Gentile G.F., mi pare doveroso - per la carica che ricopro - risponderle, e senza sconti.
Iniziamo col chiarire alcuni passaggi.
L’Amministrazione Comunale, e i suoi organi tecnici, nel rispetto dell’attuale normativa sui lavori pubblici (la cui ambiguità e indeterminatezza costringe sempre più spesso a ricorrere ad interpretazioni, formalizzate con pareri da parte dell’Autorità Nazionale Anticorruzione), sceglie di affidare la D.L. e il Coordinamento della sicurezza in fase di esecuzione con due gare al “massimo ribasso”.
Scelta, a parere del sottoscritto, sicuramente non condivisibile nel principio, date le caratteristiche dell’opera e del contesto in cui si dovrà operare. Sarebbe stata più indicata una gara con “Offerta economicamente più vantaggiosa”, che avrebbe permesso di calmierare i ribassi e di prendere in considerazione altri parametri, tra i quali l’esperienza ed il curriculum del professionista.
Premesso quanto sopra, come Presidente dell’Ordine degli Architetti, non posso che condividere il disappunto per l’85% di ribasso offerto dall’Arch. Giustino Vallese per la D.L., che, come scrive Lei, rasenta la gratuità alla prestazione.
Quella stessa gratuità che da mesi viene “promossa” dalle nostre istituzioni regionali attraverso il tetto del 3% riconosciuto ai Comuni per le spese di progettazione relative ad opere finanziate attraverso fondi FAS strutturali.
E mi pare che, a parte la presa di posizione degli Ordini professionali e i loro tentativi di arginare tale azione di delegittimazione della professione, nessun altro e a nessun livello si sia scandalizzato, e nemmeno interrogato, sui costi che la collettività sarà costretta a pagare in futuro per la scellerata politica del “progettare” a rimborso spese, quasi che prestazioni “sottopagate” siano solo un problema dei tecnici professionisti.
Ma torniamo al nostro professionista, reo del discutibile ribasso.
L’arch. Professionista Giustino Vallese, reso edotto in merito al disappunto determinato dal suo operato, fa notare, al Presidente Arch. Giustino Vallese, alcuni aspetti.
In primo luogo ricorda che le opere progettate per riqualificare i due corsi sono state l’esito di un concorso internazionale di progettazione (era il lontano 2008), un evento raro, dobbiamo riconoscerlo, soprattutto in provincia di Teramo. In un paese civile, attento alla qualità del suo ambiente costruito e delle sue città, il ricorso al concorso di progettazione per la realizzazione delle opere pubbliche, di una certa rilevanza, rappresenta una condizione ordinaria, non straordinaria come accade in Italia. Il concorso di progettazione risulta essere sicuramente lo strumento più idoneo per promuovere le idee e i progetti più meritevoli, come è testimoniato dalla qualità delle realizzazioni nei paesi che vi ricorrono abitualmente.
Ricorda inoltre che le fasi successive della progettazione, preliminare, definitiva ed esecutiva sono state affidate al gruppo vincitore del concorso con incarico diretto, nel rispetto della legge. La stessa norma, però, non permette l’estensione dell’incarico di D.L. al progettista medesimo senza espletare una gara. Una condizione che, se in termini di principio potrebbe apparire giusta, a salvaguardia di una qualche forma di concorrenza, non si ritiene lo sia se si analizza a fondo il ruolo della Direzione Lavori in opere che presentano un rilevante interesse architettonico. Nella realizzazione di una strada, di un’opera fognaria o di qualsivoglia altra opera che abbia caratteristiche prestazionali molto sbilanciate sulla sola perfetta funzionalità, una buona progettazione a monte e una buona Direzione Lavori a valle, svolte anche da soggetti diversi, permetterebbe, senza dubbio alcuno, esiti assolutamente accettabili e pienamente conformi allo status della “regola dell’arte”. Altra cosa è la Direzione Lavori di un’opera in cui la valenza architettonica (dunque qualità spaziale e figurativa della realizzazione) non è affidata unicamente alla corretta esecuzione delle lavorazioni previste, ma anche alla “interpretazione“, alla comprensione del complesso delle scelte progettuali, fino alla scelta di componenti e materiali; peraltro il tutto giunto alla realizzazione dopo n. 2 fasi concorsuali e 3 successivi livelli di progettazione! Essendo appunto il progetto d’architettura un processo, per nulla lineare e ascrivibile a pochi ed elementari principi di buona esecuzione, in cui la componente euristica ha una sua fondamentale importanza.
