Caro Giancarlo...
Chiara (nome inventato) ha sedici anni.
Va bene a scuola.
Figlia unica, gran sportiva, fisico da atleta, ha tutto per essere una ragazza adolescente teramana di provincia.
I nostri sforzi sono sempre stati di ascolto, di attenzione, di condivisione.
La solita crisi adolescenziale pensavamo fosse stata superata con le solite porte sbattute, i soliti calci al muro o le fughe di venti minuti dall'amica del cuore.
Poi la mia amara sorpresa.
Il suo marsupio e quella sensazione di doverlo aprire per lavarlo, per guardare, per controllare.
Le sigarette non mi hanno sorpreso.
Una madre sa ascoltare l'abbraccio dei capelli, dei panni, del sudore.
Avevo riconosciuto l'odore della nicotina chimica perchè era simile al mio, prima che smettessi di fumare e di lasciare mio marito.
Accanto al pacchetto un microscopica palletta di carta argentata.
Aperta, c'era quella polverina bianca che Saviano definerebbe l'amica di tutti.
Era coca.
Mi è bastato poco. Sono e rimango una dottoressa.
Ho impiegato una settimana prima di parlarne.
Non ci furono strane richieste di soldi e questo mi ha preoccupato ancora di più.
La sua prima reazione è stata di rabbia nei miei confronti per aver aperto il marsupio, poi, ci siamo abbracciate.
Ora ho cercato di allontanarla da Teramo e ha raggiunto il padre.
Almeno per le vacanze di Natale.
Come mi sento come madre?
Una fallita.
L'unico consiglio che posso dare e continuare giorno dopo giorno a parlare con i figli e non dare nulla di scontato.
Mai.
Fatevi definire dei genitori rompi palle, vecchi, ma mai amici o moderni.
Ho sbagliato ad essere amica di mia figlia.
Era più comodo che essere madre.
Io ho fatto in tempo, almeno così amo credere, ma la droga è accanto ad ogni famiglia e può rovinare la vita di tanti ragazzi e ragazze.
Fate attenzione...
Lettera Firmata...
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