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UNA “CARTA DEI VALORI” PER LA RICOSTRUZIONE DI AMATRICE

di Walter Mazzitti
11 minuti
Sul modello dei principi che hanno favorito il recupero del borgo di Santo Stefano di Sessanio. In una trasmissione televisiva di qualche sera fa Vittorio Sgarbi, invitato a fare il punto sui danni arrecati al patrimonio culturale dal terremoto di Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto, ha ricordato che quello di Santo Stefano di Sessanio, noto ormai in tutto il mondo, è stato un modello virtuoso di recupero culturale ed edilizio, ancora perfettamente attuale, tant’è che nel 2009 il borgo ha ben resistito al terribile urto del terremoto dell’Aquila, fatta eccezione per il crollo della torre medicea, dovuto ad un impiego eccessivo di cemento armato nel restauro di qualche decennio prima. L’intervento di Sgarbi ha provocato una positiva reazione da parte di tante persone che mi hanno invitato a raccontare la storia e le modalità che hanno consentito la rinascita di Santo Stefano. Lo faccio volentieri. Per me è stata un’esperienza indimenticabile e sono convinto che il modello a suo tempo realizzato sia facilmente esportabile anche nei territori oggi colpiti dal sisma. La “Carta dei Valori per Amatice”, come carta etica, sarebbe sicuramente in grado di assicurare il recupero dell’identità culturale autoctona del patrimonio danneggiato.
Il borgo di Santo Stefano di Sessanio
, in territorio aquilano, ha seguito la sorte di tanti altri paesi vicini, l’abbandono forzato dei suoi figli alla ricerca di lavoro oltreoceano. Per decenni il paese è vissuto nell’oblio, subendo, nel silenzio, le ferite profonde dei numerosi terremoti e lo sgretolarsi continuo delle sue pietre. Ma la sua storia all’improvviso diventa la più fortunata tra quelle dei tanti borghi disseminati sull’Appennino abruzzese. Dopo cinquant’anni di un dormiveglia ancestrale, poco più di cento anime, ostinate e forti, il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga e il Sindaco del minuscolo Comune, con il sostegno finanziario di un imprenditore di origine svedese, decidono di arrestarne il declino e di lavorare assieme al recupero e alla sua rinascita.  
L’integrità e la ricchezza del suo patrimonio architettonico e l’indiscusso valore del paesaggio e della natura circostanti, sono fattori essenziali che giustificano, proprio qui, l’avvio di un progetto innovativo, in uno dei luoghi più affascinanti della dorsale appenninica e dell’area protetta.
Nel 2002 il centro storico contava la presenza di poche decine di anziani, una piccola trattoria con tre camere, in procinto di chiudere i battenti. L’attuazione del progetto del Parco, con l’intesa del Comune e dell’investitore privato, porta in meno di tre anni, alla quasi totale ristrutturazione del borgo, all’approvazione della “Carta dei Valori per Santo Stefano di Sessanio”, alla “Carta della Tutela dei Campi Aperti” e alla realizzazione dell’“Albergo diffuso” con una dotazione di 300 posti letto, 8 ristoranti e numerose attività commerciali. Il successo del modello di recupero e sviluppo, realizzato all’insegna dell’integrità ambientale e culturale del territorio, travalica i confini nazionali. Le più prestigiose testate giornalistiche e televisive d’oltre confine esaltano questa bella e insolita storia e la sua fama raggiunge i paesi più remoti del Globo. Il valore delle unità abitative sale alle stelle.
Il progetto.
Un antico magazzino della lana diventa luogo per la condivisione. 
Il mio progetto è quello di recuperare quanti più spazi possibili, oltre a quelli già detenuti dall’imprenditore Daniele Kihlgren, da destinare alla accoglienza turistica. L’obiettivo è convincere gli eredi degli emigrati oltreoceano e mai più rientrati nel luogo di origine, a condividere il progetto e investire nella ricostruzione delle singole unità abitative.