L’Arch. Professionista Giustino Vallese evidenzia, nel caso fosse necessario rimarcarla, quella specificità di condizione doppia espletata contemporaneamente e storicamente dalla figura professionale dell’architetto: competenza e professionalità della prestazione tecnica per un verso, qualità architettonica e sensibilità estetica che differenziano l’architettura e l’architetto da tutte le altre discipline e professioni!
E l’intervento di riqualificazione dei due Corsi pare senza ombra di dubbio, appartenere a quella tipologia di opere per le quali il valore aggiunto della qualità architettonica e della sensibilità estetica non è affatto secondario.
Orbene, a questo punto l’arch. Professionista Giustino Vallese mi chiede se sia o no legittimo che un progettista dopo aver vinto un concorso, progettato per anni un’opera, investito su di essa anche in termini di aspettative e risultati (formali, spaziali?), non abbia il diritto di volerne controllare l’esecuzione, condizione non marginale nella buona riuscita dell’opera, della quale rimarrebbe sempre e comunque responsabile, anche qualora non fossero sue la responsabilità e il controllo come Direttore dei Lavori. E ancora, se sia legittimo o no che per perseguire questo scopo, non essendoci altra possibilità, decida di condurre a termine l’opera anche con un ulteriore investimento personale in termini di tempo e responsabilità, sebbene non adeguatamente ripagato in termini economici, ma con l’aspettativa finale che lo sforzo ripaghi il professionista stesso attraverso un risultato il più possibile fedele al progetto. Se sia legittimo o no, avendo bene a mente i ribassi che in questi ultimi anni il mercato della progettazione e dei servizi sta producendo, porsi su una soglia di ribasso tale che finalizzi concretamente la possibilità di dirigere il risultato sperato.
Come Presidente di un Ordine professionale, l’arch. Giustino Vallese non può che constatare, alla luce delle offerte pervenute su entrambe le procedure (Direzione del lavori e Coordinamento della Sicurezza in fase di esecuzione), riferendosi chiaramente anche a quelle “classificate“ seconde e non solo, la necessità di prendere atto di quanto il mercato attuale, soffocato da una crisi oltremodo feroce, non offra molti spazi per ragionamenti sul “giusto” corrispettivo.
Se il progettista dell’opera, forte anche di una legittimazione derivante dalla paternità e conoscenza dell’opera, nonché forte dell’aspettativa di controllarne il processo di esecuzione, non si fosse esposto con un ribasso elevato, oggi la Direzione Lavori sarebbe nelle mani di un altro professionista che, al di là delle indubbie ed indiscutibili competenze, potrebbe essere meno motivato e determinato nel perseguimento di quel “valore aggiunto” che i progettisti hanno inteso dare al progetto e che l’Amministrazione ha voluto condividere con altrettanta determinazione.
A questo punto la domanda nasce spontanea: la scelta dell’Arch. Professionista Giustino Vallese di voler portare a compimento, superando le pur legittime aspettative economiche, un’opera intrapresa da oltre sei anni, non è forse parimenti legittima e dignitosa nel voler dimostrare coi fatti che la difesa del valore e della dignità professionale di un Architetto passa anche attraverso la determinata ed ostinata ricerca della qualità delle proprie realizzazioni?
Agli Architetti l’ardua sentenza!
Commenta
Commenti