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Sotto il Cielo di Castelli...

4 minuti

È la Castelli che non ti aspetti.
La Castelli che non si conosce, spesso sconosciuta anche ai castellani stessi.
La Castelli scoperta nei racconti di Elso Simone Serpentini.
Perché il prof, e pochi lo sapevano, l’infanzia l’ha trascorsa nel borgo sotto il Monte Camicia, che si specchia con il Gran Sasso.
Serpentini è il ragazzo che correva dietro a un pallone, il più delle volte sgonfio, alle Casette. 

Storie di genitori, di nonni, di ricordi, di un passato che vive nel l’autobiografia data alle stampe da Elso Simone Serpentini.
Pagine diverse da quelle che si è soliti leggere. 
Non solo storia e documenti per ricostruire un passato non troppo lontano. Quello che emerge nelle pagine del libro “Sotto i cieli di Castelli” è il cuore di Serpentini, le sue emozioni. Serpentini  con gli occhi rossi ripercorre la sua giovinezza, le sue marachelle, le sue speranze, forse qualche illusione di troppo che oggi ne ha fatto quel critico che guarda il passare dei giorni con l’amarezza di tutto quello che poteva essere fatta meglio. Un libro di ricordi “tra il privato e l’intimo” che sa di nostalgia. Ma un libro che fa conoscere storie segrete e volti che faranno apprezzare ulteriormente il borgo delle ceramiche. Serpentini l’ha chiamata debolezza questo sue ritorno. Ricordi di persone che non ci sono più,  amici e compagni di gioco.
Dove stetti fanciullo il sottotitolo del libro, ma non è  il libro il fulcro delle azioni tanto quanto l’anima di quello scrittore che è  stato professore, che è  storico, critico che cerca spesso di rompere gli schemi. Ma questa volta trionfa l’umano di Serpentini che si emoziona nel dedicare ai nipoti l’ultima opera mandata in stampa. Nipoti in cui si rivede fanciullo, con le sue peripezie, i suoi divertimenti, i suoi giri in automobile che sembravano l’inizio del giro del mondo. Gioie, giochi e  capricci che riaffiorano alla mente  e che incantano i cittadini di Castelli che scoprono o riscoprono il tempo che troppo velocemente è scappato via. Emozioni che Serpentini lascia in eredità ai suoi nipoti, più nonno che professore, più amico che si incontra al bar piuttosto che storico che parla dal suo pulpito. E Serpentini intrammezza i suoi ricordi, durante la presentazione del libro edito da Artemia Edizioni, con le canzoni che lo legavano a quei luoghi al suo diventare grande.
E il sindaco castellano, Rinaldo Seca, con i peli della barba ancora freschi di giovinezza, ascolta e guarda con occhi sgranati.
Storie che probabilmente non ha mai sentito. Che forse dovrebbe raccogliere dai vecchi del paese per ampliare i ricordi di un’intera comunità.  Serpentini è molto più bravo a scrivere che a cantare.
Per fortuna diciamo noi.
Per fortuna perché in questo caso ha affidato a Castelli un tesoro.
Da ricordare e rivivere sotto il cielo stellato di Castelli.    
                                                                                                                                                                                                                  Fabio Capolla

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Una piccola precisazione. Il libro si intitola "Sotto i cieli di Castelli" e non "Sotto il cielo di Castelli " Castelli ha sempre avuto una... pluralità di cieli! L'arte lo ha espresso nel "Terzo cielo", la natura nei doppi tramonti sul Monte Camicia che immagino il fanciullo Serpentini ammirava dalle Casette.