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Regione Abruzzo. Marsilio vince contro il suo campo largo....

di Giancarlo Falconi
3 minuti

La mattinata di elezione si era aperto con il Presidente della regione uscente, Marco Marsilio che annunciava querele.
 "Clamorosa e vergognosa violazione del silenzio elettorale sul canale 'Nove'. È andato in onda ieri sera durante la trasmissione 'Accordi & Disaccordi' condotta da Luca Sommi, un comizio condito di calunnie di Marco Travaglio, seguito a ruota dal giornalista Andrea Scanzi. In particolare Travaglio, noto diffamatore seriale più volte condannato per questo reato, mi ha calunniato descrivendomi, insieme a mia moglie, come indagato e condannato in primo grado per un reato che non ho mai commesso e per il quale non sono mai stato né indagato né tantomeno condannato. Non si è mai assistito ad una cosa del genere in occasione di una tornata elettorale, a otto ore dall’apertura dei seggi. Ho già dato mandato al mio legale per tutelare me e la mia consorte sia in sede penale che civile (oltre che segnalare all'Agcom la violazione del silenzio elettorale). Solo pochi giorni fa  avevo smentito questa  notizia falsa e diffamatoria già pubblicata dal quotidiano ‘la Notizia’ e diffusa da giorni sui social, ma evidentemente per Travaglio ha più valore il clamore mediatico che il rispetto della verità e della dignità delle persone".

L'odio mediatico organizzato ha sempre ottenuto il risultato contrario.

Marco Marsilio ha vinto con il suo campo largo; con la sua larga intesa e con il suo personaggio spigolosamente abruzzese.
Marco Marsilio ha vinto con la sua lista e con i partiti che hanno trasformato il mirto e il pane carasau, in timballo e porchetta.
Marco Marsilio ha vinto con la forza di veri e sani portatori di consensi che rappresentano la giusta sintesi della tattica e della strategia di chi conosce il proprio territorio.

Luciano D'Amico non ha vinto con la sua rivoluzione gentile perchè non c'è stato il colpo di coda.
L'attimo fuggente e quella comunicazione che alcuni avrebbero auspicato dalle prime ore.
Quel professore ideale che avrebbe potuto fare la differenza parlando direttamente alle nuove generazioni e facendo parlare le nuove generazioni della sua politica con il loro linguaggio.
Giovani che si dichiarano lontani anni luce dalla politica, che non votano o che non hanno mai votato e che potevano essere intercettati, calandosi completamente nel loro mondo.
Un' attesa di quel nuovo modus che non è stata esaudita per assoluta mancanza di coraggio comunicativo.
Non solo per il crollo del Movimento Cinque Stelle che ha dimostrato di essere sul territorio solo un simbolo e di non avere la percezione dei problemi reali della gente.

L'onore delle armi è sempre e soltanto una questione di stile in attesa di raccontarvi i migliori, gli sconfitti, i delusi e di poter finalmente scrivere di visioni, progetti, cantieri, lavoro, sanità e politica. Quella vera. Quella che parla perchè si fa comprendere da tutti. Quella che ora salirà di responsabilità sulle spalle degli eletti. 


 

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