerativa? vuol dire che sta occultamente facendo la banca sotto forma di cooperativa, sarebbe da commissariamento immediato. il risultato di oggi, dell'accorpamento, non è frutto degli ultimi due o tre anni. è frutto dell'intera gestione della banca e del fatto che bankitalia fa sempre questo con i crediti cooperativi piccoli o che non hano risorse sufficienti a giustificne l'esistenza, li esorta (per così dire) ad unirsi a chi è vicino e è disponibile a farlo. le strette di mano tra tancredi e draghi sono state ordinarie strette di mano come con ogni altro presidente di credito cooperativo d'italia (ne sono migliaia). tancredi non godeva e non ha mai goduto di aprezzamento particolaree in ABI, alcune volte è stato costretto a vantarsi di conoscere Verdini per avvalorarsi. poi ancora, la scelta di investire in cultura o sociale. non è una scelta. se sei credito cooperativo hai certi obblighi per statuto. e lo statuto è dettato dai minimi di bakitalia, non da scelte dei soci. opinabile sicuramente il modo in cui è stat ivestito in cultura a Teramo, ma i fatti sono sotto gli occhi di tutti, non c'è nemmeno bisongo di parlarne. insomma non capisco perchè affilare una serie di argomentazioni simili in un solo articolo. cos'è, nostalgia del futuro?
Seguito ad insistere sul concetto di questa straordinaria intelligenza e capacita'di gestire la Politica di quest'uomo,dal quale ripeto , politicamente eravamo molto ma molto distanti. E dico ancora una volta che,se non ci avesse lasciato quattro fa ,e proprio in questo giorno,la banca di credito cooperativo di Teramo,avrebbe ancora conservato la sua identità ed il suo logo,nello stesso territorio in cui, Antonio Tancredi la fondo' negli anni novanta. Presidente...........oggi, giorno del suo quarto anniversario,La ricordo con affetto. Carlo
Il sig. Ciro (neanche fosse Ciro Vacca!) sembra davvero in tuttologo in ambito bancario...un vero addetto ai lavori. Ma l'Onorevole una Bancarella l'ha costruita, e, nel bene e nel male, ha creato tanti posti di lavoro...Ciro, invece? P.S. I crediti cooperativi in Italia sono poco più di 300 e non migliaia... si informi meglio.
Io sono ignorante e non capisco, ma l'articolo fa capire o vuole dire tra le righe che la colpa del quasi-dissesto della Banca di Teramo è del Presidente Artoni ? A me personalmente sembra che il Presidente Artoni abbia fatto di tutto per salvare il salvabile e non mi sembra giusto volergli attribuire colpe che certamente non ha, se ci sono state gestioni allegre della Banca di Teramo prima di Artoni sicuramente non dipende da lui.
IL COCCODRILLO NON È IL POTENTE ANFIBIO CHE NON FA MAI VERSI ma è quella specie di necrologio scritto in anticipo che anche i nostri autoctoni "sfolgoranti" giornalisti usano preconfezionare allorquando personaggi famosi si dimettono da questo mondo per recarsi nel regno delle ombre! Non pensavo che il coccodrillo potesse essere adoperato per ricordare la NOSTRA amata Banca territoriale, sofferente ma ancora in vita. Bhe' che dire, una commemorazione in grande stile, anche se dobbiamo ammettere che contiene delle inesattezze sulle cause del suo declino, che non si può, tuttavia, attribuire a un fulmine a ciel sereno. In realtà i crediti malati, generatori della letale crisi, hanno cominciato a minare "l'organismo" quanto meno 10 anni fa; l'anno 2011 è ricordato come l'anno della "perdita" di quasi 4 milioni di euri e della "dichiarazione" dei "crediti inesigibili" per 15 milioni di euri, si 15 milioni (cartolarizzati)! Forse tali "dettagli ", per la VERITÀ, un attento cronista, li avrebbe dovuti additare nel "ricordo", peraltro, senza risparmio di aggettivi e con grande profusione di elogi, della NOSTRA Banca inferma e debole ma ancora viva! Honi soit qui mal y pense
La verità è molto semplice e come sempre sta'nel mezzo. Tancredi ha fatto la banca, a sua immagine e somiglianza. Una bellissima operazione. Era Un politico, non un imprenditore. È da politico si è comportato. Lo statuto gli permetteva gli ampi investimenti in cultura, arte,letteratura, tante gite, cos'è veramente belle....Nella sua lungimiranza non ha previsto la crisi terribile del 2007/2015....7 anni ! E non sono state create ulteriori riserve...Questo, legato al fatto che la BCC di Teramo e' relativamente giovane ( rispetto alle bcc di tutto il Paese) non gli ha consentito di reggere alle nuove disposizioni governative ed ai parametri di BCE e BI. Infine il Governo ha indicato , con apposita Legge, un percorso obbligato di aggregazione tra le BCC . Nel 2012, il Presidente Artoni e tutto il cda hanno provato, con un nuovo piano industriale a rientrare nei parametri , costantemente innalzati dalla crisi: aumento del credito deteriorato, rate di muti non pagate ecc.ecc. Tutto sotto il vigile e costante controllo di B.I. E delle Federazione BCC Abruzzo e Molise. Purtroppo non è stato possibile. I nuovi parametri non lo hanno permesso. ...e sono iniziati " cortesI suggerimenti" a trovare una aggregazione. Il resto è storia recente....BCC Roma....BCC Castiglione M.R. Il cda ha scelto nell' interesse dei Soci, dei dipendenti e dei clienti. Rimane un rammarico? Certo, enorme....ma non penso ci potessero essere alternative.
anonimox, penso di capirne abbastanza di crediti cooperativi, per formazione accademica, per esperienza professionale e per inclinazione personale. probabilmente quando io ero nel cda di alcuni crediti cooperativi tancredi ancora mandava il figlio a fare il funzionario di fabbrichette di bronzine e si batteva a colpi di pernacchie e articoli di quotidiani locali conto il pc teramano. sd Antonio Tancredi politico, a parte le impressioni folcloristiche e locali, si ricordano 10 progetti di legge in 4 legislature di cui solo 2 definitivi, se non erro. questi i numeri, le suggestioni le lascio scrivere a lei. detto questo, io non ho alcun interesse a far cambiare opinione a qualcuno, registro solo che l'articolo è zeppo, davvero zeppo, di inesattezze, nella migliore delle ipotesi. mi sembrava corretto, per una forma di libera informazione e correttezza verso i l passato e verso tutti, farlo notare. buona serata :)