Si decide così, con l’ausilio dell’architetto Lelio Di Zio, di ristrutturare un antico magazzino della lana, di proprietà dell’imprenditore, e di adibirlo a luogo di incontro tra cittadini, responsabili del progetto e imprese, per uno scambio continuo di informazioni e di idee legate alla ricostruzione e al futuro del borgo. Presto la sala diviene sede di conferenze e dibattiti e   inizia a ricevere ed ospitare eventi culturali e scientifici di grande interesse. Sul modello dei paesi nordeuropei la sala comune adotta l’Officina Musicale”, ensemble aquilano di grande valore che durante le prove dei concerti e negli appuntamenti musicali, riempie di note il dedalo di viuzze. Il prestigioso Teatro Stabile dell’Aquila propone sovente spettacoli tra i suggestivi spazi già restaurati, regalando emozioni uniche, soprattutto ai primi turisti stranieri di passaggio ammaliati dal fascino del borgo. Il modello adottato incontra il favore di cittadini e politici, soprattutto perché il Parco è accettato quale soggetto coordinatore della politica di rilancio del territorio, nonchè unificatore delle espressioni culturali, sociali e politiche, fattori che hanno consentito di superare le comprensibili diffidenze iniziali. La Carta dei Valori. Viene redatta dal Parco la “Carta dei Valori per Santo Stefano di Sessanio”, un documento unico in Italia, sottoscritto dall’allora sindaco Antonio D’Aloisio, da me in qualità di presidente dell’Ente Parco e dall’imprenditore privato. La Carta viene ad integrare e a dettagliare la concessione edilizia e il suo testo è integralmente trascritto nella tabella da esporre al pubblico su ogni singolo edificio oggetto di intervento. Ciò ha la funzione di informare ma soprattutto di diffondere la “filosofia della ricostruzione”, frutto di un patto che innova i rapporti tra Ente pubblico e privato in una logica di cooperazione e corresponsabilità nell’azione di recupero culturale di ogni singolo bene nell’ambito di un progetto di interesse generale condiviso dalla collettività. Tutti coloro che decideranno di restaurare un manufatto all’interno del borgo, assumeranno un impegno etico ad utilizzare, secondo le prescrizioni della Carta, le tecniche di lavoro e i materiali d’un tempo. L’obiettivo è pienamente condiviso e tutti si danno da fare per recuperare l’identità originaria degli elementi identificativi della cultura autoctona. Diviene regola comune quella di restituire la unicità del sapore del tempo, rispettando scrupolosamente ogni traccia della vita che è stata vissuta nei secoli nel borgo, privilegiando i tetti in legno, i pavimenti e i gradini in pietra, le malte, gli intonaci degli interni, i portoni in legno di quercia, gli arredi tradizionali della civiltà contadina appenninica. Nel contempo l’Ente Parco delibera la concessione in favore dei proprietari degli immobili ricompresi nel perimetro del borgo, un contributo di 5000 Euro per ogni intervento di recupero. L’incentivo provoca una virtuosa accelerazione del processo di restauro e valorizzazione degli edifici, il rilancio dell’attività edilizia artigiana, la realizzazione di oltre 200 posti letto, nonché la nascita di 15 imprese familiari per la gestione dell’“Albergo diffuso”.
La Carta per la tutela dei Campi aperti. Nasce dall’esigenza di conservare una tra le forme paesaggistiche più interessanti e di grande valenza storica del Parco Nazionale del Gran Sasso e sottrarla ad una prevedibile futura speculazione edilizia, nonchè alla istallazione di pale eoliche, conseguente allo straordinario interesse che il borgo ha iniziato a suscitare fin dall’inizio della sua rinascita.
I campi aperti sono una forma di paesaggio di origine alto-medievale, nata dalla esigenza di conciliare due attività antitetiche: l’agricoltura e la pastorizia. I campi, a forma di strisce, si dispongono in maniera regolare a pettine perpendicolari ad un asse viario. Un tempo le modalità e i tempi colturali venivano decisi dall’intera collettività che individuava anche la rotazione agraria più opportuna. Gli appezzamenti di terra non sono recintati cosicché una volta ultimato il raccolto, tutti potevano pascolare il loro bestiame che non transumava in Puglia. Il Consiglio Comunale di Santo Stefano di Sessanio, non ancora dotato di uno strumento edilizio, recepisce con delibera la Carta, che costituirà la prima forma di tutela indiretta di una porzione di paesaggio italiano mai sperimentata prima di allora.Il terremoto del 2009 interrompe purtroppo il sogno che sta vivendo il borgo.Crolla la torre medicea ed alcuni edifici privati vengono danneggiati. Superati lo sgomento iniziale, la popolazione reagisce e dimostra di non volersi arrendere di fronte alle avversità. La resurrezione dovrà ripartire dalla storia, dalla cultura e dall’arte, da quegli stessi elementi su cui si è fondata la prima rinascita del borgo. E così l’Amministrazione comunale mi invita a presiede il nascente Comitato per Santo Stefano di Sessanio. Su mia proposta la Galleria degli Uffizi di Firenze, porta nel borgo, in due diverse esposizioni, alcune tra le sue più preziose opere d’arte. Il successo dei due aventi supera ogni aspettativa, rilanciando l’immagine del borgo. Santo Stefano viene dichiarata “ Città degli Uffizi”. Ormai l’antico rapporto commerciale tra Firenze, i Medici e il borgo abruzzese, interrottosi cinquecento anni fa, si è tramutato in un solido legame culturale aperto a prossime importanti comuni iniziative. La ricostruzione della torre medicea, insegna monumentale della rinata relazione, diviene uno dei comuni obiettivi.
Una Carta dei valori per la ricostruzione di Amatrice
. Oggi Santo Stefano di Sessanio, è divenuto, a ragione, un case history in grado di aprire la strada al recupero qualificato di tutta quella parte dell’Appennino ancora dimenticata dalla cultura classica della valorizzazione. I principi contenuti nella “ Carta dei Valori di Santo Stefano di Sessanio”, che hanno favorito il pieno recupero culturale del borgo, con la totale adesione etica dei suoi abitanti, potrebbero essere adattati e replicati nella ricostruzione dei centri colpiti dal recente terremoto. Una “Carta per la ricostruzione di Amatrice, Accumoli e Arquata” potrà essere condivisa, e adotta dai rappresentanti degli enti locali e da tutti quei cittadini che nella ricostruzione di ciascuna abitazione, oltre al rispetto della normativa antisismica, intenderanno aderire eticamente alla osservanza di quei principi nell’interesse generale di favorire il recupero della originaria identità culturale dei luoghi danneggiati dal sisma. Ecco, questo sarà il mio contributo alla ricostruzione, da volontario della cultura.

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Commenti

Un progetto di respiro internazionale. Non sarà compreso.
Eccellente progetto. Dopo l'Aquila andrebbe integrata con una carta di veri Valori Etici. È di questi giorni la notizia di un aumento di richieste di residenze ad Amatrice!! Peccato che lo stesso progetto non sia stato adottato per i paesi abbandonati dei Monti della Laga nonostante la presenza e le geniali intenzioni (????) della società partecipata dalla provincia di Teramo, BorghiLaga scarl, che infatti ha chiuso senza aver fatto nulla! Adesso c'è la Fondazione degli amici di merenda Maranella-Diaconale che faranno grandi cose, vero? Solo una competizione a distanza tra Renzi e Berlusconi puó far rinascere in modo virtuoso le zone colpite. Avv. Mazzitti, sento che arriva un incarico governativo. Un augurio.
Nutro sempre la speranza che la politica tornerà a regalarci persone brillanti come Walter Mazzitti, invece dei peracottari inconferibili a cui ci ha abituato negli ultimi tempi.